UNIVERSITÀ E SCUOLA

Atenei, immatricolazioni stabili: si iscrive un neodiplomato su due

Immatricolazioni all’università stabili, con un lieve aumento dei giovani che, dopo la maturità, si iscrivono subito a un ateneo: è un quadro forse non ottimistico, ma almeno non più catastrofico quello che si desume dal rapporto appena pubblicato dal Miur sull’andamento dell’accesso al sistema universitario. Anzitutto i dati essenziali: nel 2014/2015 si sono immatricolati negli atenei italiani 265.565 studenti (i dati del ministero sono aggiornati al mese di marzo di quest’anno). Si tratta, rispetto all’anno accademico precedente, di una lieve flessione (meno 1,3%), che però conferma, per il secondo anno consecutivo, il forte rallentamento nell’emorragia di immatricolati durata per quasi un decennio: se nel 2003/2004 si era toccato il picco con 338.036 nuove matricole, nel 2012/2013 il totale era precipitato a 267.177: un crollo di oltre il 21% in nove anni, uno studente su cinque perso nel cammino verso l’istruzione superiore. Ultimamente, invece, l’andamento sembra essere mutato: dopo il tracollo del 2012 (meno 4,5% rispetto all’anno prima), da due anni le variazioni oscillano in misura ridotta, in salita (come l’anno scorso) o in lieve discesa, come quest’anno. Un assetto confermato dal dato parallelo dei neodiplomati (gli studenti di età uguale o inferiore a 19 anni) che decidono di iscriversi all’università appena ottenuta la maturità: nel 2014/2015 sono 195.594, in leggero aumento (più 0,4%) rispetto all’anno scorso.

I dati del Miur consentono di analizzare il ritratto dei nuovi immatricolati sotto molteplici punti di vista. La disparità di genere, per esempio: rimane una forte differenziazione secondo schemi tradizionali, come la connotazione maschile dei corsi di area scientifica (li sceglie il 48,6% del totale degli uomini contro il 23,4% delle donne) e quella femminile nell’area umanistica (27% di donne contro 9,3% di uomini). Le nazionalità più rappresentative delle matricole non italiane corrispondono, anche se in misura variabile, a quelle più presenti nel nostro Paese: su 100 matricole straniere, il 14,6% sono rumeni, il 13,6% albanesi, il 9% cinesi. Si diceva degli iscritti neodiplomati: se il loro numero complessivo aumenta, è invece in lieve calo il dato in percentuale. Oggi, su 100 ragazzi che conseguono la maturità, sono 49,1 quelli che decidono di iniziare subito l’università: un calo dell’1% complessivo negli ultimi due anni, che il Miur attribuisce al maggiore accesso a un’ampia offerta formativa post-diploma alternativa a quella universitaria (istituti tecnici superiori, conservatori, accademie, atenei stranieri). È sempre forte il divario Nord-Sud: i diplomati che si immatricolano subito in misura maggiore sono quelli del Nord-Ovest (52,5%), dieci punti in più di quelli delle Isole (42,3%), il dato più basso.

Confermata anche la corrispondenza quasi perfetta tra il crescere del voto di maturità e la propensione a iscriversi all’università: i grafici mostrano una scala che sale in modo costante. Il 20% di diplomati con 60/100 scelgono un corso di laurea; i diplomati con 100 si iscrivono all’84%, e se si aggiunge la lode la percentuale sale al 91,7%. Rimane forte anche la classica correlazione tra tipologia di scuola superiore frequentata e scelta universitaria: si iscrive a un ateneo l’84,4% di chi ottiene la maturità classica e l’81,4% di chi consegue quella scientifica (e la scala decresce fino all’11,4% per gli istituti professionali). Interessante è quanto il voto di maturità influenzi la scelta di specifici campi di studi universitari. Gli studenti che ottengono 100 e lode optano per ingegneria (23,2%), per l’area medica (21,3%) e per economia o statistica (10,5%).

Gli studenti italiani continuano a spostarsi poco da casa: in media solo il 21% dei neodiplomati immatricolati all’università nel 2014/2015 ha scelto un ateneo fuori dalla propria regione. I più propensi al trasferimento sono gli studenti delle Isole che si iscrivono nel Nord-Ovest (11%) e quelli del Sud che si iscrivono nel Centro Italia (11,7%).

Il rapporto del Miur offre anche l’analisi del percorso triennale dei diplomati nel 2009/2010 che si sono iscritti all’università. Dopo un anno dall’inizio degli studi accademici, l’11,2% ha lasciato gli studi, mentre un altro 14,8% ha cambiato indirizzo di studi. Inoltre, su 100 iscritti, dopo un anno il 7,1% ha cambiato ateneo. Come per la propensione a iscriversi all’università, il voto di maturità è un indicatore significativo anche per la propensione all’abbandono. Dopo il primo anno, a lasciare gli atenei sono in larga misura gli studenti diplomatisi con un voto inferiore a 70: quasi il 40% del totale degli abbandoni (una percentuale che, di nuovo, diminuisce progressivamente man mano che aumenta il voto conseguito alla maturità). La media degli abbandoni dopo un anno è più elevata per gli iscritti ai corsi di laurea triennali (12,1%) che per i corsi a ciclo unico (7,4%), con percentuali sensibilmente più elevate negli atenei meridionali. Dopo tre anni, infine, gli abbandoni complessivi salgono di poco rispetto a quelli dopo il primo anno (15% contro 11,2%): un dato che conferma quanto il maggiore banco di prova per le matricole sia proprio l’anno iniziale degli studi universitari.

Martino Periti

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