IN ATENEO

Wallace Arthur, viaggio nel tempo e nello spazio

Wallace Arthur è biologo evoluzionista, professore emerito di zoologia alla National University of Ireland di Galway, fondatore della rivista Evolution and development e divulgatore scientifico autore di ben 11 libri in inglese. Giovedì 26 ottobre ha presentato all’Aula magna del dipartimento di biologia il suo ultimo lavoro edito da Harvard University Press, Life through time and space [La vita attraverso il tempo e lo spazio] ed è stato introdotto dal professor Giuseppe Fusco, zoologo, esperto di evo-devo (biologia evoluzionistica dello sviluppo), ovvero quella branca della biologia che studia l'evoluzione dei sistemi genetici ed epigenetici che regolano lo sviluppo (ontogenesi) della vita di un organismo.

Il libro di Wallace Arthur è un viaggio nel tempo e nello spazio, è un viaggio attraverso molte discipline scientifiche ed è un libro sulle origini del cosmo, della vita, delle cellule complesse, del sistema nervoso. È un libro di connessioni e analogie tra diversi processi di organizzazione della materia, a scale diversissime nel tempo e nello spazio. Gli atomi di cui tutti gli organismi sono composti hanno avuto origine nel tempo profondo della nascita dell'universo e nei nuclei delle stelle; queste ultime hanno cicli di vita infinitamente più grandi rispetto a quelli di un organismo vivente, mentre i tempi dell'evoluzione darwiniana si collocano a metà tra i primi due. Che cosa provavano, si chiede l'autore, i nostri antenati o i primi membri del genere Homo,comparso sulla Terra circa 2,5 milioni di anni fa, quando alzavano la testa e guardavano il cielo stellato? Il nostro cervello allora era grande meno della metà di quello che è adesso e ha impiegato più di 2 milioni di anni a diventare delle dimensioni attuali (circa 1.250 cc in Homo sapiens), ma chissà se già allora era capace di produrre sensazioni complesse come meraviglia, stupore e curiosità. La Terra è l'unico laboratorio che abbiamo a disposizione per studiare la vita, ma in condizioni diverse, ovvero su un altro pianeta, le cose sarebbero potute andare diversamente?  “Secondo le stime attuali, la Via lattea contiene dai 200 ai 400 miliardi di stelle – spiega l'autore. Facendo un'ipotesi conservativa, attorno all'1% di queste potrebbero orbitare pianeti, il che porterebbe a 2 – 4 miliardi il numero di stelle di nostro interesse. Sempre adottando una stima cauta, potremmo dire che l'1% di queste potrebbe avere pianeti compatibili con l'esistenza della vita. Il risultato che otteniamo è che 20 milioni di stelle potrebbero ospitare pianeti abitabili. Quanti di questi pianeti siano effettivamente abitati oggi ancora non lo sappiamo”.

La struttura del libro è volutamente non lineare e l'indice prevede 7 “triplette” contenenti tre capitoli ciascuna; in ciascuna tripletta il primo parla di astronomia, il secondo di evoluzione, il terzo di biologia dello sviluppo. In biologia una sequenza di 3 nucleotidi (le unità fondamentali di DNA e RNA) forma una tripletta e ogni tripletta codifica l'informazione per la formazione di un aminoacido durante la sintesi proteica. Nella metafora dell'autore, i singoli capitoli sono le unità fondamentali che assemblate assieme formano un libro che per varietà di temi trattati e percorsi proposti può davvero avvicinare la complessità e il fascino di un organismo vivente.

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