Il sigillo dell’università di Padova è stato consegnato ieri al maestro Salvatore Sciarrino, in riconoscimento alla sua "concezione della musica profondamente umana e scevra da ogni accademismo". Il maestro Sciarrino, si legge nella motivazione, è "capace di creare uno stretto rapporto con la realtà circostante e di relazionarsi in maniera profonda e autentica con chi ascolta. In lui la creatività e la sperimentazione di vie e di linguaggi diversi si coniuga con l’attitudine alla funzione pedagogica, come stimolo per una crescita culturale e spirituale. Una propensione, la sua, particolarmente preziosa nel rapporto con le nuove generazioni".

Il maestro ha tenuto nella serata di ieri l’ultima delle tre Lezioni di suono organizzate dall’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius, in collaborazione con l’università di Padova: un percorso artistico pedagogico di alto profilo che ha spaziato da Mozart a Wagner e Liszt fino ad arrivare alle composizioni stesse del maestro.

In particolare nell’ultimo incontro, che ha visto come voce soprano Livia Rado, sono stati eseguiti gli Intermezzi dall'opera Luci mie traditrici (1997). In questa occasione Sciarrino si è anche confrontato con il proprio passato parlando della composizione Efebo con radio, ispirata al suono deformato della radio nella sua infanzia in Sicilia. Da questo lavoro emerge la poetica di Sciarrino, dotata di naturalismo inteso come “messa a fuoco della percezione”: una musica che è in grado di “avvicinarsi ai fenomeni della vita sonora circostante, e in più con suoni vivi a loro volta”. Nella sua musica vive il ricordo di “lunghi pomeriggi solitari passati davanti alla radio, giocando a cambiar programma, ascoltando le canzoni, gli annunci, tutto quanto colpisse l'immaginazione malinconica, mentre faceva buio”. Anche una vecchia radio a valvole può essere assunta a metafora esistenziale del linguaggio.