SCIENZA E RICERCA

Cardiochirurgia: la valvola ora cresce con il cuore

Per ora sono cinque a Padova i ragazzi cui è stata impiantata una valvola cardiaca (la valvola polmonare) di ultima generazione. Segni particolari: cresce con loro e potrebbe durare per tutta la vita. Una novità rispetto alle protesi attualmente in uso, dato che oggi qualsiasi condotto venga utilizzato va incontro a degenerazione. Il risultato è frutto di una collaborazione che vede l’università e l’azienda ospedaliera di Padova partner di altri sette centri europei e quattro banche dei tessuti, tra cui quella di Treviso, nell’ambito del progetto Espoir.  

“Molti bambini – spiega Giovanni Stellin del dipartimento di Science cardiologiche, toraciche e vascolari dell’università di Padova – nascono con malattie congenite e alcuni in particolare con patologie della valvola polmonare, la valvola che controlla il flusso del sangue  tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare. Le protesi che vengono impiantate oggi oltre a deteriorarsi in tempi molto brevi, non crescono con il bambino e questo costringe a continui interventi per cambiare la protesi”. 

Con il nuovo metodo, invece, il problema potrebbe essere superato. Le valvole cardiache vengono prelevate dopo la morte del potenziale donatore sulla base delle necessità indicate, nel caso specifico, da Padova alla banca dei tessuti di Treviso (ma lo stesso avviene per gli altri centri che partecipano al progetto con le restanti banche). Da qui, nell’arco di 24 ore dal prelievo, vengono mandate ad Hannover dove avviene il processo di decellularizzazione, che rappresenta la vera novità delle nuove protesi. Attraverso un processo chimico cioè, che richiede un periodo di circa tre settimane, la valvola viene depurata dal Dna, così da ottenere solo l’impalcatura proteica di collagene e altre proteine. In questo modo viene resa incapace di provocare rigetto. Dopo che la valvola è stata sottoposta a questo trattamento, viene restituita al centro richiedente e il bambino viene sottoposto all’intervento. Una volta reimpiantata, la valvola viene ripopolata dalle cellule circolanti, le cellule staminali. 

“Per ora abbiamo impiantato cinque valvole su pazienti in età evolutiva e tutto è andato per il meglio – spiega Stellin – Ora dovremo eseguire lo stesso intervento su altri 20 bambini nel prossimo anno e mezzo”. Il monitoraggio, tra l’altro spiega Stellin, può essere condotto con una semplice ecocardiografia. Ad Hannover, che è il centro coordinatore dell’indagine, sono già state impiantate un centinaio di queste valvole e i risultati sono buoni, ma è necessario che anche altre cliniche partecipino alla sperimentazione, dato che lo studio deve essere condotto su larga scala e i risultati ripetibili.  

I primi risultati, sottolineano gli studiosi, aprono la speranza che in futuro questo tipo di valvola possa essere utilizzata anche in pazienti adulti. Lo studio è stato finanziato con cinque milioni di euro nell’ambito del settimo programma quadro, 500.000 euro destinati a Padova. 

Le novità però non finiscono qui, dato che a partire da marzo del 2016 avrà inizio un ulteriore progetto europeo e Padova sarà uno dei sei centri partner. Anche in questo caso verrà utilizzato il metodo della decellularizzazione, ma su valvole aortiche da impiantare in pazienti di età infantile e adolescenziale.    

M. Pa. 

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