SCIENZA E RICERCA

Ricerca di Princeton: tracce di Neanderthal anche nelle popolazioni umane africane

La maggior parte di genetisti e antropologi ritiene che, circa 50.000 anni fa, alcune popolazioni di Homo sapiens e Homo neanderthalensis si siano ibridate fuori dall’Africa. A sostegno di questa ipotesi vi è l’identificazione, nelle popolazioni umane moderne non africane, di DNA di Neanderthal, che costituirebbe mediamente il 2% di un genoma umano. Uno studio dell’università di Princeton, guidato dal biologo evoluzionista Joshua M. Akey e pubblicato il 30 gennaio 2020 sulla rivista Cell, potrebbe modificare questo scenario. Per la prima volta, infatti, è stato rilevato del DNA di Neanderthal, in percentuale significativa, anche nelle popolazioni africane.

Fino ad ora si era ritenuto che queste popolazioni non avessero avuto la possibilità di incontrarsi coi nostri cugini presenti in Europa e Asia. Infatti, solo a seguito delle migrazioni di alcune popolazioni umane tra i 70.000 e i 50.000 anni fa fuori dall’Africa, ci sarebbe stato un primo contatto, con conseguente incrocio, con l’Uomo di Neanderthal.

In base a questa considerazione, nel tentativo di quantificare la percentuale di DNA non sapiens nelle popolazioni europee ed asiatiche, si è sempre utilizzato un campione africano come controllo. Questo sistema prevede il confronto di sequenze geniche di Neanderthal, popolazioni umane non africane e popolazioni africane. Il DNA in comune solo nei primi due campioni risulta una conseguenza dell’ibridazione post-migrazione, mentre quello comune a tutti e tre si ritiene dovuto alla discendenza da un antenato comune.

Ma se ci fossero tracce di Neanderthal anche nelle popolazioni africane, questo metodo le scambierebbe per DNA comune a tutti, risultando in una sottostima degli incroci genetici tra le due specie. Per questo motivo J.M. Akey e il suo team hanno sviluppato un nuovo metodo computazionale, chiamato IBDmix, che non richiede l’utilizzo di un campione di controllo, poiché sfrutta il principio secondo cui una sequenza genica simile è più lunga in campioni che hanno più alto grado di parentela. Ciò ha permesso ai ricercatori di confrontare il genoma di un esemplare di Neanderthal, trovato in Siberia nel 2013, con 2.504 genomi umani, tra cui 5 popolazioni africane, presi dal 1.000 genomes project, separando le sequenze simili più corte, dovute a un antenato comune risalente a 500.000 anni fa, da quelle più lunghe, dovute quindi a un evento più recente, come l’ibridazione di 50.000 anni fa. Hanno così rilevato nelle popolazioni africane la presenza di 17 Milioni di basi azotate (17 Mb), circa lo 0,3% del genoma, di origine neanderthaliana.

Questo dato non suggerisce necessariamente un contatto diretto tra Neanderthal e sapiens africani, piuttosto sostiene l’ipotesi secondo cui, circa 20.000 anni fa, ci sia stato un nuovo evento migratorio di ritorno verso l’Africa, da parte di alcuni sapiens europei già ibridati.

Per la prima volta, viene proposta anche la presenza di DNA sapiens nelle popolazioni europee di Neanderthal, prima che avvenisse l’incrocio di 50.000 anni fa. Ciò implicherebbe uno spostamento dall’Africa all’Europa di piccole popolazioni umane già 100.000 anni fa, con un primo scambio di materiale genetico tra le due specie. Successivamente, la grande migrazione, che ha portato Homo sapiens a colonizzare l’Eurasia, ha causato un nuovo mescolamento del DNA.

Un ultimo dato, che sembra sostenere la validità del metodo IBDmix, è la rilevazione di una quantità simile di DNA neanderthaliano in popolazioni moderne europee ed asiatiche (51 Mb e 55 Mb), mentre precedentemente risultava che queste ultime ne avessero il 20% in più rispetto alle prime, un dato controverso visto che gli incontri avvennero soprattutto in Europa.

Il numero di popolazioni africane prese in considerazione in questo studio è ancora basso, per cui non bisogna giungere a delle conclusioni affrettate. Quel che è certo è che lo sviluppo di analisi statistiche e metodi computazionali sempre più aggiornati può aiutare a fare chiarezza su quello che è il grande quadro della storia evolutiva umana, composta da numerosi eventi di migrazioni, colonizzazioni e incroci.

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