CULTURA

100 anni di Pasolini, autore poliedrico e corsaro

Pier Paolo Pasolini – nato a Bologna il 5 marzo 1922 – ha lasciato un segno indelebile in ogni campo che ha toccato. A 100 anni dalla nascita continua ad affascinare, ma anche a dividere. La sua opera “spazia dalla poesia alla narrativa, alla saggistica, al cinema, al teatro, alla traduzione dei classici greci e latini, al giornalismo. Non a caso un linguista come Tullio De Mauro lo ha definito il primo artista di grande livello internazionale che possa definirsi multimediale nel mondo di oggi – spiega a Il Bo Live Guido Santato, già ordinario di letteratura italiana all'Università di Padova e direttore della rivista internazionale Studi pasoliniani, da lui fondata nel 2007 –. Pasolini si considerava innanzitutto un poeta anche quando faceva cinema o scriveva sui giornali. Era nato poeta: Poesie a Casarsa, la sua prima raccolta di versi friulani pubblicata nel 1942, rappresenta un momento importante della poesia italiana del Novecento”.

Santato è un punto di riferimento della critica pasoliniana: suoi i volumi Pier Paolo Pasolini. L'opera (Neri Pozza 1980), prima monografia dedicata a un’analisi complessiva dell’opera di Pasolini, e, oltre trent'anni dopo, Pier Paolo Pasolini. L'opera poetica, narrativa, cinematografica, teatrale e saggistica. Ricostruzione critica (Carocci 2012), una seconda monografia più ampia e concepita ex novo. Lo studioso fa anche parte del comitato scientifico istituito dal Ministero dei Beni culturali per le celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore. “Ho conosciuto Pasolini il 2 ottobre 1970 a Napoli, mentre stava terminando di girare il Decameron a Caserta vecchia – ricorda lo studioso – Stavo terminando la mia tesi di laurea sulla sua poesia: gli avevo scritto chiedendogli di incontrarlo e lui si è mostrato subito disponibile”. Da lì in avanti si sono trovati diverse volte, a casa del poeta e altrove: “Era gentile, umile, pedagogico. Al tempo stesso era la persona più geniale che io abbia conosciuto”.

Pasolini, sottolinea Santato, “è l’autore italiano del Novecento più tradotto, studiato e discusso nel mondo. Le traduzioni delle sue opere pubblicate nelle lingue più diverse sono innumerevoli. Mi limito a un solo esempio. Gli Scritti corsari hanno avuto una grande fortuna editoriale anche fuori d’Italia. Particolarmente significativa la ricezione in Germania del Pasolini ‘corsaro’. Gli Scritti corsari e Empirismo eretico sono stati pubblicati nel 1979 dall’editore Klaus Wagenbach di Berlino che ha stampato gran parte delle traduzioni di opere di Pasolini in Germania. Dell’edizione tedesca di Scritti Corsari sono state vendute in pochi mesi più di settantamila copie. Una nuova edizione del libro è stata pubblicata dallo stesso editore nel 2006”.

Il centenario sarà celebrato da un grande numero di eventi in Italia e nel mondo: da Roma a Casarsa, a Bologna e in molti paese stranieri. Tra le iniziative promosse nel Veneto è da segnalare la mostra Pier Paolo Pasolini, Manifesti per il suo cinema, aperta fino al 3 luglio a Treviso presso il nuovo Museo Nazionale Collezione Salce. I 21 manifesti esposti – che comprendono alcuni dei capolavori più famosi come Accattone (1961), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1966), Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) – ci riportano agli anni d’oro del nostro cinema, in cui esso riusciva in qualche caso a intrecciare la popolarità con l’alta qualità artistica e culturale. Cosa in cui proprio Pasolini eccelleva.

“All’interno di un’opera complessa e articolata come quella di Pasolini – continua Santato –  emergono una serie di costanti tematiche che ritornano nel corso del tempo: l’amore per il mondo popolare, l’impegno politico sempre ‘eretico’, la polemica contro il modello di sviluppo neocapitalistico e consumistico, contro la borghesia e la sua capacità di omologazione, la ricerca dello scandalo, l’amore per i dialetti, l’attenzione per la lingua e in particolare per l’evoluzione della lingua italiana (importante al riguardo il saggio Nuove questioni linguistiche). Le polemiche sviluppate da Pasolini negli articoli giornalistici raccolti in Scritti corsari e in Lettere luterane mostrano la sua capacità di cogliere prima degli altri i cambiamenti in atto nella società. Aveva antenne particolarmente ricettive e credo che le questioni da lui sollevate siano ancora profondamente attuali. Pensiamo solo agli effetti distruttivi del modello di sviluppo consumistico basato sulla produzione esorbitante di merci e sul loro rapido consumo. Serge Latouche ha annoverato non a caso Pasolini fra i precursori del pensiero della ‘decrescita felice’”.

“Negli articoli raccolti in Scritti corsari e in alcune interviste degli ultimi anni – prosegue Santato – Pasolini sottolinea ripetutamente la capacità del potere di manipolare i corpi, la coscienza e la vita delle persone. Questa denuncia di un potere che modifica i corpi appare singolarmente vicina ai concetti di biopotere e di biopolitica elaborati da Michel Foucault nell’ultimo periodo della sua ricerca intellettuale. Secondo Foucault il biopotere è un potere che costruisce i corpi, i desideri e le forme stesse della vita. Il biopotere, potere sulla vita, si sviluppa con la gestione del corpo umano nella società capitalista, base del controllo per una biopolitica delle popolazioni. Per Foucault la biopolitica è la zona d’incontro tra il potere e la sfera della vita”.

Pasolini, conclude Santato,“è stato indubbiamente uno dei maggiori protagonisti della cultura del Novecento. La sua capacità di intuizione, la sua irriducibile libertà intellettuale, le sue spregiudicate denunce sono realtà di cui si avverte la mancanza nella vita culturale e civile italiana. Pasolini può essere un buon compagno di strada nel nostro incerto procedere tra presente e futuro del villaggio globale, fra interrogativi senza risposta, in un momento tragico per l’Europa e per il mondo, davanti all’intollerabile violenza dell’invasione russa dell’Ucraina”.

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