CULTURA

Fisica: vertigine e divertimento

Una particella presente nello stesso istante in posti diversi, che quando non interagisce con le altre fa semplicemente perdere le sue tracce. Le nozioni di spazio e di tempo che, così come le utilizziamo e le abbiamo studiate a scuola, perdono completamente di significato, per lo meno a livello subatomico. Spiegare (e soprattutto far capire) i principi della fisica quantistica non era considerato un compito facile nemmeno da un premio Nobel Richard Feynman, eppure è proprio questo il tentativo di Carlo Rovelli nel libro La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose (Raffaello Cortina 2014), selezionato nella cinquina del Premio Galileo 2015.

Rovelli, fisico teorico e brillante divulgatore, illustra gli esiti e le implicazioni delle sue ricerche (che coinvolgono l’ambito della cosiddetta gravità quantistica a loop) partendo dalle radici greche della concezione atomistica, per poi accompagnare il lettore lungo il cammino dell’evoluzione del pensiero scientifico. Da Galileo e Newton, passando per Faraday e Maxwell fino ai grandi fisici del Novecento come Einstein, Bohr, Heisenberg e Dirac. Tutti accomunati dal fatto di andare oltre l’apparenza per cogliere la realtà profonda delle cose, scomponendo e ricomponendo in modo incessante con le loro idee la nostra stessa idea di realtà, immaginando fenomeni come il Big Bang e l’espansione dell’universo, ma fornendo anche più prosaicamente le basi dei computer, dell’ingegneria e della biologia moderna.

Professor Rovelli, perché la realtà non è come ci appare?

Per esempio perché la Terra ci sembra ferma e invece gira. Oppure perché gli animali ci sembrano molto diversi da noi e invece siamo discendenti degli stessi progenitori. O ancora perché ci sembra che il tempo scorra eguale ovunque, e invece non è vero...

E com’è allora?

Più profonda, più bella, più sorprendente: lo spazio è curvo, le particelle sono anche onde, i corpi sono fatti di atomi, il tempo esiste solo come approssimazione...

Alcune teorie fisiche che lei cita danno quasi un senso di vertigine, e lei sembra divertirsi a smontare tutte le basi secondo le quali percepiamo l’ambiente che ci circonda. È così?

Si, è proprio così. La vertigine che danno queste teorie è bellissima. Studiarle è come montare su un ottovolante: vertigine e divertimento. Molto divertimento.

Se tutto è, ed è esclusivamente, materia, crede che la fisica e la scienze sperimentali riusciranno un giorno a spiegare il mistero della vita, della coscienza e dell’autocoscienza?

La storia del sapere è una lunga successione di momenti in cui abbiamo capito cose che prima sembravano misteriosissime. Non vedo il motivo per cui non dovrebbero riuscire a capire anche queste. L'umanità impara, come un ragazzo che cresce. Però "materia" è un termine molto generico. Se per "materia" intendiamo le cose come i "sassi", non è vero che tutto è materia. Anzi, niente è materia. La luce non è materia. Lo spazio non è materia, e neppure gli atomi somigliano ai sassi. Se invece per "materia" intendiamo tutto ciò che non è "puro spirito", "magia nera", "entità soprannaturali, "anima immortale", "realtà trascendenti", o cose simili, allora sì: questo tipo di entità non hanno mai davvero spiegato nulla, per cui se vogliamo capire cose che ancora non capiamo è meglio che queste le lasciamo perdere.

Il suo libro è un invito ad andare oltre le apparenze anche in campi diversi dallo scientifico?

No. Nel libro parlo di scienza. Ma certo sappiamo tutti che è sempre vero anche nella vita quotidiana che spesso le apparenze ingannano.

Perché nel suo libro non descrive soltanto le scoperte della fisica, ma si sofferma anche su filosofia, storia, arte e poesia?

Perché penso che la nostra conoscenza del mondo sia unitaria, non spezzettata, e tutte queste attività umane sono fortemente legate l'una all'altra. Penso che separarle sia artificiale.

Spesso ci si lamenta di una mancanza di cultura scientifica in Italia, eppure il suo libro Sette brevi lezioni di fisica è stato per mesi in cima alle classifiche dei libri più venduti. Si è chiesto come mai?

Forse le due cose sono legate. Molta gente sente che in Italia la conoscenza scientifica è troppo poco diffusa, e quindi ne è incuriosita.

Daniele Mont D’Arpizio

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