CULTURA

Dizionario scientifico di Gianni Rodari, 3: il dottore

Una risata lo seppellirà. Potremo vincere più facilmente la battaglia con il coronavirus se riusciremo a sorriderne, a prenderlo in giro e magari a farci una grassa risata. L’ironia ci aiuta a superare anche i momenti più drammatici. La terapia del sorriso può funzionare. E se anche non guarisce dal male, serve almeno a sopportarlo meglio.

Se ci credete, allora non dovete fare altro che leggere Gianni Rodari, lo scrittore per l’infanzia (e per l’età adulta) di cui quest’anno corrono i cento dalla nascita e i quaranta dalla morte.

Lui sì, che sapeva trattare con ironia anche la malattia. Comprese le epidemie, come la COVID-19. Ecco, per esempio, un brano che le riguarda tutte. È tratto da Il paese dei bugiardi, nelle Filastrocche in cielo e in terra, pubblicate nel 1960.

Cosa più sbalorditiva, 

la malattia si rivelò infettiva, 

e un po’ alla volta in tutta la città si diffuse il bacillo 

della verità. Dottori, poliziotti, autorità 

tentarono il possibile 

per frenare l’epidemia. Macché, niente da fare.

Dal più vecchio al più piccolino la gente ormai diceva 

pane al pane, vino al vino, 

bianco al bianco, nero al nero: liberò il prigioniero, 

lo elesse presidente, 

e chi non mi crede 

non ha capito niente.

Sì, dire la verità è un virus buono. Ciò vale sempre, anche per chi – scienziati, medici, politici o giornalisti, scrittori o economisti – parla al tempo del coronavirus. 

Quest’altro brano riguarda una malattia grave, ma non imbattibile: il tumore. E le ferite, psicologiche, che lascia anche in chi ne guarisce. È tratto da Il cavallo saggio, seconda parte, chiamata Materia primache raccoglie le poesie di Gianni Rodari pubblicate nel 1968 da Il Caffè:        

            Il più bel ricorso l’ho scoperto

            destituito di fondamento.

            La presente servirà da smentita.

            Portato per anni nello zaino

            come un prezioso segreto,

            non era che un tumore,

            proliferazione impazzita

            di cellule che vivevano

            soltanto per uccidermi.

            Scampato al pericolo,

            cammino meglio,

            digerisco i sassi,

            tutto comincia adesso,

            bel ricordo non mi fai fesso.

Gianni Rodari è uno scrittore capace di attraversare tutti i generi, sempre con leggerezza e, insieme, con profondità. Leggete questo terzo brano che abbiamo scelto oggi e poi mi dite. È tratto da I bambini si capiscono che fa parte, a sua volta, de La torta in cielo(1964).

Rita è una bambina ricoverata, suo malgrado, in ospedale. I medici non capiscono il suo male, credono che abbia assunto un veleno di provenienza extraterrestre. Lei ha solo mangiato un innocuo pezzo di cioccolata. Ma i medici insistono: sei malata. Lei, invece, sta benissimo.

         - Vi dico che sto bene. E vi dico anche, se lo volete sapere, che quella cosa là sul Monte Cucco non è un’astronave, è una torta. Domandatelo a mio fratello, domandatelo al signor Geppetto.

            - Chi sarebbe questo signor Geppetto?

            - Non lo so, andateglielo a domandare, chi è. Sta dentro nella torta, proprio in mezzo, e se la mangerà tutta, beato lui.

            Il capo-reparto si volse agli altri medici, crollando tristemente il capo.

            - I signori hanno udito? La poverina delira. La sua mente malata mescola l’immagine di quel dolce fatale e le avventure di Pinocchio in una tremenda confusione. Evidentemente il veleno ha cominciato ad agire sui centri nervosi. Speriamo di poter fare qualcosa. Per cominciare, direi proprio che un’iniezione calmante è indispensabile.

            - Assolutamente indispensabile, - risposero in coro i dodici dottori.

Non vogliamo offendere nessuno. Ma talvolta ascoltando alcuni esperti in televisione il pensiero corre a Gianni Rodari. E a Rita.  

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