MONDO SALUTE

In Salute. La paralisi del sonno: spiacevole, ma spesso non pericolosa

Siamo sotto le feste: cenoni da organizzare, regali da fare, il traffico impazzito, e magari anche il buio presto che ci fa sentire come se avessimo la testa in una bolla. Riusciamo finalmente a tornare a casa, ceniamo e ci mettiamo a dormire, cercando di recuperare le energie per un altro giro di compere il giorno dopo. Stacco. Siamo sdraiati nel nostro letto, avvolti dalle coperte e dalla quiete della notte che sta per trasformarsi in alba. I nostri occhi sono chiusi e siamo immersi nel sonno ristoratore di cui avevamo così bisogno. Improvvisamente, però, cominciamo a percepire un'atmosfera insolita, come se qualcosa stesse cambiando intorno a noi.
Ci sembra di essere perfettamente svegli, ma ci rendiamo conto con raccapriccio che non siamo più in grado di muoverci. Vorremmo chiamare aiuto ma niente, la voce si è persa da qualche parte e quindi non ci riusciamo.
Mentre cerchiamo di capire cosa stia accadendo, notiamo anche la presenza di ombre sfuggenti e di figure indistinte che si muovono nell'oscurità della stanza. La nostra mente, intrappolata tra la veglia e il sonno, potrebbe darci l'illusione di voci o suoni che sembrano provenire da chissà dove.  Sentiamo di non avere più il controllo della situazione, e anche se ci sembra di essere stati scagliati in un film horror in realtà tutto ci sembra reale, a partire dalla nostra paura crescente, che man mano che passa il tempo si trasforma in terrore.
Cosa sta succedendo? In linea di massima, anche se sembra difficile crederci, nulla di preoccupante. Queste sono tutte possibili sensazioni provate da una persona che sta avendo una paralisi del sonno, che solitamente dura al massimo qualche minuto, ma che sembra interminabile a chi si trova a viverla. Ma perché accade? E, soprattutto, ci sono dei rimedi? Lo chiediamo ad Alessandro Cicolin, responsabile del centro di riferimento della regione Piemonte per i disturbi del sonno.

Servizio e montaggio di Anna Cortelazzo

Con la paralisi del sonno ci troviamo in una fase di transizione tra il sonno e la veglia, nella quale l’elemento onirico va a sovrapporsi al reale, anche se a chi vive queste sensazioni sembra che tutto sia sullo stesso piano. È importante che sia i pazienti che i medici di famiglia imparino a conoscere questa condizione, perché solo così si può capire se siamo di fronte a un fenomeno innocuo o a qualcosa che va investigato con l’aiuto degli specialisti.

Cos’è la paralisi del sonno e come si manifesta

La paralisi del sonno è una parasonnia, termine utilizzato per descrivere una serie di comportamenti anomali che si verificano durante il sonno. Le parasonnie possono implicare movimenti involontari, emozioni o esperienze sensoriali indesiderate, ma anche sonnambulismo e bruxismo.
“Le paralisi del sonno – spiega Cicolin – avvengono di solito verso la mattina, quando il sonno REM, cioè il sonno durante il quale abitualmente si sogna, è più presente. È una sensazione molto angosciosa perché alla paralisi possono essere associate le allucinazioni ipnagogiche: è un po’ come se ci fossero delle intrusioni di pezzi di sogno nella veglia, o per meglio dire nel dormiveglia, perché non siamo in una condizione di piena veglia. È una condizione di dissociazione del sonno REM in cui abbiamo la corteccia cerebrale che è in veglia e invece la parte del tronco dell'encefalo che blocca attivamente i muscoli durante la fase del sonno REM è ancora in sonno, quindi abbiamo una condizione in cui il soggetto è a cavallo tra la veglia e il sonno REM. Il soggetto può vedere delle cose strane o che non possono esserci nella realtà, per esempio animali domestici che non possiede, ma alle volte sono percezioni molto più angosciose, come una persona o addirittura una presenza non vista direttamente, ma percepita alle spalle. Non potendosi muovere, il soggetto non può girarsi, quindi non può escludere che ci sia una creatura che è entrata nella stanza e quindi all'angoscia dell'essere paralizzati si unisce l'angoscia dell'avere un estraneo vicino”.

