UNIVERSITÀ E SCUOLA

Le meraviglie della natura nel nuovo Orto Botanico

Dopo quasi 500 anni, un nuovo inizio per l’Orto Botanico di Padova. Oltrepassate le mura che racchiudono il giardino botanico universitario più antico del mondo, uno stretto sentiero tagliato nella collina schiude le porte del Giardino della biodiversità. L’anteprima alla stampa e alle autorità, a conclusione della costruzione delle serre e della prima fase di messa a dimora delle piante, precede l’apertura al pubblico annunciata entro l’estate del 2014. Ma non si dovrà attendere tanto per avere un’idea dello straordinario viaggio che esso propone: il 19 e 20 ottobre l’Orto aprirà infatti i cancelli del Giardino della biodiversità a tutti i visitatori. 

Intanto la giornata inaugurale registra una totale convergenza di obiettivi tra i rappresentanti delle istituzioni presenti, pronti a sostenere l’idea lanciata nei giorni scorsi dal rettore Giuseppe Zaccaria e dal sindaco Ivo Rossi di una sinergia con Expo 2015, la manifestazione milanese dedicata alla conservazione della biodiversità e all’uso della tecnologia per tutelare l’ambiente. Per il momento, commenta Zaccaria “abbiamo incontrato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e siamo in contatto con i vertici della manifestazione. In fondo qualcosa che ci si attendeva a Milano, qui è già una realtà”. Lo scenario, sul quale promette un impegno anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, è quello di fare dell’Orto di Padova e del suo nuovo Giardino una bandiera della biodiversità e assieme una tappa obbligata per i flussi di turisti che da Milano raggiungeranno Venezia.

 Del resto il progetto, firmato dall’architetto Giorgio Strappazzon dello studio VS associati, è ambizioso: ha interessato un’area di oltre 15.000 metri quadrati, e quasi raddoppiato la superficie dell’Orto antico, con un investimento complessivo di 15 milioni di euro. L’architettura, caratterizzata da una teca in vetro lunga 110 metri, con un’altezza variabile tra i 15 e i 18 metri, usa le regole compositive dell’Hortus cinctus, restituendone una lettura moderna. Non avrebbe potuto essere diversamente per il Giardino che fu modello di numerosi altri in tutta Europa da Leida a Lisbona, da Uppsala a Bratislava –  proprio per l’innovatività della sua concezione. 

Foto: Massimo Pistore

I nuovi percorsi tematici si snodano attraverso le cinque serre contigue che rappresentano un’ideale sezione del globo, dall’equatore fino ai poli. Costruire un ambiente che tenga conto dei ritmi di vita e di sviluppo delle specie vegetali può anche rinforzare la consapevolezza della loro importanza, come sottolinea il progettista, Giorgio Strappazzon: “Le piante sono il 99,7% dell’intera biomassa presente sul pianeta. Senza di loro l’uomo non potrebbe vivere, mentre le specie vegetali vivrebbero forse molto meglio senza di noi che consumiamo le scarse risorse naturali disponibili”.

La Pianta e l’ambiente appare quasi un atlante delle specie vegetali, collocate nelle diverse fasce climatiche del Pianeta a seconda della loro provenienza geografica: dalla foresta pluviale alla zona subtropicale, dai climi temperati alle aree desertiche, fino alla tundra artica. Un tema che già oggi, ad allestimento non ancora ultimato, dà l’immediata sensazione dello straordinario legame tra ricchezza di biodiversità e abbondanza d’acqua. Ma è il secondo filone interpretativo, La Pianta e l’uomo, di cui sono stati anticipati i contenuti, a permettere di allargare lo sguardo sul rapporto di necessità che lega gli esseri umani alle specie vegetali. Ad attendere i visitatori nel 2014 ci saranno quindi pannelli, filmati, postazioni interattive e reperti, con una prospettiva che non è più solo botanica ma abbraccia altre scienze, come la farmacia, la medicina, l’agraria, la biologia e l’antropologia. Non solo, perché il tema de La Pianta nello spazio, arriverà a trattare gli effetti che l’inquinamento estremo, o lo stesso intervento dell’uomo, producono sulle specie vegetali, fino a esplorarne le possibili condizioni di vita in un ambiente extra-terrestre. Simulazioni di viaggio o di un insediamento spaziale, assieme all’ipotesi di una colonia su Marte, saranno utilizzate per esemplificare queste riflessioni.  

Elementi portanti del nuovo Giardino sono la tecnologia, il basso impatto ambientale e l’acqua. L’edificio è infatti progettato per il recupero delle acque piovane, garantendo al sistema l’autosufficienza idrica: tramite una vasca da 450 metri cubi si stima infatti di recuperare 3.643.722 litri di acque piovane ogni anno. In caso di bisogno la riserva idrica verrà reintegrata utilizzando un pozzo artesiano che pesca l’acqua a 284 metri di profondità. La forma e l’articolazione degli spazi sono ottimizzati per sfruttare al massimo l’apporto dell’energia solare: i pannelli fotovoltaici produrranno ogni anno più di 52.000 kWh, evitando in questo modo di immettere nell’atmosfera 33.933 chilogrammi di CO2. Nello stesso tempo un giardino pensile di 1.050 metri quadri produrrà anche 766.500 litri di ossigeno.

Nel giardino della biodiversità anche un comune smartphone o un tablet saranno per i visitatori strumenti per scoprire gli ambienti e le piante: per interagire con i cartellini di identificazione, visualizzandone gli approfondimenti, e per sperimentare una relazione con le piante attraverso esperienze di realtà aumentata. Si annuncia un Wikiorto, che vivrà anche sul web, consentendo anche di prepararsi alla visita o rimanere in contatto con l’Orto botanico una volta usciti dai cancelli.

Confermata la vocazione alla ricerca e allo studio, con nuove strutture dedicate allo studio del Dna e alla conservazione delle specie vegetali, i nuovi spazi dell’Orto botanico diventano anche luogo di aggregazione urbana aperto ai turisti, agli appassionati di botanica e ai semplici curiosi. Con aree dedicate ai bambini e alla ristorazione, un nuovo visitor centre, uno shop. L’offerta culturale non si limita ai laboratori didattici ma si allarga a concerti, mostre ed eventi, una sorta di volano che dovrebbe consentire all’Orto di passare da poco più di 50.000 presenze a 250.000 visitatori. “C’è la volontà di dare all’Orto la dimensione di un destination place, di un luogo che vive e si rinnova continuamente, dove si possono incontrare persone con interessi diversi”. Ad affermarlo è il rettore Zaccaria che vede nello sviluppo della parte commerciale la possibilità di contribuire alla sostenibilità stessa dell’Orto edizione 2014, attraendo ulteriori risorse per incrementare le iniziative di divulgazione e ricerca. In fondo, gli fa eco il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, quella che arriva da Padova è un’inversione di tendenza, perché “fare cultura richiede ingenti investimenti, ma l’ignoranza costa di più”.

Ad alcuni il caso del Giardino della biodiversità potrebbe sembrare un’autentica rivoluzione, ma altro non è che la ripresa di un discorso iniziato nel 1591. Con un artista, Girolamo Porro, che nel disegnare la prima pianta dell’Horto dei Semplici, auspicava la costruzione fuori dalle sue mura di “stanze e appartamenti” dedicati alla preparazione dei medicinali, alla conservazione di minerali e animali perché “in questo piccolo Teatro, quasi un piccolo mondo si farà spettacolo di tutte le meraviglie della Natura”.

Daniele Mont D’Arpizio

Carlo Calore

Foto: Massimo Pistore

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