IN ATENEO
Trapianti in cross-over per sbloccare le liste di attesa e salvare vite
Per la prima volta, presso il Centro Trapianti di Rene e Pancreas dell’Azienda ospedaliera e dell’Università di Padova diretto da Paolo Rigotti, è stata realizzata con esito positivo una catena di trapianto di rene da vivente tra coppie donatore-ricevente incompatibili, innescata da un donatore deceduto. Un’esperienza unica non solo a livello italiano ma anche a livello internazionale.
In pratica, nel caso padovano, la disponibilità di un donatore vivente ha permesso a un paziente di ricevere un rene da un altro donatore deceduto, di fatto accorciando i tempi di attesa e permettendo di salvare due vite anziché una soltanto. La donatrice è stata dimessa dopo soli tre giorni dall’intervento, effettuato con tecnica mininvasiva laparoscopica ed è in ottime condizioni, così come i due riceventi, che hanno già una funzionalità renale del tutto normale.
L’opzione del trapianto di rene da donatore vivente è sempre più sfruttata anche in Italia dai pazienti con insufficienza renale cronica, grazie anche agli ottimi risultati e alla sicurezza della procedura per il donatore. Tuttavia, in numerosi casi, l’opzione della donazione diretta tra persone affettivamente legate non è praticabile a causa di un’incompatibilità immunologica.
Per questo durante gli ultimi anni sono state messe in atto diverse strategie, tra cui il trapianto in modalità detta cross-over (in cui tra pazienti avviene uno “scambio” di donatori viventi) e più recentemente le catene di trapianti innescate da donatori samaritani, che compiono cioè il loro atto al di là di un legame affettivo con il paziente. Questi ultimi sono però casi molto rari: dal 2015 ad oggi in Italia si sono verificate appena cinque donazioni samaritane, che hanno consentito di avviare altrettante catene di trapianti.
Proprio per ovviare alla scarsità di donatori nasce il programma DECK (DECeased-Kidney), che implica l’utilizzo di reni da donatore deceduto per implementare i trapianti di rene da donatore vivente tra coppie incompatibili. La complessa fase di studio per la realizzazione del programma, coordinata dalla dottoressa Lucrezia Furian della UOC Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas dell’ospedale padovano, ha richiesto una attenta valutazione retrospettiva dei dati relativi a donatori-riceventi incompatibili, una scrupolosa analisi degli aspetti legati all’efficacia, alle problematiche etiche e a quelle logistiche e lo sviluppo di algoritmi per l'ottimizzazione delle catene di trapianti. Tale studio è stato condotto nell'ambito di un progetto di ricerca interdisciplinare finanziato dall'Università degli Studi di Padova che ha coinvolto, oltre all’equipe del centro trapianti, ricercatori del dipartimento di Scienze economiche e aziendali e del dipartimento di Matematica dell'Università di Padova, sotto la direzione di Antonio Nicolò, docente di economia e responsabile scientifico del progetto di ricerca.
Il progetto ha coinvolto l’équipe chirurgica, anestesiologica ed infermieristica della UOC Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, in collaborazione con il laboratorio del centro interregionale di immunogenetica NIT di Milano e il laboratorio regionale di immunogenetica dell’Ospedale di Camposampiero. Il Centro Nazionale Trapianti, responsabile del programma nazionale di trapianto di rene da vivente in modalità incrociata tra coppie incompatibili, ed il Coordinamento Regionale Trapianti del Veneto hanno seguito e supportato tutte le fasi di progettazione e realizzazione.
d.m.