SOCIETÀ
I bambini che non conoscono pace
Foto: Reuters/Bassam Khabieh
I bambini siriani sotto i cinque anni non hanno conosciuto altro che la guerra. Dall’inizio del conflitto sono nati 3,7 milioni di bambini, un terzo della popolazione infantile del Paese. Oltre 306.000 sono nati come rifugiati nei paesi limitrofi. Il numero complessivo dei minori siriani colpiti dalle conseguenze della guerra, all’interno del Paese o negli stati dove si sono rifugiati, è di circa 8,4 milioni, oltre l’80% della popolazione infantile. A dirlo è l’ultimo rapporto Unicef. “Più di 10.000 bambini sono stati uccisi tra il 2011 e il 2013 – si legge – E non c’è un dato verificato sul numero di quelli uccisi da allora. In Siria nessun luogo è sicuro per i bambini”. A cinque anni dall’inizio del conflitto si muore di fame, violenza e disperazione. Le prime vittime sono proprio i bambini: affamati, maltrattati, terrorizzati dai continui bombardamenti su case, scuole e ospedali, costretti ad arruolarsi all’età di otto anni. Vagano per le strade, tra le macerie di una terra martoriata, si nutrono di foglie per sopravvivere e cercano qualcosa da bruciare per scaldarsi. Sono deboli e malati, ma nella maggior parte dei casi non hanno accesso ai medicinali. In Siria si muore così. Per colpa di una guerra impietosa e infinita. “Nel 2015 sono state commesse almeno 1.500 gravi violazioni contro i bambini – spiega l’Unicef -, oltre il 60% di esse includono uccisioni, ferimenti o mutilazioni causate da armi o esplosivi impiegati in centri abitati. Oltre un terzo di questi bambini è stato ucciso mentre si trovava a scuola o lungo il percorso per raggiungerla. Nei paesi confinanti con la Siria il numero di rifugiati è oggi dieci volte più alto rispetto al 2012. Metà dei rifugiati (51,6% secondo i dati UNHCR) sono minori di 18 anni e ad abbandonare la Siria sono stati almeno 15.000 minori non accompagnati da adulti o rimasti separati da essi”.
Foto: Reuters/Alaa Al-Faqir
Al rapporto Unicef si aggiunge quello pubblicato, pochi giorni fa, da Save the Children in cui si denunciano le condizioni drammatiche delle città assediate. Childhood under siege - Infanzia sotto assedio si basa sulle testimonianze sia di coloro che si trovano ancora nelle aree assediate sia di chi è riuscito a scappare e descrive quel cha sta accadendo partendo da storie di medici, mamme e piccoli siriani diventati adulti troppo in fretta. Oggi sono 250.000 i bambini che vivono nelle aree assediate, i territori più sciagurati dove manca tutto: cibo, farmaci, energia elettrica, speranza. Il 22% dei bombardamenti aerei colpisce queste zone infestate da barili-bomba, mine e cecchini, il 46% delle vittime nelle aree assediate ha meno di 14 anni. Qui meno dell’1% della popolazione è riuscita a ricevere aiuti umanitari e solo il 3% ha ricevuto assistenza sanitaria. Nel 2015 meno del 10% delle richieste di accesso alle aree assediate da parte delle Nazioni Unite ha avuto esito positivo, in alcune aree gli aiuti giungono solo una volta all’anno. I convogli delle Nazioni Unite si fermano ai checkpoint e la popolazione non riesce, quindi, ad accedere agli aiuti. E ci sono casi estremi: la popolazione di Darayya non ne riceve dall’ottobre 2012. “Per le organizzazioni umanitarie l’accesso a queste aree è di fatto inesistente”, spiega Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia. “L’ingresso alle aree assediate dopo il via libera del febbraio scorso (con l’accordo raggiunto dell’International Syria Support Group per una tregua in grado di favorire l’arrivo degli aiuti umanitari, a cui ora si aggiunge la mossa di Putin con l’annuncio a sorpresa del ritiro parziale delle forze russe dalla Siria) ha consentito alle popolazioni di ricevere solo una piccola parte degli aiuti di cui avrebbero bisogno, poiché di fatto alcune medicine vitali, carburante e alimenti ad alto contenuto nutrizionale non possono ancora entrare con i convogli”. Disperatamente impegnati nella ricerca di cibo e medicine, i bambini e le loro famiglie non pensano all’istruzione. In questo quadro drammatico, in cui si lotta per sopravvivere, la scuola è l’ultimo pensiero. A dicembre dello scorso anno gli unici aiuti che le Nazioni Unite sono state in grado di consegnare sono stati libri di testo per 2.661 bambini ma, nelle aree assediate, i ragazzi di questa generazione perduta ormai non studiano più. Negli ultimi quattro anni una scuola su quattro è stata attaccata (in totale 4.000 istituti), un insegnante su cinque ucciso. Prima del conflitto, in Siria, il tasso di iscrizione era del 99%, ora sono 2,8 milioni i bambini che non vanno a scuola e chi ci va lo fa rischiando e a singhiozzo perché costretto a una vita in fuga. “Nelle zone assediate – conclude Neri – ci sono ospedali, cliniche ma anche fabbriche e scuole che operano come meglio possono in scantinati, nella speranza di proteggersi dai bombardamenti. C’è addirittura una scuola in cui gli insegnanti hanno cominciato a tenere lezioni sotto terra, dopo che era stata colpita per ben due volte dai missili. Oggi è frequentata da 1.300 bambini, la maggior parte dei quali orfani”.
Francesca Boccaletto
Foto: Reuters/Khalil Ashawi