CULTURA

Peggy Guggenheim, l'ultima Dogaressa

Tra le sale, un tempo domestiche e oggi espositive, l'aria è piena e vivace, pervasa da una intensa e commovente magia. Una sensazione di pace ed emozionante bellezza travolge tutti, sempre, la prima volta che ci si arriva e le successive, senza mai spegnere il cuore di chi attraversa gli spazi. L'incanto non si esaurisce. La presenza di Peggy Guggenheim (1898-1979) a Palazzo Venier dei Leoni si percepisce ovunque. Il suo grande amore per Venezia - scelta come ultima casa dopo anni trascorsi in giro per il mondo, tra New York (dove nasce), Londra e Parigi - e la passione per l'arte e gli artisti sono rimasti qui, tra le stanze e i corridoi, nel vento della magnifica terrazza che guarda il Canal Grande, nel verde del giardino che accoglie le sue ceneri e il trono dove amava sedersi per farsi ritrarre. 

A 40 anni dalla scomparsa e a 70 anni dalla prima mostra di scultura contemporanea da lei organizzata nel suo palazzo, il museo veneziano che porta il suo nome celebra l'incredibile vita della signora dell'arte con Peggy Guggenehim. L'ultima Dogaressa (21 settembre-27 gennaio), mostra a cura di Karole P. B. Vail, direttrice della collezione Guggenheim e nipote di Peggy, con Gražina Subelytė, assistant curator. Venezia celebra la sua Peggy, il suo gusto, la sua intelligenza, il suo coraggio, il suo carisma e, ancora una volta, con questa esposizione, la ringrazia per il segno e l'eredità che resistono, con vigore, al tempo che passa. 

Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Venire a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte

L’esposizione ripercorre gli anni veneziani di Peggy Guggenheim, dal 1948 al 1979, focalizzandosi sul collezionismo della mecenate dopo la chiusura della sua galleria Art of this century di New York e il trasferimento definitivo a Venezia, città scelta come casa per il resto della vita. In mostra si possono ammirare una sessantina di opere, veri e propri capolavori della storia dell’arte del XX secolo, con un focus sulle opere acquistate tra il 1938, quando a Londra apre la sua prima galleria Guggenheim Jeune, e il 1947. L’anno successivo, nel 1948, si è già ben inserita nella vita artistica veneziana, lasciando da subito il segno con la partecipazione alla Biennale di Venezia dove presenta la sua collezione: si tratta della prima presentazione in Europa dopo l’addio agli Stati Uniti e il trasferimento in Italia.

Ora, tra le opere di Jackson Pollock (più d’una) e Tancredi Parmeggiani- artisti tanto amati, sostenuti e promossi dalla mecenate americana-, in mostra si sistemano quelle di René Magritte, con L’impero della luce, capolavoro di pura magia in cui il giorno e la notte si uniscono, Francis Bacon con lo Studio per scimpanzé, Kenzo Okada, Emilio Vedova, l’arte di Grace Hartigan e Irene Rice Pereira, che firmano rispettivamente l’opera più grande e la più piccola del percorso espositivo. E ancora, la scultura (protagonista dell'esposizione del 1949) di Constantin Brancusi, Alexander Calder, Alberto Giacometti, Jean Arp, e l'arte cinetica e optical con i lavori di Marina Apollonio, Alberto Biasi, Martha Boto, Franco Costalonga.

Infine, due prime volte. Scatola in una valigia (Boîte-en-Valise), opera realizzata, nel 1941, da Marcel Duchamp per Peggy Guggenheim, parte iniziale di una edizione deluxe di venti valigette da viaggio di Louis Vuitton, è esposta ora per la prima volta nella storia della collezione nella sala da pranzo del palazzo, nella sua totale interezza. "Tutto quello che ho fatto di importante potrebbe stare in una piccola valigia", diceva Duchamp. Raramente visibile al pubblico (perché particolarmente fragile), Boîte-en-Valise, con le sue 69 riproduzioni e miniaturizzazioni di lavori dell'artista francese, è oggi esposta grazie a un intervento di conservazione realizzato all'Opificio delle pietre dure e Laboratori di restauro di Firenze, con la direzione del dipartimento di conservazione della collezione veneziana.

E per la prima volta sono esposti anche alcuni scrapbooks, album personali in cui Peggy raccoglieva articoli di giornale, fotografie, lettere, inviti e che ci raccontano qualcosa in più dell’ultima dogaressa, appellativo, quest'ultimo, che le venne assegnato nel giorno del suo 80esimo compleanno.

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