SOCIETÀ
Censimento 2011: 50.000 stranieri abbandonano il Veneto
Operaio al lavoro in un'azienda meccanica in provincia di Treviso. Foto: Tommaso Bonaventura/Contrasto
Un Veneto sempre più anziano che ritrova un pizzico di gioventù solo grazie agli stranieri. Ma le difficoltà della crisi fanno registrare un -10% proprio tra la popolazione immigrata. Una prima analisi dei dati dell’ultimo censimento nazionale, i cui risultati divisi per regione vengono presentati in questi giorni.
I cambiamenti di un decennio
Al 9 ottobre 2011, data di riferimento del 15° censimento generale, la popolazione residente in Veneto era di 4.857.210 individui (l’8,2% di quella nazionale), di cui 2.364.682 maschi e 2.492.528 femmine (circa 95 uomini ogni 100 donne). Rispetto al censimento del 2001 l’incremento complessivo è stato di 329.516 individui (+7,3%, contro un +4,3% a livello nazionale); la quasi totalità dei nuovi residenti sono stranieri, passati da 153.074 a 457.328 individui. Anche la popolazione di cittadinanza italiana è comunque aumentata, anche se di appena 25.000 unità (+0,6%), in controtendenza con il resto del Paese, dove questa componente è complessivamente diminuita di oltre 250.000 individui.
Si conferma un Veneto sempre più anziano: l’età media dei residenti è di 43 anni, con una percentuale di persone oltre i 65 anni che ormai si attesta al 20,6% (nel 2001 erano il 18,3%), superando di quasi due punti la media nazionale (18,7%). Un aumento sensibile soprattutto per le fasce di età più avanzate: sono aumentati del 79,5% gli individui tra i 95 e i 99 anni, addirittura +140,8% gli ultracentenari. I residenti over 65 in Veneto sono ormai oltre un milione, mentre quelli di età compresa tra i 20 e i 39 anni sono 1.172.335, in calo di oltre 200.000 individui rispetto a 10 anni fa (15% in meno). Uno scenario di cui bisognerà assolutamente tenere conto nel progettare lo sviluppo e il welfare del futuro: piuttosto che a una piramide, la rappresentazione grafica delle fasce di età assomiglia a un albero, dove un tronco che via via si assottiglia è costretto a sorreggere una chioma sempre più grande.
Piramide per età, sesso e cittadinanza della popolazione, valori assoluti - Censimento 2001 (immagine Istat)
Significativamente più giovane rispetto a quella italiana è la popolazione straniera: qui l’età media è di 30 anni, con il 60,8% degli stranieri residenti con un’età compresa tra 20 e 49 anni, uno su quattro tra i 30 e i 39 anni. In generale nell’arco dell’ultimo decennio la popolazione straniera in Veneto è triplicata: oggi ogni 1.000 censiti circa 94 sono stranieri, contro una media nazionale di 68.
La componente femminile rappresenta il 51,8% del totale della popolazione straniera. Il rapporto di mascolinità, diminuito di oltre 23 punti percentuali rispetto al 2001, è di 93,1 maschi ogni 100 femmine: segno che si è ormai in presenza di un’immigrazione stabilizzata, anche grazie ai ricongiungimenti familiari.
Tante conferme e qualche sorpresa
L’Istat insomma sembra offrire una controprova importante di molti cambiamenti osservati nella società veneta in questo decennio. “In generale i dati sono in linea con le attese” dice Maria Castiglioni, docente presso il dipartimento di Scienze statistiche dell’università di Padova: “Ad esempio viene confermata la crescita nei comuni medi a scapito di quelli piccoli. Un dato che fotografa la struttura del Veneto, caratterizzato da attività produttive diffuse su tutto il territorio, come per le piccole e medie imprese”. In effetti dal 2001 la popolazione è aumentata nel 94,3% dei comuni veneti di dimensione compresa tra 5.000 e 20.000 abitanti e nell’83,9% di quelli tra 20.001 e 50.000 abitanti, contro il 69,2% dei comuni tra 1.001 e 5.000 abitanti.
Non manca comunque qualche sorpresa: “C’è qualche naturale sfasamento rispetto ai dati che avevamo prima, provenienti soprattutto dalle anagrafi dei comuni. Ad esempio nel numero donne molto anziane, probabilmente a causa dei problemi connessi al cambio di residenza quando ci si sposta nelle case di riposo. La cosa più interessante è però il dato sugli stranieri: a ottobre 2011 ne sono stati censiti in Veneto 457.328, mentre il primo gennaio dello stesso anno ne risultavano iscritti nelle anagrafi 504.677”. All’appello mancano insomma quasi 50.000 persone, il 10% del totale. Chi sono? Soprattutto maschi adulti: “Nella popolazione straniera censita le donne rappresentano il 51,8% del totale, mentre il rapporto sulla base dati anagrafici era del 50,2%. Questo può voler dire che i primi a spostarsi, in altre zone d’Italia oppure all’estero, sono stati soprattutto gli uomini, come in genere accade per la ricerca di lavoro”.
La pubblicazione dei dati censuari è comunque appena cominciata: “I numeri più interessanti verranno fuori in seguito. Le procedure sono molto lunghe, ma è in atto un grosso sforzo per accelerare i tempi. Nel censimento precedente (2001) i dati definitivi sulla struttura della popolazione sono stati diffusi a dicembre 2003, mentre quelli definitivi sulla popolazione straniera addirittura nel giugno 2004”. Oggi la diffusione dei dati è collegata a impegni prefissati a livello internazionale, ad esempio per l’Eurostat. Il censimento oltre a contare la popolazione rileva anche una serie di variabili preziosissime per il lavoro degli statistici, a cominciare dai parametri socio-economici, come la composizione dei nuclei familiari e l’istruzione, fino alle tipologie di lavoro e al pendolarismo: tutte informazioni che vengono raccolte a tappeto solo in questa occasione.
Un’ultima riflessione riguarda il calo della natalità, a cui sembra connesso l’invecchiamento costante della popolazione: “Negli ultimi anni c’è stata comunque una ripresa, dovuta non solo agli stranieri”, conclude Maria Castiglioni: “questo forse può spiegare in parte il leggero aumento della popolazione di cittadinanza italiana in Veneto. La fecondità in Italia è cresciuta gradualmente ma in modo continuo dal 1995, l'anno più basso (1,19 figli per donna), al 2008, poi si è mantenuta stabile fino al 2011 (1,42 figli). Questo è dovuto all'aumento nel Centro-Nord Italia, mentre nel Sud la fecondità è calata e si è fatta superare dal Centro Nord intorno al 2005”.
Daniele Mont D’Arpizio