SCIENZA E RICERCA

Ictus e infarti. Da Padova un passo avanti nella prevenzione

Da Padova un passo avanti nello studio dell’aterosclerosi. Fattore di rischio importante per ictus e infarti. Una ricerca pubblicata sul Journal of Thrombosis and Haemostasis ha dimostrato che le piastrine, coinvolte nello sviluppo dell’aterosclerosi, in fase di lesione vascolare rilasciano osteocalcina, una proteina che causa calcificazione della parete arteriosa alterata. Proteina che, fino a questo momento, si sapeva deputata alla calcificazione dell’osso e alla formazione dello scheletro. Ma di cui si ignorava la presenza nelle piastrine. La scoperta, pur costituendo la prima fase di un’indagine più ampia, potrebbe rappresentare un elemento importante a fini terapeutici e di prevenzione.

L’indagine, che si è sviluppata nell’ambito di un dottorato di ricerca di Luca De Toni, è stata condotta da un’équipe che vede la collaborazione di Fabrizio Fabris del dipartimento di Medicina, Carlo Foresta, del dipartimento di Medicina molecolare, Gino Gerosa e Franco Grego del dipartimento di Scienze cardiologiche, toraciche e vascolari.

“Lo studio – spiega Gino Gerosa – ci ha permesso di dimostrare che nei pazienti affetti da aterosclerosi sono presenti piastrine con elevati livelli di osteocalcina. Il dosaggio di questa proteina può diventare un parametro importante per configurare il quadro clinico dell’aterosclerosi. Fino a questo momento eravamo a conoscenza che le piastrine intervenivano nella fase iniziale di ingrossamento e nella fase finale di lesione della parete arteriosa e di rottura della placca. Le indagini dimostrano ora che le piastrine intervengono anche nella fase intermedia, cioè nella fase di calcificazione della placca”. “Le ricadute dal punto di vista terapeutico sono evidenti: con un farmaco in grado di agire sulle piastrine nella fase di rilascio di osteocalcina, si sarà in grado di intervenire sull’evolvere della malattia”. Con possibilità di prevenzione, dunque, delle patologie correlate tra cui ictus e infarto. Gerosa è tuttavia cauto quando si parla di farmaci e terapia: si tratta di un capitolo ancora tutto da affrontare.

La ricerca è stata condotta su una cinquantina di pazienti in cura nell’azienda ospedaliera di Padova: su 19 pazienti maschi affetti da aterosclerosi delle arterie carotidee e sottoposti a endoarteriectomia carotidea, intervento chirurgico utile a rimuovere la placca, sono stati prelevati campioni della parete carotidea per determinare i livelli di osteocalcina; 28 maschi sono stati utilizzati come gruppo di controllo, in quanto non affetti da patologie similari; dieci volontari sono stati utilizzati per ottenere campioni di sangue da sottoporre ad analisi.  

Monica Panetto

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