SOCIETÀ

Ampia, singola, di proprietà: è la casa del signor Rossi

Un paio di anni fa uno studio della Bundesbank lamentava la presunta “povertà” dei tedeschi rispetto agli italiani. Nella valutazione della banca tedesca giocava un ruolo importante la questione della casa di proprietà, un bene molto meno diffuso in Germania rispetto all’Italia: in realtà i tedeschi vantavano sì un patrimonio personale inferiore al nostro, ma ci battevano di gran lunga sul reddito. Vista così, questa gara diventa più in un confronto fra culture – quelle dell’abitare – che fra portafogli.

In Italia, la famiglia Rossi vive in una casa singola di proprietà: sono 116 metri quadrati, con cucina abitabile, due bagni, doccia o vasca, acqua calda e riscaldamento. Questa, infatti, è la tipologia d’abitazione più diffusa nel nostro Paese, la casa media della famiglia media, secondo le stime del dipartimento Finanze e dell’Istat pubblicate lo scorso febbraio.

Questa la foto scattata dall’Agenzia delle entrate al 31 dicembre 2012: se l’affitto è la soluzione scelta (od obbligata) in meno di un quarto dei casi, la grande maggioranza (76,6%) delle famiglie, invece, la casa se l’è comprata. Magari a suon di rate del mutuo, visto che l’ha pagata un prezzo non indifferente: circa 181.000 euro, 1.560 euro al metro quadro. Ma se avesse aspettato qualche anno in più, avrebbe anche risparmiato parecchio, visto che dal 2012 i prezzi del residenziale sono caduti in picchiata, segnando alla fine del 2014 un -9,6%.

I dati confermano insomma che per gli italiani la casa di proprietà rimane imprescindibile, anche se non più un bene rifugio o l’investimento sicuro di un tempo. In un anno il numero degli immobili censiti al catasto è ulteriormente cresciuto, con circa 1,1 milioni di unità in più che contribuiscono a un monte immobiliare di 62 milioni e 887.000. Nello stesso anno la popolazione italiana ammontava a nemmeno 57 milioni di persone. Bisogna però precisare che il vertiginoso aumento degli immobili inseriti a catasto non è solo l’effetto dell’attività edilizia sregolata pre-crisi, che negli ultimi anni ha però vistosamente rallentato (fra il 2008 e il 2014 il settore delle costruzioni ha perso circa il 32% degli investimenti), ma è anche dovuto a sanatorie e condoni (l’ultimo nel 2012) che hanno permesso il riaffiorare di immobili fantasma, mai dichiarati prima.

Il nostro è un territorio dove a prevalere, da nord a sud,  sono gli edifici con un solo numero civico. Un paesaggio di case singole e villette bifamiliari disegna la provincia italiana, ben lontana dall’immaginario metropolitano dei palazzoni, dei miniappartamenti, degli ottanta metri quadri cittadini per famiglia con due bambini. Invece di metri quadri a disposizione ciascuno di noi ne ha mediamente più di 40; anche se magari si sta un po’ più strettini al Sud, dove comunque i 37 metri quadrati pro-capite garantiscono un certo benessere.

In particolare, alle famiglie venete piace starsene comode nel proprio appartamento, uno spazio di tutto rispetto, con una metratura al di sopra della media nazionale: ben 132 metri quadrati. E per i propri impegni ai fornelli non vogliono sentire parlare di cucinini, che fanno un po’ anni Sessanta, quando la “modernità” imponeva uno spazio di lavoro nascosto, dove tenere magari le stoviglie sporche o sigillare le fasi più odorose nella preparazione dei pasti. Oggi tre quarti delle case ha invece una cucina spaziosa, ma rispetto al 2011 anche questo spazio va diminuendo. La diffusione sempre più capillare di lavastoviglie e microonde, infatti, unita all’aumentare del consumo di alimenti surgelati o preconfezionati, non richiede più la presenza di uno spazio dedicato unicamente alla preparazione del cibo e alla pulizia delle pentole. In ascesa nelle scelte immobiliari si afferma allora l’angolo cottura, che fa un po’ “America” ma allo stesso tempo permette alla famiglia di rimanere unita anche durante la preparazione dei pasti e di avere uno spazio più ampio per la socialità nella zona  giorno.

Il soggiorno aperto, nuovo spazio di raccolta intorno a un rinnovato focolare, la televisione, fa dimenticare le stanze per il ricevimento che un tempo si aprivano solo agli ospiti più importanti, togliendo i teli antipolvere dalle poltrone e sistemando i centrini. Eppure nel nostro Paese sopravvivono residui di un passato quasi antico, tanto che, in controtendenza e a sorpresa, nelle Isole la quantità di abitazioni con il gabinetto esterno aumenta ancora del 7%: è in realtà una percentuale ridotta su di una quantità minima, 35.928  in tutta Italia, perché in realtà la quasi totalità delle case italiane ha almeno un gabinetto e, anzi, rispetto al 2001 aumentano le abitazioni con più servizi igienici, soprattutto al Sud (+30%).

Stiamo sempre di più in bagno, sotto l’acqua corrente o davanti allo specchio, tanto che le nostre case hanno, non solo più gabinetti, ma anche più impianti: doccia e vasca o più docce nella stessa abitazione, soprattutto nel Nordest (42%), ma con il maggior incremento percentuale al Sud. E ancora sopravvivono gli approvvigionamenti idrici alternativi per l’acqua potabile rispetto all’acquedotto, che però raggiunge quasi il 97% delle abitazioni. Nel Nordest il 4% delle famiglie attinge l’acqua da un pozzo, ma è una pratica, questa, che sta andando in disuso quasi ovunque, tranne che nelle Isole.

Cosa aspettarsi dunque dal futuro? La casa degli italiani subirà altre trasformazioni? Com’è logico aspettarsi, il mutamento della società continuerà ad avere ricadute nell’abitare, trovando nuove soluzioni a problemi ormai consolidati. Col bisogno di ritrovare l’appoggio di familiari (magari d’elezione), d’essere aggiornati tecnologicamente e non rinunciare a servizi ormai essenziali, ma soprattutto con l’intento di battere la crisi,  le famiglie italiane stanno plasmando, giorno dopo giorno, nuovi spazi e nuove logiche abitative. Anche riutilizzando il costruito, che già ha saturato la richiesta, si sta affermando ad esempio la coabitazione, che nel periodo intercensuario è triplicata, con punte soprattutto al Centro e nel Nordest. Il co-housing, diffuso nel nord dell’Europa, sta insomma prendendo piede anche in Italia, dove assume un sapore un po’ demodé, e ricorda le comunità multifamiliari contadine dei casolari di campagna. A volte il passato si fa presagio del futuro, e contribuisce a inventarlo.

Chiara Mezzalira

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