SCIENZA E RICERCA

La nostra storia scritta nel ghiaccio

Dalla Peste nera alla rivoluzione industriale: tutti gli avvenimenti che hanno segnato la storia d’Europa sono incisi nel ghiaccio. Miliardi di particelle, residui organici e pollini che, intrappolati nelle vette del Monte Rosa, formano una sorta di database, permettendoci una ricostruzione dettagliata della nostra storia. Una testimonianza che c’è sempre stata ma di cui ci accorgiamo solo adesso e, forse, rischiamo già di perderla.

Era il 2015 quando sei scienziati si sono chiesti se non fosse il caso di provare ad analizzare anche i ghiacciai europei, meno isolati e più raggiungibili rispetto ai ghiacciai artici e antartici, studiati per più di 50 anni. I ghiacciai europei sono sempre stati lì, al centro di migliaia di anni di attività umana. Così, nell’autunno 2015 una squadra di ricercatori è volata in elicottero fino al Colle Gnifetti, vicino al confine italo-svizzero, dove il Monte Rosa raggiunge una delle sue altezze più vertiginose.Grazie alla sua posizione centrale nel continente, questo ghiacciaio ha intrappolato tutte le polveri che il vento, nel tempo, ha trasportato fin lassù, a 4500 metri sul livello del mare: le prove che documentano per filo e per segno il nostro passato.

Durante la spedizione, i ricercatori hanno raccolto alcune lastre di ghiaccio che sono state poi analizzate in laboratorio con una tecnica messa appunto da Sandra Brügger, ricercatrice all’Institute of Plant Sciences e all’Oeschger Centre for Climate Change Research (OCCR) dell'Università di Berna.Dopo la datazione, sono state campionate grazie al microscopio ottico tutte le particelle presenti all’interno delle sezioni di ghiaccio: polline, spore e fuliggine.In totale sono stati contati più di 40mila granuli di polline. 

I risultati sono stati presentati il giugno scorso al congresso Polar 2018, in Svizzera: i livelli di polline variano molto nei secoli, ma gli aumenti e le diminuzioni più evidenti coincidono con avvenimenti degni di nota. Ad esempio, il 14° secolo fu un secolo davvero particolare: prima la Grande Carestia del Nord Europa causata da piogge intermittenti che rovinarono i raccolti, poi la Peste nera che uccise un terzo della popolazione europea dell’epoca, lasciando le terre disabitate. Gli anni che vanno dal 1310 al 1360 sono stati disastrosi e non hanno lasciato traccia nemmeno nel ghiaccio: nessuna forma di polline è volata fino alla cima del Monte Rosa, perché dell’agricoltura, in quel periodo, non c’era traccia.

Ma non solo periodi bui: intorno all’anno Mille in Europa faceva molto caldo (molto più caldo di oggi) e la vegetazione prosperava. In questo periodo storico, i pollini rilevati nel ghiaccio sono abbondanti e la presenza di un’alta concentrazione di pollini tipici dei prati europei sembra segnare la transizione dalle foreste ai pascoli. A supporto di questa tesi anche il rilevamento di un’elevata concentrazione di spore fungine appartenenti al genere Sporormiella, specie di funghi che crescono solo nel letame e che possono essere indicatori dell’abbondanza di animali da pascolo. Inoltre, a partire dalla seconda metà del 1700, si assiste all’espansione dell’economia europea e all’inizio della rivoluzione industriale. Ciò si riflette con le prime particelle di carbonio intrappolate nel ghiaccio, che proclamano l’avvento di un sistema industriale moderno basato sull’utilizzo di combustibili fossili. 

Sebbene questi eventi storici siano stati annotati da poeti, proprietari terrieri e cronisti dell’epoca, secondo i ricercatori, la raccolta delle particelle nei ghiacciai può essere una tecnica più precisa e a scala globale: il rilevamento avvenuto tramite l’osservazione degli eventi può essere, infatti, approssimativo e limitato geograficamente. L’ideale, concludono i ricercatori, sarebbe quello di utilizzare sia i dati scientifici sia la documentazione storica per conoscere tutti gli avvenimenti che nel tempo hanno modellato la nostra storia: dalle condizioni climatiche alle innovazioni, dalle carestie all’inquinamento.

Una testimonianza sorprendente che però ci accorgiamo di avere solo adesso, nel XXI secolo e, secondo i ricercatori, forse è già troppo tardi. L’aumento delle temperature rende incerto il destino dei ghiacciai che sembrano sciogliersi e frammentarsi sempre più in fretta: oltre che un enorme problema ambientale, il disgelo nelle nostre montagne, rende inutilizzabili le testimonianze che queste, da millenni, custodiscono. Dal punto di vista della ricerca, un’ingente perdita di dati scientifici; dal punto di vista storico, eventi che non potranno mai più essere raccontati.

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