UNIVERSITÀ E SCUOLA
Stati Uniti, scuola materna per tutti?
Con la più recente proposta di bilancio presentata dalla Casa Bianca a inizio febbraio, il presidente Barack Obama è tornato ancora una volta con determinazione sul tema dell’istruzione, insistendo sulla necessità di aumentare i finanziamenti pubblici di 3,6 miliardi di dollari, in modo da ampliare i servizi offerti alle famiglie americane, in particolare quelle meno privilegiate. Il budget presentato da Obama per il 2016 include una serie di idee interessanti - come un incremento dei fondi per la ricerca e nuovi investimenti nelle iniziative volte a combattere l’epidemia di violenza sessuale nei campus americani - anche se probabilmente nessuna di esse vedrà la luce del sole nei prossimi due anni data l’opposizione del Congresso oggi completamente in mano ai repubblicani.
Alcuni dei punti discussi dal presidente non sono, in realtà, nuovi. Il progetto di garantire a tutti gli studenti americani volonterosi almeno due anni gratuiti di college, ad esempio, era già stato delineato nel tradizionale discorso sullo stato dell’Unione, tenuto da Obama a camere riunite e reti unificate il 20 gennaio. Con la proposta di bilancio per l’anno fiscale 2016, però, la Casa Bianca ha fatto alcune modifiche al progetto iniziale, riducendone le ambizioni per venire almeno simbolicamente incontro ai repubblicani. Si scopre così che i dollari federali coprirebbero i primi due anni di università non proprio per tutti, ma solo per quegli studenti le cui famiglie hanno redditi lordi inferiori ai 200.000 dollari l’anno.
Il presidente è tornato inoltre a invocare la creazione di un programma federale che offra a tutti i bambini americani l’accesso alla scuola materna, programma presentato due anni fa, ma che fin qui non si è tradotto in alcuna azione legislativa. E senza dubbio la parte più innovativa e inattesa del penultimo budget di Obama è questa, che riguarda l'offerta per i primissimi anni di vita.
“Si parla di potenziare servizi come l’asilo nido, per genitori che hanno mezzi finanziari limitati, ma lavorano – dice Grover Whitehurst, direttore del Brown Center on Education Policy della Brookings Institution a Washington – Questa iniziativa potrebbe davvero aiutare i genitori di bambini piccoli e sarebbe importante in un’economia sempre più organizzata su un modello di famiglia dove sia padre sia madre hanno un impiego fuori da casa”. Spesso la realtà è ancora più difficile, con i lavoratori che devono gestire orari lunghi e imprevedibili e, talvolta, anche più di un’occupazione a testa. In media, gli americani dicono di lavorare 47 ore alla settimana (ben oltre le otto ore al giorno) e il 12% di essi riferisce di avere due posti di lavoro.
In un paese dove non esistono gli asili pubblici, e dove il costo minimo per la cura di un bambino nei primi due anni di vita, che si tratti di pagare una baby sitter o un centro privato, varia dagli 11.000 dollari in Oregon ai 16.500 dollari in Massachusetts, la Casa Bianca propone quindi di contribuire a sostenere tale spesa, che oggi pesa interamente sulle spalle dei genitori. Questo sostegno prenderebbe la forma, per le famiglie con bambini piccoli e redditi sotto i 40.000 dollari l’anno, di sussidi diretti: una sorta di voucher; per quelle della classe media, invece, si tratterebbe di sgravi fiscali triplicati rispetto a quelli in vigore oggi, 3.000 dollari all’anno per ogni figlio sotto i cinque anni di età.
Questa proposta si inserisce più in generale nel progetto di Obama di aiutare le famiglie di lavoratori a mantenere i propri, spesso onerosi, impegni professionali, anche nel momento in cui abbiano figli piccoli a casa. Il presidente ha quindi avanzato anche la proposta di lavorare con i governi statali, al costo per quello federale di 2,2 miliardi di dollari, per istituire veri e propri congedi di malattia, maternità e paternità pagati (che oggi negli Stati Uniti non sono imposti per legge, come in tutti gli altri paesi sviluppati, ma sono lasciati all’iniziativa delle singole aziende).
Secondo Whitehurst, alcune delle idee contenute nella proposta di bilancio di Obama potrebbero effettivamente piacere anche ai conservatori. “Ma rimane il problema di come finanziare questi programmi – dice Whitehurst – e la volontà della Casa Bianca di aumentare semplicemente la spesa pubblica, senza compensare con tagli in altri ambiti, rimane un punto di forte disaccordo”.
In pratica, la bozza di budget di Obama va vista più come una dichiarazione politica - elettorale che come un documento programmatico, giacché è difficile immaginare che il nuovo Congresso a maggioranza repubblicana voglia approvarlo in aula. “Penso si tratti di un tentativo di influenzare i termini del dibattito politico in vista della campagna per le elezioni del 2016 - dice Whitehurst – E di mostrare che i democratici hanno un’agenda che favorisce la classe media”.
Valentina Pasquali