UNIVERSITÀ E SCUOLA

Cuba: la distensione è partita dalle università

Una grande voglia di aprirsi sempre più all’esterno, a 56 anni dalla Revolución e a 26 dal crollo del blocco sovietico. “Le relazioni internazionali per noi sono fondamentali”, afferma Gustavo Cobreiro Suárez, rettore dell’università dell’Avana, nei giorni scorsi a Padova dopo un tour italiano che lo ha portato a incontrare i rappresentanti di vari atenei e istituzioni. “Prendiamo la mobilità internazionale: senza questa oggi non è possibile fare università di buon livello – continua il rettore  –. Per questo nel 2014 abbiamo avuto oltre 1.100 missioni all’estero su un totale di circa 1.700 docenti. 444 sono gli accordi bilaterali in corso, a cui si aggiungono 262 progetti internazionali”. Una politica che riguarda anche gli studenti stranieri presenti all’UH: oggi oltre 5.500 su un totale di 60.000.

Negli ultimi anni le relazioni accademiche hanno rappresentato per Cuba una canale aperto con il mondo e in particolare con gli Usa, nonostante l’embargo proclamato da Kennedy a partire dal 1962. Per il rappresentante del più grande e importante ateneo cubano quello attuale è un periodo di intensa attività:  dal 9 all’11 aprile ha infatti partecipato a Panama alla VII Cumbre de las Américas. Nel vertice continentale ha preso parte come componente del direttivo al Foro de Rectores: l’assemblea dei rappresentanti di oltre 400 delle università del continente, tra cui più 100 nordamericane, a cui ha partecipato anche il segretario di Stato Kerry. 

Il rettore dell'università dell'Avana, Gustavo Cobreiro Suàrez, durante la visita all'università di Padova. Foto: Massimo Pistore

È però tutta l’isola a vivere una fase nuova, legata soprattutto alle aperture nelle relazioni con il governo Usa: solo pochi giorni fa l’amministrazione Obama ha chiesto anche al Congresso di togliere Cuba dalla lista dei paesi che appoggiano il terrorismo. Cobreiro però non si sbilancia: “Al momento il blocco economico rimane: il governo americano si è limitato a riconoscere 12 nuovi ragioni per concedere il visto per l’isola, tra le quali non c’è il turismo. Noi restiamo aperti alla collaborazione: il bloqueo è sempre stata una scelta unilaterale statunitense”. Un isolamento che ha affossato per anni l’economia cubana, ma che al tempo stesso potrebbe aver paradossalmente rafforzato il regime. A livello di principio Cuba appare disposta a concedere poco o niente: “Oggi siamo di fronte al risultato di quasi sessant’anni di resistenza – afferma il rettore –. La stessa Casa Bianca ha ammesso che la politica americana verso Cuba ha fallito. Noi siamo disposti a negoziare, ma sulla base dei principi della sovranità e dell’indipendenza”. 

Nei fatti, il recente clima di distensione sembra favorire, dopo anni di crisi economica, la ricerca di partner internazionali con cui stringere o rinsaldare rapporti politici e commerciali in Europa e, perché no, negli Stati Uniti. Con le università nel ruolo di ambasciatrici di un nuovo corso.

La voglia di guardare al futuro è infatti palpabile: anche per chi lavora in un settore che, come l’istruzione pubblica, è da sempre tra i più aperti all’esterno e rappresenta, assieme all’assistenza sanitaria, uno dei fiori all’occhiello del governo cubano. “Oggi l’indice di alfabetizzazione è del 99,8% – dice orgogliosamente il rettore (confermato dal World Factbook della Cia. In Italia è il 99%, ndr) –. Nel 1959 c’erano tre università, oggi 60. 54.373 i laureati dello scorso anno: il 22% della forza lavoro”. Un sistema che comunque mostra affaticamento, se è vero che ultimamente ci sono stati significativi tagli di bilancio e le nuove iscrizioni sono sensibilmente calate dalle oltre 700.000 di pochi anni fa a 173.298 dell’anno accademico 2014/2015.

A Padova la delegazione cubana è venuta a presentare una rete europea-latino americana, promossa dall’università patavina e da quella dell’Avana,per la promozione conservazione del patrimonio storico culturale universitario. “Gli obiettivi del progetto che stiamo facendo nascere assieme sono diversi: la formazione del personale, la promozione, la messa a punto di buone prassi, la catalogazione e la valorizzazione delle nostre ricchezze artistiche e culturali, anche attraverso un sito internet dedicato”, spiega Cobreiro. Dieci per ora gli atenei coinvolti sulle due sponde dell’Atlantico tra cui Alicante, Coimbra, Salamanca, la Unam di Città del Messico, Campinas in Brasile, Santo Domingo (l’università più antica delle Americhe) e Cordoba in Argentina.

Non è tutto, dato che il 17 aprile, con l’appoggio di Padova Promex (l’azienda speciale della Camera di Commercio di Padova per le attività internazionali), è stato anche concluso un accordo per un comitato accademico misto tra Padova e l’Avana. “Due importanti accordi conclusi in un solo giorno – commenta soddisfatto Cobreiro – a cui presto potrebbe aggiungersene un altro tra l’orto botanico padovano e il Jardín Botánico Nacional de Cuba, il più importante dell’America Latina”. 

A Cuba i nuovi accordi saranno presentati pubblicamente in novembre, nel corso di un workshop organizzato in occasione della settimana della cultura italiana. Un appuntamento molto sentito nella capitale cubana (che fra gli altri ha dato i natali a Italo Calvino) e che vedrà la partecipazione di docenti e ricercatori padovani: si parlerà di storia e di cultura, ma anche di ambiente, energia e biotecnologie. “Le opportunità sono molto interessanti per entrambi gli atenei: dalla mobilità degli studenti alla collaborazione scientifica”, osserva Giovanni Luigi Fontana, direttore del Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità (DiSSGeA) dell’università di Padova, nonché principale artefice negli ultimi tre anni delle relazioni tra Padova e l’Avana. “Stiamo lavorando ad esempio sul mutuo riconoscimento dei titoli accademici. Considerato ad esempio che oggi un medico a Cuba guadagna circa 30 euro al mese, molti potrebbero essere interessanti a trascorrere periodi di formazione e di lavoro in Italia”.

L’immagine con cui Gustavo Cobreiro Suárez ci lascia, registrata su un telefonino, è di quelle che fanno ben sperare: centinaia di ragazzi, cubani e statunitensi (provenienti dalla Virginia University), che salgono la scalinata che porta all’ingresso monumentale dell’università sulle note di Imagine di John Lennon.

D.M.D.A.

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