CULTURA

Quegli Yankee dei cartaginesi

Come abbiano fatto, è difficile a dirsi. Certo erano noti, già nell’antichità, per essere i più abili navigatori, capaci di attraversare anche i mari aperti. Certo solo dopo Napoleone l’Europa e il Mediterraneo hanno conosciuto navi della medesima stazza e navigabilità. Ma pare proprio che i Cartaginesi siano sbarcati in America 2.000 anni prima di Colombo, o giù di lì. 

Non ci sono prove documentali certe. Ma indizi, questi sì. Molti e di diversa natura. Riferimenti in testi greci e latini. Oggetti mediterranei trovati nelle Americhe e viceversa: clamorosa la presenza in oggetti d’arte romana dell’ananas, frutto tipicamente americano. Questi indizi sono stati raccolti in un libro, Quando i Romani andavano in America, pubblicato nel 2009 con l’editore Palombi da Elio Cadelo, giornalista scientifico della Rai.

Ma ora questi indizi possono contare su una prova nuova e indipendente. Una prova matematica. La propone Lucio Russo, storico della scienza e docente di calcolo delle probabilità presso l’università Tor Vergata, nel suo nuovo libro, L’America dimenticata. I rapporti tra le civiltà e un errore di Tolomeo, appena pubblicato con Mondadori Università. Pochi come lui conoscono la storia della scienza ellenistica, avendo sia le conoscenze scientifiche sia la capacità di leggere, in greco, i testi originali. 

Ed è proprio studiando l’epoca e i luoghi in cui è nata la scienza nell’accezione moderna del termine, che Lucio Russo si è trovato di fronte a un errore. Quello di Claudio Tolomeo, l’autore dell’Almagesto e rimodellatore di quel systema mundi che ha dominato per molti secoli in Occidente, con la Terra al centro e l’universo che le ruota intorno, noto come sistema aristotelico-tolemaico. 

Tolomeo è vissuto nel II secolo dopo Cristo. E tra le sue svariate attività di astronomo e matematico è riuscito a inserire anche quello di geografo. Per farla breve, ha calcolato il diametro della Terra. Commettendo un errore: il diametro calcolato da Tolomeo risulta inferiore del 30% o giù di lì rispetto a quello che calcoliamo oggi. Nulla di male, si dirà. Con i mezzi che aveva non poteva fare di meglio.

Eppure l’errore è strano. Anzi inspiegabile. Perché quasi 400 anni prima, nel III secolo prima di Cristo, Eratostene di Cirene si era cimentato nella medesima prova e aveva raggiunto un risultato molto più brillante: aveva calcolato un diametro della Terra che differisce da quello accettato oggi solo per l’1%. Insomma, Tolomeo ha rimpicciolito la Terra. Perché?  

Risponderemo tra poco alla domanda. Prima diciamo che Eratostene, grande matematico e terzo direttore della Biblioteca di Alessandria d’Egitto, aveva ottenuto il suo eccezionale risultato fondando la moderna “geografia scientifica”. E lo aveva fatto studiando la topografia della sfera, inserendola in un sistema di coordinate costituito da meridiani e paralleli e calcolando, così, la longitudine e la latitudine di ogni punto conosciuto sulla sfera. Dalla distanza tra i vari punti sulla sfera terrestre, calcolati con estrema precisione anche grazie a vere e proprie spedizioni scientifiche, aveva desunto un diametro del nostro pianeta che possiamo definire “corretto”. 

A quei tempi, nel III secolo avanti Cristo, molti autori parlavano di alcune isole, note come Isole Fortunate, frequentate dai Cartaginesi. Si trattava di isole meravigliose, ci dicono i testi antichi, in cui era facile e bello vivere. E che i Cartaginesi raggiungevano lasciandosi alle spalle l’Africa e navigando per diversi giorni nell’Atlantico. Altri testi riferiscono di spedizioni cartaginesi molto più a settentrione e di un insediamento.

A questo punto entra in scena un terzo scienziato, il grande Ipparco di Nicea. Nato poco prima che Eratostene morisse. E noto per aver stilato il più grande e ricco catalogo stellare mai realizzato a occhio nudo. Ipparco ha costruito una precisa mappa del cielo con ben 1.080 stelle. L’uomo era anche un grande geografo. Studiando il flusso e riflusso del mare nell’Indopacifico e nell’Atlantico, aveva desunto che tra i due oceani doveva esserci un continente (oggi sappiamo che quel continente esiste ed è l’America). Ebbene, Ipparco si cimenta nel calcolo della longitudine e della latitudine anche delle Isole Fortunate e di un centro creato dai cartaginesi nelle fredde acque dell’Atlantico settentrionale.

Lucio Russo dimostra che le coordinate delle Isole Fortunate corrispondono a quelle delle Piccole Antille, nei Caraibi. E quelle del centro più a settentrione corrispondono a Tule, in Groenlandia. 

È questa la prova matematica che i Cartaginesi avevano attraversato l’Atlantico ed erano sbarcati sia in Groenlandia sia in America. I contatti con il continente americano sono durati a lungo, probabilmente mezzo millennio. E i riferimenti accumulati dai marinai punici hanno consentito ai geografi scientifici della prima fase della storia della scienza ellenistica di calcolare con estrema precisione le coordinate dei loro approdi. A corroborare questa tesi c’è la corrispondenza perfetta della morfologia dei luoghi descritta nei testi antichi.

Ma, allora, perché Tolomeo trecento anni dopo restringe il diametro della Terra e propone coordinate diverse per le Isole Fortunate, facendole coincidere con quelle delle Canarie? 

Perché gli si è ristretto l’ecumene. La conoscenza dei luoghi frequentati dai mediterranei. Mentre Ipparco, infatti, elabora i suoi precisi calcoli, Roma combatte e vince la sua terza guerra punica e, tra il 146 e il 145 avanti Cristo, distrugge Cartagine. Mandando in fumo la città e tutti i suoi archivi, compresi quelli che riguardano la navigazione. I Romani si dimenticano dell’America (di qui il titolo del libro di Lucio Russo), almeno a livello di stato, perché pare che alcuni marinai continuino a battere le rotte atlantiche. Tuttavia si esaurisce il rapporto tra navigatori e geografi. Per Tolomeo, le terre più a occidente conosciute sono le Canarie. Ed è partendo da questo presupposto che il grande matematico usa un’unità di lunghezza diversa da quella di Ipparco e ricalcola sia il diametro della Terra sia la longitudine e la latitudine delle grandi città. Costruendo una mappa del mondo conosciuto visibilmente distorta. Questo sarebbe stato l’errore che avrebbe indotto i mediterranei per almeno 1.300 anni a fare come i Romani: dimenticarsi dell’America.

Quella matematica di Russo è la prova definitiva che i Cartaginesi sono sbarcati ai Caraibi? Certamente no. Però è un indizio così pregnante che impone, almeno, di superare consolidati pregiudizi e iniziare una ricerca sistematica – dall’archeologia alla genetica – sulla connessione tra le civiltà del passato.

Pietro Greco

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