CULTURA

La scienza: una fiaba straordinaria

“Cenerentola è una brava naturalista. Biancaneve non ha fatto i compiti di chimica. Il capitano Nemo è un ingegnere eccezionale. Lo Stregatto è forte in fisica quantistica. Il dottor Frankenstein si interessa di intelligenza artificiale”. Probabilmente, nel raccontare le favole ai bambini, non abbiamo mai considerato la questione da questo punto di vista. Cosa c’entra la scienza con la fantasia? Cos’hanno da spartire due mondi così distanti? In realtà, a ben vedere, quelle che consideriamo semplici storie per ragazzini nascondono frequenti suggestioni, contaminazioni, rimandi al mondo della scienza e della tecnologia.

Lo spiega bene Davide Coero Borga in Scienza della fantasia (Codice Edizioni 2015), un libro che mescola i principali topoi della letteratura per l’infanzia con i temi caldi della ricerca, dalla biodiversità all’astrofisica, dalla fisica quantistica all’alimentazione. Chiamando in causa nientemeno che Gianni Rodari, “uno che di filastrocche, favole e storie, per i ragazzi ha scritto tutta la vita”. Rodari è conosciuto all’estero soprattutto per un’opera, la Grammatica della fantasia, l’unico suo volume teorico in cui espone le costanti dei meccanismi fantastici, i trucchi che mettono in moto parole e azioni. Proprio in questo lavoro introduce il concetto di “binomio fantastico”, con cui indica due termini talmente distanti tra loro che l’immaginazione deve lavorare di buona lena per trovare un legame e farli convivere. Ed è proprio questo il motore di ogni storia. “Scienza. Fantasia. Ma ci pensate? Il binomio fantastico per eccellenza … uno sguardo bambino, una lente prismatica – osserva Coero Borga – attraverso cui osservare in modo diverso, magari inatteso e – perché no – ancora più fantastico le fiabe, i racconti e i classici della letteratura per ragazzi”.

Ma addentriamoci un po’ di più in questo mondo, grattando via un po’ di patina. Vogliamo parlare, ad esempio, del lupo cattivo che tanto spaventa in Cappuccetto Rosso e Il lupo e i sette capretti? Solitamente si traveste per non essere riconosciuto ma smascherarlo è facile perché “ha la voce roca e le zampe nere”. Già perché, spiega lo scrittore, gli animali hanno una propria voce che cambia timbro e registro di specie in specie. Spesso gli scienziati per decifrare la complessità delle “grammatiche” della natura ricorrono a modelli matematico-statistici, come le catene di Markov. E più la ricerca avanza più si trovano similitudini tra la struttura linguistica degli animali e il parlato umano. L’analisi delle impronte poi permette agli scienziati di individuare il numero di animali presenti sul territorio, di identificare quali siano le zone abitate e verificare dove il lupo è a rischio estinzione.

Biancaneve? Una morte apparente la sua, in cui le funzioni vitali sono talmente ridotte da sembrare nulle. Come nei casi di folgorazione, catalessi e avvelenamento. E qui probabilmente siamo di fronte a un avvelenamento da cianuro, considerati i sintomi descritti dai fratelli Grimm, un veleno che provoca vertigine, debolezza, disorientamento, collasso. Non causa mancanza di ossigeno nei tessuti e dunque la pelle può mantenere un colore rosso.

E che dire dei cavalieri, forti e valorosi, che salvano principesse sopra i loro cavalli bianchi. Forse nessuno ha mai considerato che devono dividersi tra palestra e biblioteca. Serve conoscere la teoria dei giochi per cavarsela nelle situazioni più difficili e la statistica per fare una precisa valutazione dei pericoli. È necessario sapere un po’ di logica e matematica “per evitare di farsi menare per il naso dal primo troll che passa” e la fisica è obbligatoria dato che per tirare con l’arco o impugnare pugnali è necessario avere nozioni di meccanica, balistica e dinamica.

E gli esempi potrebbero continuare. A partire, ad esempio, dalla foresta di Sherwood e dalle imprese di Robin Hood. Un luogo “magico e scientifico” allo stesso tempo, la foresta, se si considera che gli alberi costituiscono il polmone verde del pianeta. O ancora, dietro le favole di Hänsel e Gretel o di Gian Burrasca fa capolino (anche) il tema di una corretta alimentazione.

C’è di più. Ci sono infatti racconti che, con illuminante anticipo, affrontano i temi caldi del dibattito scientifico odierno. Come nel caso di Frankenstein, uscito dalla penna di Mary Shelley ormai due secoli fa, negli anni dei primi esperimenti di elettrochimica. È impressionante, osserva Coero Borga, come in un libro che trova posto sugli scaffali di letteratura per ragazzi trovino spazio interrogativi sulla vita, sul suo inizio e sulla sua fine, su cosa renda un uomo vivo. Tutte domande attorno alle quali oggi ruotano le accese dispute sull’aborto, sull’eutanasia, sulla fecondazione artificiale.

E infine come non citare lo scienziato che delle favole è spesso un personaggio chiave, capace di combinare guai con i suoi intrugli o di recuperare una situazione quando ormai sembra non esserci alcuna speranza o, ancora, in grado di creare potenti antidoti. Quando si parla di realtà e non di fantasia, però, i ruoli sembrano invertirsi: “Negli ultimi centocinquant’anni – sottolinea Coero Borga – abbiamo scoperto più cose sulla natura di quante ne abbiamo conosciute nei primi cinquemila anni di storia della civiltà umana. Questa sì che è una fiaba straordinaria. Attenzione però la scienza sbaglia, fruga e gira a vuoto. Si combina un esperimento strabiliante, per poi talvolta scivolare su una buccia di banana. Ma questo, se volete, è anche il bello della faccenda: un sapere emendabile. Ogni risposta è buona fino a quando non viene rimpiazzata da una migliore, più efficace”.

Monica Panetto

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