SOCIETÀ

Una spinta gentile verso una società migliore

Molti di noi hanno la sensazione che quando prendiamo una decisione siamo in perfetto controllo e sappiamo ciò che è meglio per noi o cosa ci renderà più felici. Tuttavia, la psicologia ha dimostrato che in molti casi non è così. Le persone costruiscono le proprie preferenze al momento della decisione e sono soggette all’influenza del contesto decisionale. Tuttavia, l’economia comportamentale ha dimostrato che tramite la psicologia applicata alle scelte economiche si può far leva su questa incoerenza decisionale per migliorare la qualità della vita degli individui e il benessere di una società. In altre parole, invece di pretendere che le persone facciano sempre la scelta migliore o cercare di educarle a non scegliere d’istinto o in modo emotivo, si tratta di organizzare il contesto decisionale in modo che venga massimizzata la loro capacità di fare ciò che realmente desiderano. L’obiettivo non è quindi lo stesso di un’azienda che fa pubblicità ai propri prodotti per massimizzare il proprio profitto, bensì quello di migliorare il comportamento individuale e collettivo. Questo approccio è stato definito da Thaler e Sunstein “nudge” (in italiano, spinta gentile). Come detto, è possibile organizzare il contesto decisionale in modo da favorire scelte che rinforzino comportamenti corretti dal punto di vista sociale, economico e della salute. 

Al momento diversi governi hanno creato delle cosiddette “nudge unit”, composte da scienziati comportamentali. L’obiettivo delle “nudge unit” è quello di creare interventi di policy making che abbiano un basso costo per lo stato ma un alto impatto in termini di recupero di risorse o riduzione delle spese.

Come ricordato da Thaler, perché un intervento sia coerente con l’approccio del nudge deve rispettare almeno tre criteri fondamentali:

  • Deve essere trasparente e non ingannevole.
  • Deve permettere alle persone di modificare le proprie scelte con facilità, se lo desiderano.
  • Deve basarsi su una buona motivazione a favore del comportamento che si cerca di incentivare.

La “nudge unit” più nota a livello internazionale, nonché la prima in assoluto, è quella creata dal governo inglese e denominata Behavioural Insight Team (BIT) alla cui direzione è stato messo uno psicologo, David Halpern. L’obiettivo del BIT è quello di cambiare il modo di fare policy in Inghilterra, soprattutto utilizzando rigorosi studi sul campo per capire quali interventi funzionano e come renderli più efficienti. Questo è un altro aspetto fondamentale dell’approccio del nudge; non più interventi su grande scala basati solo su valutazioni teoriche, ma test sul campo, sulla base dei quali vengono creati gli interventi su larga scala. Senza dei test sul campo è impossibile capire davvero qual è l’efficacia delle politiche governative ed è facile investire i soldi pubblici in progetti fallimentari. 

Nei cinque anni passati dalla sua formazione, il BIT ha creato interventi in cui, modificando piccoli dettagli, è stato possibile incrementare la donazione degli organi, rendere più facile la ricerca di un lavoro da parte dei disoccupati, ridurre l’evasione fiscale, ed aumentare le donazioni in beneficenza. Come sostiene Halpern, il BIT è la dimostrazione che introducendo un modello più realistico dell’essere umano, ovverosia un modello che considera le limitazioni cognitive e l’incoerenza delle nostre decisioni, è possibile creare interventi di policy migliori.

Un esempio interessante è quello relativo a un intervento il cui obiettivo era ridurre il numero di persone che non pagavano le tasse entro la data stabilita e che ha usato il fenomeno della conformità alla maggioranza. Il BIT si è limitato a modificare le lettere che venivano mandate ai cittadini che erano in ritardo con il pagamento delle tasse (una modifica il cui costo era praticamente nullo). In un caso la lettera inviata ai cittadini era quella standard usata fino a quel momento (condizione di controllo), mentre ad altri cittadini veniva aggiunta una frase alla lettera per informarli di quanti avevano pagato le tasse entro la scadenza (condizioni sperimentali). La frase esatta cambiava a seconda del gruppo a cui veniva inviata la lettera. In un caso si riferiva a quanti cittadini inglesi avevano pagato in tempo le proprie tasse, in un altro si riferiva ai cittadini della stessa città di chi riceveva la lettera, infine, in un terzo caso, si riferiva ai cittadini dello stesso quartiere. I test sul campo hanno permesso di dimostrare che fare riferimento a chi aveva già pagato le tasse aumentava la probabilità che chi era in ritardo pagasse. In particolare, più era prossimo il gruppo di riferimento (cittadini dello stesso quartiere piuttosto che i cittadini inglesi in generale) e maggiore era la probabilità che chi riceveva la lettera pagasse le tasse dovute.

Come detto, sono molti (e poco costosi) gli interventi resi possibili da questo tipo di approccio e sempre più stati hanno creato le proprie “nudge unit”. Negli Stati Uniti, Barack Obama ha emesso recentemente un Executive Order in cui dichiara che “per massimizzare i benefici delle scoperte delle scienze comportamentali e per ottenere risultati migliori, ad un costo inferiore, per i cittadini americani, il governo federale deve creare politiche e programmi che riflettano la nostra comprensione di come le persone considerano, partecipano, usano e rispondono a queste politiche e programmi”. Non sono solo l’Inghilterra e gli Stati Uniti ad aver dato vita a “nudge unit” governative. A novembre di quest’anno anche l’Australia ha annunciato la creazione di un gruppo per l’applicazione delle scienze comportamentali nel campo delle politiche pubbliche  e sempre più insistenti sono anche le voci della formazione di una “nudge unit” italiana. 

Enrico Rubaltelli

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012