SCIENZA E RICERCA

Il World Animal Day e la nuova etica sociale per gli animali

Anche quest’anno, il 4 ottobre, è stata celebrata la giornata mondiale degli Animali: organizzazioni, Istituzioni e associazioni a favore degli animali un po’ in tutto il mondo, a prescindere dalla nazionalità, la cultura e le credenze religiose, celebrano gli animali, nel giorno in cui da noi viene ricordata la figura di Francesco d’Assisi, il santo patrono degli animali e della natura.

L’obiettivo del World Animal Day, come si trova scritto sul sito ufficiale reperibile a questa pagina, è quello di promuovere il miglioramento del benessere degli animali e del modo in cui li trattiamo. La prima volta in cui fu celebrato il World Animal Day fu nel 1925 a Berlino, su iniziativa di Heinrich Zimmermann, uno scrittore e giornalista tedesco e attivista per la protezione degli animali, che scelse la figura di San Francesco d’Assisi per celebrare il rispetto per gli animali. Alla prima manifestazione da lui organizzata parteciparono più di 5000 persone. Poi, nel 1931, a Firenze, in occasione di un Congresso Internazionale per la protezione degli animali, la celebrazione venne ‘istituzionalizzata’, 705 anni dopo la morte di Francesco d’Assisi, avvenuta il 4 Ottobre 1226, iniziando a diffondersi progressivamente, dapprima in Europa, poi via via in tutto il mondo.

Il World Animal Day si propone di riunire sotto un denominatore comune - che viene rappresentato dal Brand dedicato - tutte le iniziative a favore degli animali che vengono organizzate in quel giorno, a prescindere dagli orientamenti e dalle provenienze di chi partecipa: da eventi educativi dedicati a far conoscere e rispettare gli animali, a campagne di sterilizzazione degli animali di strada a cura dei servizi veterinari locali, a interventi di vaccinazione antirabbica nei Paesi africani o dove la rabbia è endemica, a speciali eventi per l’adozione degli animali ospitati nei rifugi e così via, il denominatore comune, come si legge sul sito ufficiale, è quello di contribuire ad “elevare lo status degli animali allo scopo di migliorare le loro condizioni di benessere ne mondo”. 

Per contribuire ad elevare lo status degli animali nel mondo è stata scelta la figura di San Francesco, simbolo della compassione verso gli animali. Ma è sufficiente la compassione per regolare il nostro rapporto con gli animali?  

Come aveva sottolineato Arthur Schopenhauer, “non pietà, ma giustizia è dovuta agli animali”: l’etica sociale oggi, sempre più, e con essa la giurisprudenza e i dettati normativi sia in Occidente sia in molte altre culture, insiste anche in questa direzione. Oggi, nelle parole di Bernard Rollin, uno dei grandi padri dell’etica animale contemporanea, è soprattutto “un interesse sociale generalizzato per la giustizia e per l’equità a condurci verso ad una nuova visione sociale del trattamento degli animali”. 

Sebbene, infatti, le società “abbiano sempre avuto un'etica riguardo al modo di trattare gli animali, si trattava di un’etica minimalista, ispirata alla compassione, che lasciava la gran parte delle questioni alla sfera personale”. Oggi, invece, la questione del trattamento e del benessere degli animali è divenuta inderogabilmente una questione sociale, non più personale. Se lascio il mio cane sul balcone di casa mia, esposto al sole e al calore estivo, i vicini (o chiunque sia testimone della situazione) possono richiedere l’intervento delle autorità e mettere in discussione il mio diritto alla custodia. Oggi possiamo chiedere l’intervento delle autorità per rompere il finestrino di un’auto sotto il sole se scorgiamo al suo interno non solo un bambino, ma anche un cane. E possiamo - dobbiamo - chiamare i servizi veterinari se rinveniamo un animale selvatico in difficoltà (anche se non sempre rispondono in modo accorto, come ha mostrato il recente caso di una volpe rinvenuta in un parco pubblico in Piemonte). E così via: l’attenzione sociale si espande sempre più anche verso il mondo degli animali. 

