SOCIETÀ

Tutela del suolo: l’Europa lavora a una nuova legge

Lo scorso 10 aprile il Parlamento Europeo ha approvato una proposta della Commissione, avanzata a luglio dell’anno scorso, a riguardo di una legge per il monitoraggio del suolo (Soil monitoring law). Si tratta della prima proposta di legislazione europea in materia.

Se entrerà in vigore, obbligherà i Paesi membri a monitorare e valutare lo stato di salute di tutti i suoli del proprio territorio. La proposta prevede 5 livelli di classificazione (alto, buono, moderato, degradato e criticamente degradato) e i primi due rappresenterebbero uno stato di buona salute. La Commissione stima che i siti potenzialmente contaminati siano 2,8 milioni e, in linea con il piano Zero Pollution, i costi del loro ripristino dovrebbero venire coperti dai responsabili dell’inquinamento.

L’iniziativa si inserisce nella più ampia Strategia europea per il suolo, la EU Soil Strategy, ma il suo destino, così come quello dell’intero Green Deal, verrà rimesso nelle mani del nuovo Parlamento appena eletto.

Il suolo può essere considerata la pelle del nostro pianeta, un confine dove da sempre si incontrano l’atmosfera, la biosfera, la geosfera e, più di recente, l’antroposfera. È anche un laboratorio di economia circolare a cielo aperto: gli agenti atmosferici erodono le rocce, i processi biochimici decompongono piante e animali. Il risultato è il deposito di diverse composizioni di minerali, materia organica e nutrienti che caratterizzano i diversi tipi di suolo, che possono essere argillosi o ghiaiosi, calcarei o sabbiosi, e così via.

Secondo un rapporto della FAO (Food and Agriculture Organization) il suolo è dimora del 25% della biodiversità globale. È anche la base su cui poggia l’approvvigionamento alimentare della società umana ed entro il 2050 dovrà soddisfare il fabbisogno di quasi 10 miliardi di persone. È fonte di risorse, come le biomasse, è un naturale filtro dell’acqua e un magazzino di carbonio. A seconda delle sue condizioni, può tamponare o aggravare gli effetti di un alluvione o di una siccità.

Per questi servizi ecosistemici gratuitamente forniti, è un alleato chiave nelle strategie di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, nella tutela della biodiversità e mentre un suolo inquinato è una minaccia alla salute umana.

Circa i due terzi del suolo europeo, dal 60% al 70% secondo il Joint Research Center (l’organo di ricerca della Commissione), versano in cattivo stato a causa di fenomeni di erosione, compattamento, declino della materia organica, diverse fonti di inquinamento, calo della biodiversità, salinizzazione e sigillatura, quando ad esempio lo si ricopre di cemento.

Espansione urbana, bassi tassi di riciclo, agricoltura intensiva e cambiamenti climatici sono altri fattori che concorrono a quello che complessivamente risulta come un uso non sostenibile del suolo e un suo sovrasfruttamento. Uno studio stima ad esempio che ogni anno in Europa un miliardo di tonnellate di suolo in cattiva salute venga eroso dall’acqua, generando danni alla produzione agricola, alla disponibilità di acqua potabile e ai depositi di carbonio.

Il degrado del suolo, secondo una stima della Commissione Europa, ha un costo nell’ordine dei 50 miliardi di euro ogni anno. Come per il cambiamento climatico, anche in questo caso i costi dell’inazione sul lungo periodo sono di diverse volte maggiori (sei volte, secondo uno studio) degli investimenti necessari a invertire la tendenza di degradazione, le cui conseguenze non sono esclusivamente economiche, ma si manifestano anche in termini di perdita di fertilità, di sicurezza alimentare e di valore nutrizionale degli alimenti.

Sono queste le ragioni che hanno spinto nel 2021 la Commissione Europea a presentare una Comunicazione congiunta con il Consiglio e il Parlamento che delinea i tratti di una Strategia eurpoea per il suolo, la EU Soil Strategy, con obiettivi al 2030 e al 2050. “L’Unione Europea finora non è stata in grado di munirsi di una cornice legale adeguata che garantisca al suolo lo stesso livello di protezione dell’acqua, dell’ambiente marino e dell’aria”.

L’iniziativa rientra a pieno titolo nell’architettura del Green Deal e, oltre alle misure di contrasto al cambiamento climatico, si affianca ad altre come la Strategia europea per la biodiversità, il piano per raggiungere Inquinamento Zero, e quella che sarebbe già dovuta essere la legge sul ripristino della natura, il cui iter di approvazione è stato però affossato.

Anche il testo della legge sul monitoraggio del suolo, pur essendo stato approvato dal Parlamento, è stato ridimensionato rispetto alle ambizioni iniziali. Nella versione iniziale, la Commissione ambientale chiedeva ai Paesi membri di definire quali pratiche da implementare per la gestione del suolo e quali invece proibire, in quanto non sostenibili e fonte di degradazione. Il Parlamento ha invece votato un testo in cui il miglioramento dello stato del suolo non è vincolato da scadenze temporali e da obiettivi supportati da indicatori: questi ultimi “possono” (ma non “devono”) venire considerati dalle autorità nazionali.

“Rigettando questi vincoli cruciali, una scadenza temporale e la necessità di rifarsi a indicatori, il Parlamento rischia di rimuovere ogni possibile misura concreta per migliorare effettivamente la salute dei suoli” ha dichiarato Caroline Henzel dello European Environmental Bureau a Euractiv. “Questo non solo ritarda la necessaria azione ma anche mette a repentaglio l’integrità degli ecosistemi, della sicurezza alimentare e dei mezzi di sostentamento degli agricoltori”.

La legge sul monitoraggio del suolo si aggiunge quindi alle tante misure ambientali che dovranno scalare la ripida montagna dell’ostruzionismo al Green Deal che le destre del nuovo Parlamento europeo hanno già mostrato di voler mettere in campo.

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