IN ATENEO
Sulle orme di Elena Cornaro Piscopia: voci di alumnae dall'università di Padova
Ad alcune settimane di distanza dall’inaugurazione del Centro di Ateneo per gli Studi di Genere intitolato ad Elena Cornaro Piscopia e dall’assegnazione dell’omonimo premio di studio, siamo tornati ad incontrare le vere protagoniste di quella giornata per parlare con loro di cosa significhi essere donna - all’università, sul lavoro e nella vita - oggi.
Francesca Guidolin ha 28 anni, insegna lettere, storia e geografia a Castelfranco Veneto ed è la vincitrice dell’edizione 2018 del Premio (assegnato a giugno 2019). Ha vinto candidando la sua tesi in Scienze Storiche dal titolo “La docenza universitaria e le donne. Il caso padovano della Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali tra gli anni Cinquanta e Settanta”.
“Mentre preparavo la tesi” ci racconta, “più leggevo di queste prime grandi pioniere, studentesse e docenti in un mondo dominato dagli uomini, anche dentro le mura dell’Università, più mi innamoravo di loro. Le donne di cui racconto nella mia tesi avevano storie diverse ma tratti comuni: la tenacia, la forza, la determinazione... Alle volte ho intravisto anche un pizzico di follia, che credo sia necessario per avere il coraggio di mettere in discussione lo status quo, di cambiare le regole del gioco, di provare ad intraprendere strade completamente nuove”.
Come ogni vero storico, Francesca ha provato ad immedesimarsi nelle donne di cui scriveva, per immaginare cosa sentissero e vivessero in un’epoca così vicina ma anche così lontana.
“Raccontare la storia di qualcosa è uno dei mezzi per farla esistere” ci dice Francesca, che cita la professoressa Maria Antonella Cocchiara, pioniera di tante battaglie per le donne in Italia. “Nel mio piccolo ho voluto rendere onore alla memoria di alcune donne che hanno contribuito alla crescita culturale e scientifica di questa Università, la stessa in cui mi sono formata”.
Francesca ci racconta di come, duranti gli studi universitari da poco terminati, le donne da lei avute come insegnanti si siano contate sulle dita di una mano. “Forse anche per questo motivo ho fatto dell’insegnamento la mia scelta di vita: in primis perché si tratta di una mia grande passione ma riconosco che mi è un po’ mancato il fatto di avere dei riferimenti femminili durante gli studi”.
Gaya Spolverato e Daunia Verdi sono rispettivamente Presidente e Vicepresidente di Women in Surgery Italia, la prima associazione nel nostro Paese a riunire donne chirurgo, un mestiere storicamente ritenuto per soli uomini. L’associazione, che ha finalità culturali e non lucrative, promuove il rispetto, la crescita e la soddisfazione professionale delle donne chirurgo in Italia, di qualunque età e specializzazione.
Daunia Verdi e Gaya Spolverato
Anche Gaya e Daunia hanno concorso per il premio intitolato a Elena Cornaro nel 2018, ricevendo entrambe una menzione speciale.
“Nella mia carriera accademica ricordo ben poche docenti donna, che mi siano state di riferimento per lo sviluppo di una professionalità piena e completa”, ci confessa Daunia. “L’esempio di Elena Cornaro – e da lì la decisione di partecipare al premio – si lega all’importanza di individuare mentornella propria carriera, persone di fiducia che possano ispirarci a crescere e realizzare i nostri sogni”.
“Questa funzione di supporto per me l’ha avuta l’associazione Women in Surgery Italia in un momento di crescita professionale particolarmente delicato, due anni fa, quando ho trovato tra le persone che ne facevano parte chi sapesse sostenermi e motivarmi”.
“Con Isabella Frigerio abbiamo fondato l’associazione nel 2016 partendo dalla necessità di costruire una realtà che esaltasse e sostenesse l’eccellenza femminile italiana”, spiega Gaya Spolveraro. “È tempo che anche nel nostro Paese si decida di correggere il bias intrinseco e subdolo di cui noi donne siamo vittime, per poter finalmente beneficiare del cosiddetto diversity bonus, quel valore aggiunto - quella ricchezza - che deriva dall’eterogeneità della forza lavoro di una qualunque organizzazione”.
“Il mio auspicio per il futuro” ci dice Daunia, “è che siano gli uomini per primi a scendere in campo per noi donne, che prendano posto al nostro fianco, e che inizino a sfruttare le posizioni apicali che ricoprono in ogni ambito – dalla politica all’industria, passando per l’università – per cambiare il sistema in cui viviamo e renderlo ancora più inclusivo”.
Il riferimento è al movimento globale #HeForShe lanciato dalla rivista The Lancet a febbraio 2019, con una copertina che titolava “Advancing women in science, technology and global health”. La campagna, tutta digitale e sui social, chiede agli uomini di porsi come soggetti attivi per promuovere un cambiamento concreto e reale.
L’obiettivo finale può essere ancora lontano, come confermano i dati recenti sul gender gap anche al Nord, anche a Padova, ma siamo sicuri che con donne così intelligenti, appassionate e determinate la strada non possa poi essere così lunga.