SOCIETÀ
Povertà infantile, un problema europeo

Foto: Reuters/Andrea Comas
La prima vittima della crisi è l’infanzia, in Italia e in Europa. Secondo Save the Children, “sono 27 milioni i bambini a rischio povertà o esclusione sociale in Europa, più di 1 minore su 4 (28%) nei 28 Paesi dell’UE. In Italia sono ben 3 milioni e mezzo, che si vanno ad aggiungere a 1 milione di bambini e adolescenti che vive in povertà assoluta”. Dati allarmanti che richiedono, con urgenza, interventi mirati e condivisi perché, oggi, “troppi bambini non possono più aspettare”, ha sottolineato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, lanciando un appello agli europarlamentari italiani neoeletti. “Questi dati parlano chiaro: è necessario inaugurare una politica che, dispiegandosi in due direzioni, quella nazionale e quella europea, parta proprio da qui, dalle fasce più vulnerabili oggi, ma che se adeguatamente supportate e formate possono costruirsi un futuro e garantirlo all’Italia e all’Europa”.
Il problema non esclude più nessuno e colpisce, ora, anche i Paesi nordici, da sempre segnalati come modello di welfare e politiche sociali da prendere a esempio. “In Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia e Islanda, infatti, ma anche in Slovenia, Olanda, Germania, Svizzera e Repubblica Ceca, la percentuale dei minori a rischio povertà o esclusione varia dal 12 al 19%. In Italia raggiunge il 33,8%, in Grecia, Ungheria e Lettonia varia tra 35 e 41%, per superare addirittura la metà del totale in Romania e Bulgaria, con il 52%. Un gap sempre più ampio rispetto agli obiettivi stabiliti dall’Europa per una crescita sostenibile e inclusiva, che prevedono l’affrancamento di almeno 20 milioni di individui dal rischio povertà o esclusione sociale entro il 2020”.
Il Rapporto annuale 2014 dell’Istat parla di “carattere strutturale del disagio economico del nostro Paese” con un rischio di povertà che nel 2012 è stato tra i più alti in Europa. Una situazione che va a colpire, anche e soprattutto, le condizioni di vita di famiglie e bambini. “Continua a essere grave la condizione di chi vive in famiglie numerose (18,4% se i componenti sono 5 o più), in famiglie con minori (13,6%), soprattutto se i minori sono due o più (14,4%) o con un solo genitore (17,6%), in famiglie con a capo una persona avente al massimo la licenza di scuola media (17,1%) o in cerca di occupazione (39%)”. Anche il livello di istruzione delle famiglie, dunque, influisce sulle condizioni del minore. “L’impatto negativo di una scarsa istruzione familiare – si legge anche nel rapporto Save the Children - rischia di perpetuarsi nel futuro dell’Europa, visto che il 13% degli adolescenti abbandona la scuola dopo la secondaria di primo grado e non partecipa più ad alcun percorso formativo o educativo, una percentuale che raggiunge il 17,6% in Italia e supera il 20% in Spagna, Portogallo e Malta”
A riflettere su questi dati è anche la Fondazione Zancan, che dal 1964 si pone come osservatore privilegiato del welfare italiano con uno sguardo costante sulla tutela dei diritti dell’infanzia. Il 4 e 5 giugno, a Padova, in occasione del 50esimo anniversario, la fondazione proporrà una due giorni di convegni dedicata proprio al contrasto alla povertà infantile. Con un’analisi attenta della situazione drammatica del Sud Italia, dove, nel 2011, erano oltre 400.000 i bambini e i ragazzi (in particolare quelli tra i 4 e i 6 anni) costretti a vivere in condizioni di assoluto disagio. E dove, nel 2012, le cose sono andate ulteriormente peggiorando.
Dunque, da dove ripartire? Le criticità riguardano principalmente la scarsa diffusione dei servizi per la prima infanzia e le lacune nella spesa pubblica a favore di una fascia di popolazione vulnerabile. La quota di spesa per la protezione sociale destinata ai bambini e alle famiglie in Italia risulta inferiore rispetto alla media europea – segnala Fondazione Zancan - Inoltre, se è vero che la fornitura di servizi per l’infanzia può costituire un valido strumento per la riduzione della povertà e della disuguaglianza, è altrettanto vero che in Italia i servizi sono rivolti a un numero ancora limitato di bambini, soprattutto per la fascia 0-3 anni. Secondo il rapporto Save the Children, sul fronte del welfare, “meno della metà dei Paesi europei, tra cui non figura l’Italia, hanno reso disponibili i servizi per l’infanzia ad almeno un terzo della popolazione sotto i 3 anni entro il 2010”, realizzando per ora solo in parte gli obiettivi condivisi nel quadro di una crescita inclusiva a livello europeo.
Francesca Boccaletto