Naturalmente, questa è solo una faccia della medaglia: il maltrattamento degli animali rimane un male sociale e le forme di maltrattamento sono le più diverse. Ma l’attenzione sociale non è più circoscritta ad una minoranza che rivendica diritti per gli animali, come è stato sino a poco tempo fa. Oggi l’attenzione per gli animali è un fenomeno sempre più generalizzato, che ha portato con sé molte conseguenze positive.

Ha portato con sé anche diverse conseguenze negative, tuttavia. L’eccessiva umanizzazione – antropomorfizzazione – degli animali, ad esempio, ha determinato molti effetti negativi per la salute e il benessere degli animali da compagnia. Non solo: anche per gli animali selvatici, anch’essi visti sempre più come ‘pet’, le conseguenze sono state spesso negative. I cuccioli di leone, in Africa, vengono allevati in cattività e sottratti alle loro madri per essere messi a disposizione dei turisti che vogliono accarezzarli e interagire, raccontando che si tratta di cuccioli orfani che devono essere salvati. Poi, quando crescono, vengono venduti al mercato dei trofei di caccia o del traffico illegale di ossa e parti di animali. Gli elefanti, sia in Asia sia in Africa, vengono addestrati, spesso in modo doloroso, ad interagire con i turisti che vogliono accarezzare le loro proboscidi o vogliono viaggiare sul loro dorso. Anche le tigri e i ghepardi vengono ‘addestrati’ per farsi accarezzare ed interagire con i turisti.

C’è un altro aspetto fondamentale, poi, del nostro rapporto sociale con gli animali. All’estremo opposto dell’umanizzazione, infatti, si colloca la cosificazione – reificazione - degli animali, un fenomeno altrettanto accentuato ai nostri tempi: gli animali sono cose, oggetti a nostra disposizione. Quando parliamo di animali, è bene ricordarlo, non si tratta solo degli animali da compagnia che abitano nelle nostre case, o degli animali selvatici negli zoo o nei Paesi lontani, si tratta anche dei milioni di animali che utilizziamo per il consumo alimentare o per la sperimentazione. 

I polli allevati per il consumo alimentare in Italia sono oltre 500 milioni, di cui la maggioranza negli allevamenti intensivi. I maiali sono più di 8 milioni, i bovini più di 5 milioni, anch’essi soprattutto negli allevamenti intensivi. Se aggiungiamo anche i pesci, il numero di animali destinati al consumo alimentare diventa incalcolabile. Qual è il nostro rapporto con questi animali? Un rapporto ispirato alla compassione, alla giustizia e al rispetto?

In generale, il nostro rapporto con gli animali, oggi, si muove in maniera ‘schizofrenica’ tra i due estremi dei pet e degli hamburger

Celebrato a poca distanza dalla settimana dedicata al Climate Action, il World Animal Day può servire a ricordarci che, indipendentemente dai nostri stili di vita, il rispetto e la compassione verso gli animali significano rispetto e compassione per tutti gli animali (non solo quelli che ‘ci piacciono’), così come per l’ambiente in cui vivono – e in cui viviamo. 

barbara de mori

BARBARA DE MORI

Laureata a Padova in filosofia morale nel 1996, e con un dottorato di ricerca in Etica, Barbara de Mori lavora presso il dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione e insegna bioetica animale ed etica del benessere animale nei corsi di laurea in Medicina Veterinaria, Animal Care e Biotecnologie dell’università di Padova. Si occupa di questioni etiche nell’ambito del benessere e della gestione degli animali nella conservazione, nella sperimentazione, nell’allevamento intensivo, nella pet therapy. È responsabile di accordi di cooperazione internazionale e collabora con Università statunitensi ed europee, con Enti e Università in Sudafrica e in Cina. E’ Direttore dell’Ethics Laboratory for Veterinary Medicine, Conservation and Animal Welfare dell’Università di Padova e della rivista Internazionale Journal of Applied Animal Ethics Research. È membro di Comitati etici per la sperimentazione e per le attività assistite con gli animali e dirige i Corsi Post Lauream in Conservation e Animal Welfare Ethics. È responsabile della collana editoriale Etica e Bioscienza per l’editore Mimesis e membro di comitati scientifici di riviste e di organizzazioni scientifiche.

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