CULTURA

La brigata dei bastardi

Fisici e spie: come Fréderick Joliot, che collaborava segretamente con la resistenza francese, o come l’olandese Samuel Goudsmit, che lo fece in grande entrando nella principale organizzazione di spionaggio americana. Fisici sabotatori, fisici impegnati in azioni di guerra, fisici che scappano e vengono catturati, fisici messi al lavoro su isole remote del Mar Baltico, fisici innamorati delle Mata Hari sbagliate, fisici che comunicano con altri fisici per anagrammi, e fanno errori madornali. E, insieme ai fisici, soldati, ex giocatori di baseball poliglotti, premi Nobel, aviatori e sciatori intrepidi, figli di ambasciatori determinati a conquistare il cuore di papà con imprese spericolate fino al suicidio. Questa è la storia vera e drammatica della corsa alla bomba atomica e di come gli Stati Uniti si convinsero che la Germania, enorme potenza scientifica e industriale, avrebbe potuto costruirla prima di loro. Cioè è la storia della “brigata dei bastardi” americani raccontata dallo scrittore di scienza Sam Kean nel suo ultimo libro, dove “brigata dei bastardi” era il nomignolo che venne realmente dato al gruppo di spionaggio in azione perché poteva agire in totale autonomia dai gruppi militari ed era autorizzato a tutto.

La storia comincia nel 1938 con un articolo pubblicato in fretta e furia che dimostra la possibilità della fissione dell’uranio. È firmato dal tedesco Otto Hahn (destinato al Premio Nobel) e dalla sua collaboratrice (ebrea e donna, quindi destinata a un bel niente) Lise Meitner. Segue la guerra. A un certo punto, per evitare che i tedeschi arrivino alla costruzione della bomba, gli americani mettono su il gruppo di spionaggio. E da quel momento succede talmente di tutto che il racconto, preciso e incalzante, delle azioni volte a bloccare le ricerche dei fisici tedeschi riempie le quasi 500 pagine del libro senza lasciare respiro.

Al centro della storia, il tentativo di fermare, silenziare, forse persino uccidere Werner Heisenberg che aveva progettato i reattori del programma atomico tedesco. Come fisico tutti lo rispettavano ma alcuni colleghi avevano (comprensibilmente) preso a odiarlo. E allora eccolo braccato fino in Svizzera: gli metteranno alle calcagna uno spietato cacciatore di teste con una lunga esperienza nella giungla birmana, ma le cose a Zurigo andranno più lentamente ed Heisenberg non si accorgerà di niente. Anzi, continuerà a chiedersi perché tanta disapprovazione da parte dei colleghi.

Il gruppo di spionaggio americano si chiamava Alsos, dal greco “boschetto”, nome che qualche spiritoso scelse perché voluto dal generale Leslie Groves (in inglese, “boschetto”), che era a capo del progetto di costruzione della bomba, ed era diretto da un temerario Boris Pash. Dall’altra parte, suo rivale nelle operazioni di spionaggio benché in guerra dalla stessa parte, un enigmatico Moe Berg, molto più sottile, tanto da riuscire a convincere a seguirlo negli Stati Uniti uno scienziato come Antonio Ferri, tra i massimi esperti mondiali di aerodinamica, sulla cui testa i tedeschi avevano messo una grossa taglia.

Ma questo è solo un dettaglio. Per esempio, oggi che i documenti segreti dei servizi di intelligence sono stati desecretati, con un lavoro evidentemente certosino, Kean ha ricostruito come andarono i disperati tentativi di sabotaggio della centrale idroelettica norvegese nella quale i tedeschi producevano l’acqua pesante per il programma nucleare. E quella delle tante piste sbagliate seguite dagli americani per identificare i depositi di uranio nazisti, come quando si trovarono a seguire del dentifricio radioattivo. Tanti buchi nell’acqua fatti senza nemmeno sapere a che punto fossero i tedeschi nello sviluppo della bomba atomica, costati bombardamenti e vittime in mezza Europa.

E a che punto erano i tedeschi del Club dell’Uranio? Indietro, molto indietro.

Ma questo lo possiamo dire oggi, come oggi conosciamo il finale della storia. La bomba la costruirono gli americani, e la lanciarono su Hiroshima e Nagasaki. Heisenberg lì per lì non ci credette davvero. E poi si risentì coi colleghi non tanto per essere stato associato ai nazisti (beh, aveva lavorato per loro) ma perché si diceva che non avesse capito la fisica necessaria alla costruzione dell’arma atomica. Infine, soprattutto cambiò la fisica: diventò importante, ricca, considerata, temuta. Nessuna sorpresa, a vederla oggi. Del resto, come dice Kean in conclusione, la fisica “spezzando l’atomo aveva spezzato il mondo”.

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