SOCIETÀ

Fake news, perché sono così diffuse?

Parto da una premessa. Sono completamente d'accordo con l'assunto fondamentale dell'articolo di Monica Panetto su questo giornale. Le operazioni di manipolazione/disinformazione sulla questione vaccini sono evidenti e ciò che contribuisce a svelarne i meccanismi è assolutamente utile.

Detto questo però ci sono alcuni interrogativi di fondo che, per chi si occupa di informazione, non possono essere elusi. Sostanzialmente la domanda è: perché c'è tanto scetticismo verso le verità ufficiali, ovunque e comunque diffuso? La risposta semplice, non sbagliata, ma parziale è: perché ci sono troppi ciarlatani in giro, troppa ignoranza, troppa superficialità. Chi vuole può accontentarsi, fare quadrato e aspettare che passi la tempesta.

Però c'è qualcosa che non torna, non del tutto.

A me qualche settimana fa è capitato di parlare con un imprenditore ( 200 dipendenti, scambi commerciali in tutto il mondo, socialmente affermato) assolutamente convinto che lo sbarco sulla luna non ci sia mai stato, che sia una ricostruzione propagandistica. Cosa l'aveva convinto? Una trasmissione televisiva negli Stati Uniti piena di interrogativi che gli aveva fatto maturare il sospetto: ci hanno imbrogliato per scopi commerciali, per affermare la leadership americana, finanziare la Nasa. Non stiamo parlando, lo ripeto, di una figura border line, ma di qualcuno che nella sua attività è sicuramente razionale.

Mi fermo qui con gli esempi. Il discorso è lungo e sarebbe piacevole affrontarlo in modo multidisciplinare. In sintesi credo che la ragione di fondo per cui le teorie complottistiche cospiratorie abbiano così spazio vada indagata più in profondità rispetto alle soluzioni semplici. Metto qui solo alcuni titoli di problemi aperti. C'entra qualcosa il fatto che viviamo in una società piena di scienza\tecnica ma parallelamente piena di spettacolo\intrattenimento? Non è quasi un esito inevitabile che fra queste due dimensioni della contemporaneità si arrivi a un conflitto? E poi: algoritmi, big data, velocità di calcolo sempre maggiori, cos'altro sono se non un prodotto del progresso scientifico? Cui però non ha corrisposto una corrispondente comprensione di tipo culturale da parte degli utenti. E ancora: ha un ruolo in questo disorientamento collettivo la specializzazione delle competenze? Chiunque di noi è più che razionale sui temi che rientrano nel campo delle nostre dirette competenze, ma su tutti gli altri argomenti dove ci troviamo a essere dei normali cittadini come ci comportiamo? Mi è capitato più di una volta di interloquire con scienziati di assoluta statura convinti però che sulla televisione\comunicazione non servisse documentarsi in modo scientifico e paziente, leggendo e studiando. Tanto loro avevano capito già tutto come spettatori nell'oretta che passavano alla sera davanti al televisore.

Sono bei problemi. L'alfabetizzazione mediatica ci coinvolge tutti ma è difficile ammetterlo. I risultati della ricerca scientifica sono quanto di meglio la comunità umana abbia prodotto negli ultimi secoli. Se comunicati con fermezza ma anche con umiltà ( risultati provvisori, quello che siamo riusciti a capire finora, in futuro altre scoperte ci saranno) sono veramente difficilmente contestabili.

E perché non essere disposti anche a parlare della dimensione economica, degli interessi, dei costi, che ogni attività comporta? Un punto di contatto che unisce tutti i complottismi ( persino sulla vicenda migranti) è costituito dai presunti interessi occulti delle lobby che nell'ombra manovrerebbero il mondo. Sarebbe bene parlarne: anche perché la grande tematica della intelligenza artificiale ormai bussa alle nostre porte. Ed è un altro campo dove rischiamo di farci cogliere totalmente impreparati nel rapporto fra noi e le macchine.

Roberto Reale

ROBERTO REALE

Giornalista e scrittore, laureato in Scienze Politiche con una tesi sul Corriere della Sera, entra in Rai come vincitore di concorso nel 1979. Caporedattore alla Rai del Veneto, è successivamente vicedirettore della Testata Giornalistica Regionale, del Tg3 e di Rainews 24. Qui cura “Scenari l’Inchiesta Web”, settimanale di approfondimento sull’attualità che, per la prima volta in Italia, propone in televisione un lavoro di indagine giornalistica che sfrutta come fonte di inchiesta documenti e materiali presenti in Rete e negli archivi Web. Si occupa di comunicazione e dell’evoluzione dei media , degli effetti concreti che nuovi strumenti e tecnologie hanno sulla società con particolare attenzione ai temi legati a cittadinanza e democrazia. Oggi è docente a contratto all'Università di Padova nel Corso di Laurea Magistrale in Strategie di Comunicazione dove insegna Radio Televisione e Multimedialità

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