Quando preoccuparsi

Singoli episodi di paralisi del sonno possono essere para fisiologici, quindi possono capitare a tutti, anche più volte nella vita. In questo caso, per quanto il fastidio sia comprensibile, non si può nemmeno parlare di “disturbo” e nel momento in cui rimangono eventi isolati non c’è da preoccuparsi, perché sebbene siano fenomeni spaventosi non c’è nessun rischio per chi ne soffre: a differenza del sonnambulismo, che potrebbe implicare movimenti che in rari casi possono rivelarsi pericolosi, chi ha una paralisi del sonno non riesce a muoversi, ma i muscoli respiratori sono attivi, quindi non si rischia di smettere di respirare né di avere incidenti dovuti agli spostamenti. Alcuni pazienti hanno paura di rimanere paralizzati per sempre, ma anche questo è un timore immotivato, perché la paralisi cessa quando si raggiunge completamente lo stato di veglia.

Il discorso cambia nel momento in cui da episodica la paralisi del sonno diventa frequente. “Se la cosa si ripete più volte al mese – spiega Cicolin – potrebbe essere anche un sintomo associato ad alcune patologie come la narcolessia, e in questo caso c’è bisogno di una visita specialistica. Non si parla più di episodi para fisiologici, ma si utilizza la definizione di “disturbo da paralisi ipnagogiche isolate ricorrenti”.

Cause e fattori di rischio

Un approfondimento sull’epidemiologia evidenzia l'età come variabile significativa, con le paralisi isolate che tendono a manifestarsi durante l'adolescenza, mentre le forme correlate ad altri disturbi del sonno emergono in un’età più avanzata.
Per quanto riguarda i fattori di rischio, c’è una predisposizione genetica, a cui si uniscono fattori facilitanti come lo stress (non solo quello delle festività natalizie!) o l’uso di alcol, droghe e di farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale.
Per quanto riguarda invece le cause scatenanti dei singoli fenomeni, possiamo annoverare qualunque evento che svegli solo parzialmente il soggetto: banali rumori domestici come lo sciacquone o un bicchiere che cade, ma anche solo il movimento del partner a fianco.
Altri fattori, stavolta patologici, che possono innescare la paralisi sono altri disturbi del sonno, come la già citata narcolessia, o anche la sindrome delle apnee ostruttive, facilitate dal sovrappeso, che causano micro risvegli.

Opzioni terapeutiche

Se parliamo di paralisi isolate, non c’è bisogno di una terapia. Se invece il fenomeno è ricorrente, è necessario indagare con lo specialista
, perché in caso di narcolessia (una malattia comunque molto rara) o di apnee ostruttive va curato il disturbo a monte, che al contrario della paralisi notturna potrebbe non essere innocuo. Risolto quello, spariranno anche le paralisi.
Anche in assenza di ulteriori disturbi, potrebbe essere comunque necessario un trattamento, perché a volte l’ansia anticipatoria può generare stress che causa la paralisi che si temeva in partenza, e a quel punto si è dentro un circolo vizioso che va interrotto. In questo caso si possono utilizzare farmaci specifici per stabilizzare il sonno REM, come il clonazepam o dosi modeste di antidepressivi, non perché il paziente sia depresso, ma perché talvolta si rivelano efficaci in questo senso. “Trattamenti di questo tipo – precisa Cicolin – vengono adottati esclusivamente quando la paralisi diventa un elemento limitante, cioè diventa un problema sul piano emozionale, perché di per sé, se non ci sono disturbi associati, la condizione non richiederebbe un trattamento specifico”.

In conclusione, la paralisi del sonno, sebbene non sia pericolosa in assenza di patologie associate, può impattare sulla qualità del sonno e sulla vita quotidiana. Consapevolezza, diagnosi accurata ed eventuale trattamento mirato sono molto importanti per migliorare la vita di coloro che affrontano questa parasonnia.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012