Non solo uomo di Neanderthal e uomo di Denisova, c’è un’altra specie di ominide con cui Homo sapiens si è incrociato in passato. È quanto afferma uno studio condotto dall’università della California di Los Angeles (UCLA) e pubblicato su Science Advances, che ha rilevato, nelle popolazioni umane moderne di Yoruba e Mende, nell’Africa occidentale, del materiale genetico ereditato da un’antica specie parente dell’uomo, ma che non è stata ancora identificata. Questo nuovo evento di ibridazione avvenuto in Africa si aggiunge a quelli più noti avvenuti con Homo neanderthalensis in Europa e con Homo di Denisova in Asia.
Per fare chiarezza su ciò che sappiamo riguardo la storia evolutiva umana e sulle tecniche che ci permettono di aggiungere importanti tasselli a questo complicato e affascinante puzzle, abbiamo contattato la professoressa di antropologia molecolare presso l’università di Roma Tor Vergata Olga Rickards.
Eventi di ibridazione conosciuti
Gli eventi di inbreeding, cioè di incroci con specie diverse, sono stati numerosi, con più gruppi e in diversi periodi. Nelle popolazioni umane attuali troviamo alleli riconducibili sia a Neanderthal che a Denisova. Con questi ultimi, i casi di mescolamento sono stati almeno due, infatti le tracce di DNA denisoviano trovate negli esseri umani dell’Asia orientale sono diverse da quelle trovate nelle popolazioni presenti in Oceania, suggerendo che le ibridazioni siano avvenute tra popolazioni diverse in momenti diversi.
Con Neanderthal la situazione è anche più complessa. Un primo contatto, con conseguente incrocio, sembra essere avvenuto in Europa oltre 100.000 anni fa, seguìto da un altro incontro sempre in Europa, collocato tra i 50.000 e gli 80.000 anni fa, dopo la grande migrazione di Sapiens fuori dall’Africa. Recentemente è stato rinvenuto DNA neanderthaliano anche nelle popolazioni africane, a seguito probabilmente di un ritorno in Africa da parte dei primi Sapiens europei già ibridati, che hanno portato con sé del DNA mescolato.
Intervista a Olga Rickards, docente di antropologia molecolare
Tecniche recenti e nuove scoperte
I metodi che ci permettono di capire cosa avvenne in passato sono in continua evoluzione. Siamo in grado di amplificare una porzione di DNA molto piccola, condizione inevitabile nei campioni fossili antichi, abbiamo sequenze di genomi umani moderni e con metodi computazionali possiamo confrontare queste sequenze identificando le tracce lasciate dalle ibridazioni avvenute in passato.
Proprio con metodi computazionali i due ricercatori Arun Durvasula e Sriram Sankararaman hanno identificato nelle due popolazioni africane tracce di DNA ereditato almeno 124.000 anni fa, che non appartiene né a Denisova né a Neanderthal. Infatti la porzione di materiale genetico in questione non presenta le mutazioni riconducibili a questi due gruppi di cui conosciamo bene la sequenza, ottenuta dai reperti fossili grazie ai metodi di Gene Amplification.
Al momento, non avendo ancora sequenziato i genomi di altri ominini, non possiamo dire a chi appartenga questo tratto appena scoperto. L’analisi molecolare ci dà un grosso aiuto, poiché la sola morfologia non ci fa capire quando due campioni sono della stessa specie o meno, anche perché i resti fossili non sono mai completi e non permettono un confronto diretto, c’è bisogno quindi dell’integrazione tra dati paleontologici e dati molecolari.
Alcune considerazioni finali
Lo scenario che va delineandosi è sempre più intricato, le nuove frontiere tecnologiche ci permettono di fare ulteriori scoperte che complicano il quadro della nostra storia evolutiva più di quanto pensassimo in passato. Il bel messaggio che questi studi danno è che con tutti questi eventi di inbreeding, avvenuti più volte tra più gruppi, possiamo renderci conto che l’umanità da sempre si è mossa, da sempre si è mescolata, per cui pensare di poter individuare delle razze biologiche all’interno della nostra specie è assurdo e limitativo. Non sappiamo se per necessità o se per volontà, per il desiderio di vedere cosa c’è al di fuori di certi confini, ma le migrazioni umane ci sono sempre state.