SCIENZA E RICERCA

L’età dei turbononni: lettura e studio come scolaretti

Da qualche mese Allan Stewart è entrato nel Guinnes dei primati per aver conseguito un master in scienze cliniche-medicina complementare all’università Southern Cross di Lismore, in Australia. Dove sta il record? Il neo-dottore ha 97 anni ed è al suo quarto titolo: dopo una laurea in odontoiatria negli anni Trenta e una specializzazione in chirurgia dentale, nel 2006 si diploma in legge e, già allora, entra nel Guinness come laureato più anziano al mondo. Ma Stewart sembra non essere una mosca bianca. Lo scorso dicembre Mario Fascetti, classe 1916, ferroviere in pensione e pilota nell’ultima guerra mondiale, si laurea in economia all’università La Sapienza di Roma. A Verona, ancora nel 2012, Meyra Moise diventa dottore magistrale in scienze filosofiche all’età di 89 anni: alle spalle una laurea in lettere a Padova una sessantina di anni prima e una in filosofia a Verona nel 2006.

Menti brillanti anche over 70, verrebbe da dire. Eppure è dimostrato che memoria e attenzione sono alcune delle funzioni cognitive più sensibili all’avanzare dell’età. E anche la capacità di comprensione del testo, secondo alcuni, sembrerebbe diminuire con l’invecchiamento.

Studi recenti, tuttavia, vanno in direzione opposta. A parlarcene è Erika Borella, docente del dipartimento di psicologia generale dell’università di Padova, vincitrice in questi giorni del Premio “Cornaro alla Ricerca” con uno studio su La comprensione del testo nell’invecchiamento. “Capire un testo scritto – sottolinea Erika Borella – è una delle attività cognitive più complesse e articolate, fondamentale nella vita di tutti i giorni. Sia che si tratti di leggere l’articolo di un giornale che le istruzioni per assumere un medicinale, in questo caso con conseguenze non proprio banali qualora se ne fraintenda il significato”. Per lungo tempo la maggior parte degli studi sulle differenze di età tra giovani e anziani nella comprensione del testo ha utilizzato come misura della comprensione il ricordo del testo stesso. “In realtà – continua – è necessario distinguere tra due livelli: la “comprensione per sé”, quando cioè il lettore può tornare sul testo in caso di necessità, e la “memoria del testo”. La ricerca è stata condotta su 89 giovani adulti e 102 anziani tra i 60 e gli 88 anni: nella condizione di “comprensione per sé” gli anziani ottengono una prestazione simile a quelli dei giovani, con il 72% di risposte corrette dei primi e il 77% dei secondi. Inferiori invece i risultati relativi alla memoria per il testo: a fronte del 75% di risposte corrette dei giovani, solo il 63% degli anziani ha ottenuto esiti positivi.

“Lo studio – sottolinea Erika Borella – evidenzia che durante l’invecchiamento, nonostante un calo della memoria per il testo, si mantiene invece un buon livello di comprensione quando l’anziano viene messo in condizioni di lettura simili a quelle della quotidianità che gli consentono, se necessario, di ritornare sulla pagina e di compensare la diminuzione delle risorse mentali dovuta all’età”. Ciò si rivela molto importante anche dal punto di vista clinico, in quanto offre un ulteriore criterio di valutazione prima di diagnosticare un eventuale declino nella comprensione nell’anziano.

Certamente con l’avanzare dell’età le informazioni vengono elaborate più lentamente ed esiste una maggiore sensibilità alle informazioni distraenti, elementi che influiscono sulla memoria di lavoro, quel tipo di memoria “automatica” che consente di memorizzare le procedure necessarie per svolgere un compito. Ciò nonostante gli anziani sono lettori più maturi che compensano la diminuzione delle risorse cognitive con ottime capacità verbali, abilità “cristallizzate” e competenze che si accumulano con l’esperienza, necessarie insieme alle informazioni lette alla comprensione del testo. Del resto, conclude, possediamo una flessibilità cognitiva che ci consente di apprendere a qualsiasi età. In questo senso sono fondamentali gli interventi di potenziamento della memoria per sviluppare nuovi circuiti neuronali che compensino il declino legato all’età e per mantenere la propria mente sempre attiva.

Così, nel 1558 a 95 anni nei suoi Discorsi della vita sobria Luigi Cornaro poteva dire: “Ancora un'altro solazzo io godo, che è il scrivere di mia mano... E godo poi un altro, che è il ragionare con huomini di bello e alto intelletto, dalli quali ancora in questa età imparo. Oh che solazzo è questo, che in questa età non vi si pone fatica allo imparare per cosa grande, alta, e difficile ch'ella si sia”.

Monica Panetto

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