SCIENZA E RICERCA
La tavola infinita degli elementi
Il giornalista americano Sam Kean è l’ospite dell’ultimo degli incontri previsti tra pubblico e finalisti del premio Galileo.
La tavola periodica degli elementi è punto di riferimento per docenti e studenti, ma le nuove scoperte la aggiornano continuamente: ne avremo mai una versione definitiva?
È una questione aperta. Sì, gli scienziati aggiungono ogni tanto un nuovo elemento, ma nessuno sa se esista un limite naturale al numero degli elementi. Tutto ciò che possiamo dire con certezza è che la tavola continuerà a cambiare nel prossimo futuro, e probabilmente per il resto della nostra vita. E spero non ci sia limite alla tavola: sarebbe triste, visto che ha appassionato così tante persone.
Nella storia della tavola periodica si è arrivati a ipotizzarne 700 versioni, con cambiamenti che ne aumentano la complessità. Crede che le nuove scoperte possano mettere in crisi la sua capacità di sintesi, o renderla sorpassata?
Nulla metterà in questione o renderà sorpassata la tavola periodica. È come la teoria della selezione naturale di Darwin, o la teoria della gravità di Newton: è una verità fondamentale della natura, qualcosa che continueremo ad avere finché esisterà la civiltà. Ciò detto, gli scienziati scoprono continuamente fatti nuovi che alterano la nostra visione della materia, e in futuro potremo avere una migliore comprensione del funzionamento degli atomi, o una comprensione diversa di quello che costituisce gli atomi: protoni, elettroni, neutroni. Ma gli studenti continueranno a imparare la tavola periodica ancora a lungo.
Nel suo libro racconta come le rivalità tra i gruppi di ricerca di Berkeley e di Dubna abbiano stimolato le scoperte di nuovi elementi durante la guerra fredda. Quali sfide oggi e quali i paesi emergenti?
Le sfide maggiori nel trovare nuovi elementi oggi sono le stesse di una volta. In particolare, questi nuovi elementi sono così fragili e durano così poco che è estremamente difficile individuarli. Nessuno li ha visti, ad esempio, e nessuno ci riuscirà! I leader mondiali nella ricerca di nuovi elementi sono il gruppo russo di Dubna, quello di Berkeley, un gruppo tedesco, e un gruppo giapponese. C’è ancora molta competizione.
Lei racconta anche storie di "scienza patologica", come le reazioni dei colleghi e dei media alla notizia della fusione a freddo ottenuta da Fleischmann e Pons, che nel 1989 fece il giro del mondo per poi rivelarsi priva di fondamento. Come funzionano oggi i controlli e le verifiche sulle nuove scoperte?
La rivoluzione elettronica ha cambiato alcune cose per gli scienziati, rendendo più agevole consultare i dati grezzi dei ricercatori e analizzarli. Gli scienziati possono anche avere comunicazioni più strette, il che è un bene. Ma in certo senso le scoperte sono controllate ancora nello stesso modo: persone competenti devono analizzarle e scoprire eventuali lacune e difetti. E se non ne trovano nessuno, allora si tratta probabilmente di una scoperta legittima. Un buon esempio è la notizia recente dei neutrini più veloci della luce. Quella non era “scienza patologica”, poiché gli scienziati che l’hanno annunciato ammettevano di avere probabilmente sbagliato e cercavano aiuto per capire il perché. È stato un grande esempio di comunità scientifica che si è unita per risolvere un problema.
Perché uno studente o un lavoratore, in generale una persona che ne sa poco o nulla di chimica, dovrebbe leggere il libro?
Per questo genere di libri generalmente ci sono due gruppi di lettori. Da un lato persone con una cultura generale che vogliono sapere di più su un argomento e cercano una introduzione vivace e divertente per aggiornarsi sulle nuove scoperte. Apprezzano questi libri perché non sono tecnici e arrivano alla scienza attraverso storie interessanti. Ma dall’altro lato anche gli scienziati apprezzano questo genere di libri, perché magari non conoscono la storia della loro disciplina e le loro competenze ne escono così arricchite.
Elisabetta Menegatti
Sam Kean, Il cucchiaino scomparso e altre storie della tavola periodica degli elementi. Milano, Adelphi, 2012