IN ATENEO

La valutazione e la sfida della qualità

“C’è sempre spazio per migliorare”: fin dal titolo l’incontro organizzato dall’università di Padova sulla valutazione della didattica è lontano da ogni trionfalismo o autoassoluzione di comodo. Valutare è un compito difficile ma sempre più imprescindibile, che ormai coinvolge tutti gli insegnamenti impartiti nell’ateneo a più livelli, dai consigli di corso di laurea ai dipartimenti, passando per le scuole. Tra gli organi di ateneo inoltre l’apposito Presidio per la Qualità della didattica (PADQ), presieduto dal rettore, ha il compito precipuo di definire le linee di indirizzo, coordinare e dare impulso e attuazione alle politiche di qualità. 

Un ruolo fondamentale nella valutazione è rivestito dalle opinioni degli studenti: in particolare ogni anno, alla fine delle lezioni e prima degli esami, gli iscritti ai corsi sono invitati a esprimere la propria opinione sull’insegnamento che hanno frequentano oppure – nel caso non l’abbiano frequentato – sul materiale didattico che hanno ricevuto. Un campo in cui l’università di Padova è stata pioniera, avendo iniziato sperimentalmente a somministrare i primi questionari nell’anno accademico 1998-99, oltre 10 anni prima che divenisse obbligatorio per legge. 

Oggi la valutazione dei corsi di studio si fa via web, inoltre i docenti hanno la possibilità di consegnare agli studenti un questionario cartaceo per avere spunti e consigli per migliorare la propria attività didattica. In questo modo nell’anno accademico 2015-16 sono stati valutati ben 5.796 insegnamenti, per un totale di 176.010 questionari compilati in tutto l’ateneo. E i numeri, illustrati dal prorettore alla Didattica Daniela Mapelli, sono confortanti: la media della soddisfazione complessiva è infatti di 7,72 su 10, mentre per gli aspetti organizzativi e per l’azione didattica i livelli di apprezzamento si attestano rispettivamente a 8,02 e a 7,73.

Questo non toglie che non si possa fare ancora meglio. “I questionari sono strumenti preziosi: sta a noi poi far emergere e superare le criticità”, ha detto Mapelli. Non sono mancate a questo riguardo azioni concrete sui singoli corsi, rese possibili proprio dalla raccolta e dall’analisi di questi dati: dal cambio orari alla ridiscussione del programma dell’insegnamento e della sua pianificazione, dalla modifica del numero di Cfu alla divisione del corso in più canali, sempre con il coinvolgimento dei rappresentanti degli studenti per concretizzare meglio il problema e responsabilizzarli a trovare insieme una soluzione. In caso contrario in alcuni casi si è arrivati addirittura all’attivazione di una didattica integrativa, alla sostituzione del docente o al mancato rinnovo dell’incarico, in caso di docenti a contratto.

Questo non significa che il procedimento di valutazione sia immune da difficoltà, come ha sottolineato Cristina Stocco, responsabile del Servizio Accreditamento, sistemi informativi e qualità della didattica: l’ufficio dell’università di Padova che supporta le strutture didattiche nelle azioni di monitoraggio e di miglioramento della qualità. A partire da temi complessi come la gestione dell’accesso ai dati (e quindi della privacy), la complessità delle procedure e la possibilità di confrontare i risultati con quelli degli altri atenei. Rimane poi sullo sfondo la questione fondamentale di cosa sia la qualità didattica e di come si possa misurarla efficacemente.

Questo ovviamente non significa che si debba abbandonare il cammino del miglioramento: secondo il rappresentante degli studenti Dario Ficchì Nastasi “è importante che gli studenti capiscano che compilare i questionari non è una perdita di tempo, ma il modo per restituire una valutazione ai docenti; uno strumento che può incidere fattivamente sulle scelte dell’ateneo”.

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