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Salute, primo trapianto di microbiota a Padova

“Nel mese di aprile 2015 era stato annunciato. A luglio sono state ottenute le autorizzazioni a procedere da parte dell’Azienda ospedaliera di Padova. Qualche mese di tempo per selezionare il “donatore ideale” e per trovare gli spazi adeguati per la preparazione della soluzione di microbiota da trapiantare ed a gennaio 2016 eravamo pronti, in attesa del Paziente Zero”, dice il professor Giacomo Carlo Sturniolo, dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’università di Padova e direttore del reparto di Gastroenterologia. 

A febbraio 2016 un paziente ricoverato nel reparto di Gastroenterologia con infezione da Clostridium Difficile, refrattario a qualsiasi terapia antibiotica è stato sottoposto a trapianto di microbiota – FMT (Faecal Microbiota Transplantation). “Infezioni di questo tipo sono sempre più in aumento, a causa dell’uso esagerato e talvolta inappropriato di molti antibiotici - commenta Carlo Sturniolo - ecco che spesso arrivano alla nostra attenzione pazienti anziani e/o con patologie complesse ed infezione da Clostridium Difficile”.

A oggi, 90 giorni dall’esecuzione del primo trapianto di microbiota a Padova, dal punto di vista intestinale, le condizioni del paziente sono stabili, non vi e stata recidiva di malattia e i test microbiologici hanno escluso la positività al Clostridium Difficile. La ricostituzione di un sano microbiota intestinale ha consentito al paziente un recupero soddisfacente anche relativamente ad altre importanti patologie presenti. Pertanto è stata confermata la completa riuscita dell’intervento.

“Il microbiota intestinale è da considerarsi il 4° organo dell’apparato digerente, assieme al canale alimentare (esofago, stomaco ed intestino) – spiega Sonia Facchin, che si è occupata dello studio sperimentale e della preparazione del materiale organico da trapiantare -, il fegato con le vie biliari, e il pancreas. L’apparato digestivo è a contatto con 1 chilogrammo di batteri rappresentati da 500-1.000 specie diverse di microorganismi. Questo ecosistema varia dal tratto intestinale e si modifica in base all’età e all’influenza di fattori ambientali e dietetici. 

Quando uno stato di disbiosi altera il delicato equilibrio dell’ecosistema intestinale, si manifestano molti stati morbosi cronici come le malattie croniche intestinali, la gastrite, l’ulcera peptica, la sindrome dell’intestino irritabile ma anche il cancro allo stomaco e al colon”.

È stato dimostrato che delle 11 specie batteriche che popolano il tratto gastrointestinale il 90% è rappresentato da Firmicutes, Bacterioides, Proteobacteria e Actinobacteria e la maggior parte di questi sono anaerobi obbligati, quindi molto sensibili all’ossigeno. Per questo motivo non esiste ad oggi un metodo di somministrazione di tali ceppi batterici per via orale.

In casi estremi, come quello rappresentato dal paziente trapiantato, è necessario ricorrere alla sostituzione della flora batterica intestinale malata con quella di un donatore sano, allo stesso modo di una trasfusione di sangue.

Il materiale fecale del donatore, opportunamente trattato e conservato incontaminato, è stato somministrato attraverso colonscopio con catetere, durante una colonscopia esplorativa.

La procedura, divenuta quasi di routine negli Stati Uniti, è già applicata in Italia a Roma con esiti molto positivi. E ora anche a Padova.

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