CULTURA

L'Utopia possibile di Maurizio Scaparro

È un artista prolifico e versatile Maurizio Scaparro, sempre pronto a nuove avventure e mai morbosamente attaccato a un ruolo o a un incarico. Ne ha avuti incarichi prestigiosi nel corso della sua lunga carriera ed è passato dall’uno all’altro con leggerezza, dopo aver dato il meglio di sé, senza rimpianti o polemiche postume, ma con lo sguardo costantemente rivolto al futuro. E anche il suo modo di fare teatro, pur mantenendo un tratto distintivo molto forte, ha saputo evolversi nel tempo abbracciando e fondendo insieme campi e tecniche diverse. Linguaggio teatrale e linguaggio cinematografico si sono spesso uniti nei suoi lavori in un unicum, a partire dal progetto multimediale sul Don Chisciotte fino ad arrivare a L’ultimo Pulcinella, il suo ultimo film dedicato al teatro. Questo straordinario percorso artistico, che costituisce una parte importante del teatro italiano dagli anni Sessanta in poi, viene ora sintetizzato nel libro Scaparro. L’illusione teatrale (Skira 2011), curato da Maria Grazia Gregori e Daniele Aluigi e corredato di una preziosa documentazione fotografica. Al racconto fluido e partecipe della curatrice si affiancano inoltre recensioni, interviste, testimonianze di compagni di lavoro e illuminanti note di regia.

Il libro offre così un profilo professionale e insieme umano di Scaparro, focalizzando da diversi punti di vista la sua attività di regista e di operatore culturale e anche la peculiarità dei rapporti che lo legano ad attori e collaboratori, con alcuni dei quali, come Pino Micol e lo scenografo Roberto Francia, ha stretto un sodalizio duraturo e fertile.

Ben presto il segno distintivo del suo fare teatro è apparso essere l’Utopia, intesa non come fuga dalla realtà e rifugio in un mondo fantastico e lontano, ma come riflessione e impegno per agire sulla realtà stessa, per indicare che un’alternativa è possibile. Sotto questo segno sono nati spettacoli destinati a rimanere nella storia del teatro, dal Cirano di Bergerac al Don Chisciotte, dal Pulcinella alle Memorie di Adriano, che realizzato più di vent’anni fa mantiene intatta la sua forza poetica ed evocativa grazie anche alla magnifica interpretazione di Giorgio Albertazzi.

 “Uomo del rinascimento” come lo definisce Joan Font i Pujol, spirito creativo volto sempre alla ricerca di nuovi obiettivi, Scaparro è fecondo di idee e di iniziative che realizza grazie alle sue eccellenti capacità di organizzatore. Basti ricordare l’invenzione del Carnevale di Venezia, resuscitato nel segno del teatro e della Festa, un altro concetto fondamentale della sua fisionomia artistica. Festa come condivisione culturale e sociale, come momento di aggregazione e di crescita collettiva. In questa cornice si deve a lui l’evento (ma Scaparro aborre questa parola: la cultura, sostiene, deve essere prassi e non evento, normalità e non eccezionalità) del Mascheramento Urbano realizzato in piazza S. Marco sotto la spinta creativa dei Sartori, esito di una ricerca che punta sull’utilizzo e la valorizzazione di uno spazio scenico diverso da quello tradizionale e frutto di una summa di generi: arte visiva, teatro, musica, danza, gestualità che si fondono insieme stimolando e coinvolgendo il pubblico in un’azione collettiva in cui l’attore, l’opera d’arte e il pubblico diventano un’unica entità.

Fusione e scambio sono, peraltro, i concetti che guidano Scaparro da sempre e che lo hanno portato ad allargare da subito lo sguardo all’Europa e al Mediterraneo, dall’impegno in Francia col Théâtre de l’Europe accanto a Giorgio Strehler, attraverso poi il Théâtre des Italiens fino alle attività della Biennale Teatro, di cui è stato direttore per il biennio 2008-2009, dedicate appunto al Mare Nostrum non nell’accezione possessiva degli antichi Romani, ma in quella ecumenica e illuminata di comune bacino culturale.

Caterina Barone

Maria Grazia Gregori e Daniele Aluigi, Scaparro. L’illusione teatrale. Skira, 2011

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