SOCIETÀ

Occupazione: andrà meglio dopo il 2017

Due aree economiche, entrambe ancora in sofferenza, ma che corrono a velocità diverse. Sono quelle dei Paesi avanzati e dei Paesi emergenti, questi ultimi colpiti dalla crisi, ma in misura minore rispetto ai grandi dell’economia dell’Europa, degli Usa e dell’Asia. È il quadro che emerge dal rapporto 2013, World of work, dell’International Labour Organization (Ilo), in cui a spaventare sono ancora i numeri e le previsioni sul mercato del lavoro. 

Impiego. Cinque anni dopo l’inizio della crisi finanziaria, la situazione globale sul lavoro corre su due binari differenti con le economie emergenti in grado di recuperare il terreno perduto molto più velocemente rispetto a quelle di antica industrializzazione. Secondo l’Ilo il tasso complessivo di occupati supera i livelli pre-crisi del 30%, ma solo il 37% dei Paesi aderenti all’organizzazione ha visto segnali di recupero. Basandosi sulle stime attuali l’Ilo afferma che “le economie avanzate riusciranno a tornare ai livelli di cinque anni fa solamente dopo il 2017”, mentre già in due anni i Paesi emergenti otterranno risultati incoraggianti. A livello globale il numero di disoccupati raggiungerebbe quota 208 milioni entro il 2015: otto milioni in più se comparati con quelli attuali. In particolare, “la debolezza del mercato precedente la crisi è perdurata - si legge nel rapporto - e negli ultimi cinque anni l’incidenza dei disoccupati a lungo termine (la quota di senza impiego da 12 mesi e più) è aumentata del 60% nei Paesi a economia avanzata. Occorrerebbero 30 milioni di posti di lavoro in più, secondo l’Ilo, per tornare ai livelli pre-crisi. 

Lo scenario peggiore è quello dell’area euro: su 37 economie prese in considerazione, solo cinque (Germania, Ungheria, Lussemburgo, Malta e Svizzera) registrano livelli di occupazione superiori al periodo che ha preceduto la crisi. Nel 35% dei Paesi gli occupati sono aumentati ma non tanto da pareggiare la situazione precedente al 2008, “mentre negli altri Paesi il tasso di disoccupazione è continuato a crescere” al ritmo medio di oltre il 3% annuo, con le performance peggiori registrate a Cipro, in Grecia, in Portogallo e in Spagna. In controtendenza sono invece i Paesi emergenti che hanno risentito meno della crisi, in alcuni casi anche in virtù dei loro sistemi economici, non ancora così “maturi” da essere investiti dalla globalizzazione finanziaria. Il tasso di occupazione, in 13 casi su 28, ha superato, nel 2012, il livello pre-crisi. Sono solo quattro gli Stati (Giamaica, Giordania, Marocco e Sri Lanka) in cui il tasso di disoccupazione è continuato a crescere, mentre negli altri 11 l’occupazione è aumentata, senza però riuscire a raggiungere i livelli pre-2008. Secondo l’Ilo, i Paesi emergenti sono stati colpiti meno dalla “distruzione dei posti di lavoro, ma maggiormente nella creazione di nuovi posti di lavoro”, senza poter soddisfare appieno la domanda di occupazione creata dalla dinamica demografica. 

Lo spaccato descritto dall’Organizzazione internazionale del lavoro non guarda di sicuro con fiducia al futuro. Testimone ne è il rischio, assodato per l’Ilo, di un aumento esponenziale dello social unrest, del disagio sociale: “Questo tetro scenario - si legge ancora nel rapporto - ha creato un ambiente sociale molto fragile visto che poche persone vedono l’opportunità di ottenere un lavoro “decente” e di migliorare, di conseguenza, il loro standard di vita”. Per l’Ilo, tra il 2010 e il 2012, i Paesi con i picchi maggiori di disagio sociale sono stati Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia e Spagna (più 32% del rischio), mentre gli stessi effetti si sono fatti sentire meno nelle economie più forti di Germania, Belgio, Finlandia e Svezia. Non è un caso che nei Paesi citati assieme all’Italia stia crescendo anche la quota di popolazione che, pur essendo senza lavoro, ha deciso di non mettersi più alla ricerca, scoraggiata totalmente dalla situazione perdurante di crisi economica. 

Mattia Sopelsa

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012