CULTURA

Jonathan Coe, uno spaccato attuale dell'Inghilterra

Ritrovare vecchi amati personaggi di un romanzo in versione adulta e vaccinata, vedere "come è andata  a finire" è un sogno di molti lettori (a volte tanto petulanti da decretare resurrezioni letterarie) che quando si realizza è spesso foriero di delusioni: un po' come accade alle cene incoraggiate da Facebook coi compagni di classe vent'anni dopo la maturità.

Sul ritorno dei Trotter, la famiglia delle Midlands inglesi, creatura di Jonathan Coe e protagonista dei suoi romanzi la "Banda dei Brocchi" e "Circolo Chiuso", i lettori si dividono tra entusiasmo e rammarico; il giudizio sull'opportunità di questa rimpatriata è faccenda che attiene molto alla sensibilità personale di ognuno ma resta un fatto:  l'autore inglese è riuscito con molta abilità a far risuonare al momento giusto l'incertezza in cui versa il suo Paese con quella esistenziale  dei suoi fortunati personaggi colti in un'irrisolta maturità resa più tormentata da dilemmi politici e crisi economica.

"Middle England"  è un romanzo sul passato prossimo che racconta res pubblica e privata degli inglesi dal 2010 al 2018, tempo tanto vicino da essere di difficile messa a fuoco; Coe ci riesce bene, in quasi quattrocento pagine che ruotano attorno alla domanda che resterà  ancora senza risposta fino ad Halloween : to leave or not to leave? Should I stay or should I go? Come cantavano i Clash quando Benjamin Trotter era ancora al college. Si parla ovviamente di Brexit che all'inizio, ricorda Coe attraverso il personaggio dell'intellettuale Doug, era "Brixit" (così scrisse l'analista Alistair Newton nell'agosto 2012) ovvero  British più exit: 

"Bè, i Greci l'hanno chiamata Grexit"

"I greci? Non sono usciti dall'Unione Europea"

"No, ma hanno valutato la possibilità di farlo".

La rabbia, l'insofferenza contro gli intellettuali e il politicamente corretto, il razzismo sono temi già toccati nelle precedenti storie dei Trotter - come pure in quelle della "Famiglia Winshow"; negli Anni Dieci del duemila irrompono invece  nella letteratura di Coe i mercati finanziari, con tutto il loro  portato di incertezze sociali, e la politica si prende spazio sin dalle prime pagine che si aprono con la privata vicenda di un funerale: siamo nel 2016 e il più tormentato dei Trotter, il sognante Ben che è andato a vivere in un mulino, salutata per sempre sua madre valuta di non andare a votare al Referendum.

Oltre che della scellerata consultazione che ha dato  il via all'incaponimento di Teresa May, incredula e pervicace propositrice dello stesso deal per ben tre volte,  Coe, scorazzando per salti temporali negli ultimi 8 anni di politica economica, racconta anche della nascita del primo governo di coalizione della storia britannica, delle rivolte del 2011 e dei giochi olimpici del 2012. L'autore colloca proprio nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi  il giro di vite di tutta la trama; la sospensione del tempo e del giudizio davanti alla sequela di celebrazione di storia patria vale per tutti i personaggi del romanzo, anche i più insospettabili, incantati di fronte allo spettacolo messo in scena il 27 luglio 2012 allo Stadio Olimpico di Londra con la direzione del regista di Trainspotting.

I sentimenti di Coe sono, sembrerebbe, attribuiti di nuovo al correttissimo, radical chc direbbe Salvini, Douglas il qualeavverte un'emozione che non provava da anni e che in verità non aveva mai provato, cresciuto com'era in una famiglia in cui tutte le espressioni di patriottismo erano viste con sospetto.

Nessuno è immune orgoglio dell'inglesità, di essere parte di una nazione che ha raggiunto straordinari risultati e può permettersi di celebrarli  con sicurezza e ironia.  Un sentimento che è la  versione soft della veemenza nostalgica vetero imperialista che soffia in altre pagine, accompagnata dal disagio molto inglese di perdere il controllo e lasciare che Bruxelles decida per tutti.

Ai middleenglish di Coe, mediocremente in mezzo, in tutti i sensi, alle scelte e a una storia inceppata, sembrano  soffrire della mancanza di una voce propria e soprattutto di un portavoce, che potrebbe avere a che fare con la carenza di rappresentantività istituzionale come Inglesi (esiste un'Assemblea Nazionale del Galles, un'Assemblea semiautonoma dell'Irlanda del Nord, un Parlamento scozzese ma l'Inghilterra ha un arcipelago di autorità locali e un governo metropolitano di Londra).   Sono uomini di mezza età, disorientati tra nuovo razzismo (il pericolo è rappresentato dalle nuove immigrazioni che vengono da Est, schiuse dall'Europa) che sognano un'Englexit (uscita come England),  più che una Brexit, vicino ai quali fanno migliore figura o comunque si mostrano più capaci di un'evoluzione personale  i personaggi più giovani: Coriander figlia del giornalista, Sophie, la figlia di Lois,  che attraversa crisi accademiche e matrimoniali e cerca un nuovo inizio a Nord Est,  dove la luce è più grigia che mai. In "Middle England"  la verità non sta nel mezzo, ma ognuno trova comunque affannosamente il filo della propria storia in attesa che la sorte del Paese si riveli dopo l'ennesimo rinvio: ma neanche il romanzo ha capacità oracolari in tal senso,  la suspence politica rimane alta e tutte le alternative ancora intatte sul tavolo, come nelle migliori trame di  Agata Christie.

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