UNIVERSITÀ E SCUOLA

100.000 dollari se lasci l’università

L’idea più originale fa capo a Peter Thiel, 44 anni libertario, miliardario high-tech, uno dei primi investitori di Facebook che nel 1998 scommette su una società, poi diventata PayPal, il colosso dei pagamenti on line. La convinzione di Thiel è semplice: l’istruzione imposta dall’alto, così concepita, per alcuni è una perdita di tempo. Gli studenti dovranno lavorare una vita per ripagare i debiti, con il rischio di compromettere anche l’innovazione, poiché le menti brillanti non vengono individuate e aiutate a realizzare le proprie idee. Thiel ha quindi lanciato un concorso internazionale - 20 under 20 - rivolto a giovani sotto i  20 anni che hanno un’idea innovativa per cambiare il mondo. I 20 fortunati che riescono ad accedere al programma ThielFellowship ricevono una borsa da 100mila dollari in due anni. L’unica condizione è che decidano di rinunciare all’Università e realizzino la propria idea, sotto la guida dei migliori imprenditori di Silicon Valley. Non c’è da meravigliarsi se è più difficile entrare nella ThielFellowship che a Princeton.

In teoria, l’idea non è folle: dopo tutto, Bill Gates e Steve Jobs non hanno mai terminato gli studi universitari. Ovviamente, il loro tipo di successo è raro, anzi unico. Thiel si è conquistato molti titoli di giornale grazie alla sua proposta. Meno è stato detto sui giovani talenti che sono riusciti a strappare una delle sue borse di studio, nella speranza di diventare il prossimo Steve Jobs. Lo ha fatto recentemente il New York Times con un articolo in cui si raccontano i progetti più interessanti e le storie personali dei ragazzi.

Eden Full, una ragazza asiatico-canadese, a 20 anni, è entrata a far parte di uno degli esperimenti più insoliti dell’educazione americana: ha lasciato l’Università al secondo anno, studiava ingegneria meccanica a Princeton quando si è candidata. Aveva voglia di tuffarsi nel mondo della scienza, della tecnologia e del business per dedicarsi anima e corpo alla realizzazione della sua idea: un pannello solare a basso costo, ma resistente, capace di ruotare a seconda del movimento solare. Lo ha chiamato SunSaluter. Ora si stanno sperimentando l’ultima versione a Kirindi, Uganda, e a Karagwe in Tanzania. Dopo il primo anno trascorso a studiare il settore dell’energia solare e come si lancia un prodotto sul mercato, Eden è passata alla pratica testando per la prima volta lo SunSaluter in Kenya. “Ho dovuto imparare a dipendere dalla cooperazione degli stranieri, cosa non da poco per una donna abituata a parlare velocemente e a muoversi ancora più velocemente”, mentre i bambini del posto giocavano con i pannelli, tentando di svitare i bulloni.

I primi borsisti del ThielFellowship sono al secondo anno. Quest’estate sono stati selezionati altri 20 ragazzi. Per le candidature del 2013 si dovrà aspettare l’autunno inoltrato. La tappa finale di ogni selezione si svolge direttamente in Silicon Valley: i candidati hanno 2 minuti e mezzo a disposizione per lanciare, da un palco, le proprie idee agli aspiranti sponsor, la maggior parte dei quali è un imprenditore di successo.

Nel corso degli ultimi due anni, 44 borsisti sono stati selezionati. Non rappresentano esattamente uno spaccato della nazione. La maggior parte di questi giovani è costituita da bianchi, asiatici e uomini. Solo quattro le donne. Le candidature sono arrivate da 42 Paesi tra cui Bhutan, Etiopia e Guatemala.  Di questi, sei non sono americani: quattro canadesi, un inglese e un russo. 

Ha dovuto lottare non poco contro i suoi genitori, Noor Siddiqui, un’altra borsista di 18 anni del ThielFellowship. Noor è una ragazza americana di 18 anni, figlia di genitori provenienti dal Pakistan che ha inviato la candidatura in segreto, poiché i suoi non erano d’accordo. Era stata accettata dalle università di Brown, di Chicago e della Virginia ma ha deciso di rinviare gli studi universitari per realizzare il suo progetto di aiutare i lavoratori poveri dei paesi in via di sviluppo, attraverso la creazione di legami con le aziende del Nord America. I suoi genitori ora sono a conoscenza della borsa di studio e sono fieri di lei.

Anche la signora Frances Zomer, che gestisce un proprio studio di contabilità a Toronto, non era entusiasta quando suo figlio, Christopher Olah, 19 anni, ha deciso di lasciare l'Università di Toronto, una delle più quotate del Canada, dove aveva trascorso già un anno a studiare matematica. Oggi ha cambiato opinione "Questa è roba che non si impara in classe. Christopher gestisce un blog, insegna, programma software. Cosa succede se in Silicon Valley non funziona? L’ho valutata come possibilità, se non ha successo può sempre tornare a casa”.

Quando ha vinto una borsa, Dylan Field, 20 anni, lavorava con uno stage retribuito in Flipboard, la società di Palo alto che ha realizzato l'applicazione gratuita grazie a cui è possibile creare un magazine dinamico, un aggregatore di notizie ma in chiave personale e social. Ha lasciato così l’Università di Brown per lavorare alla realizzazione della sua grande idea: un programma sullo stile di Photoshop, ma molto meno complicato e costoso che permetterà di creare liberamente e più facilmente le immagini, di manipolarle e condividerle. 

Secondo Dylan, la maggior parte degli strumenti creativi oggi a disposizione non è facile,  intuitiva, soprattutto per la gente comune. Questi tools vanno assolutamente migliorati, resi accessibili. Dylan è diventato amico di Christopher Olah che sta progettando un software per la stampa tridimensionale. Christopher, che ha dedicato molto tempo al volontariato quando era a Toronto, non è abituato a ragionare come questo gruppo di giovani innovatori, molti dei quali sono determinati a lanciare sul mercato le proprie creazioni appena possibile. “Non fonderò una società per il momento, voglio realizzare programmi e metterli a disposizione delle persone”.

Non sono poche le persone scettiche sui metodi formativi ideati da Thiel. Antonio Carnevale, direttore del Center on Education and the Workforce presso la Georgetown University, sostiene che la borsa di studio, in sé, può anche essere una buona idea. È il messaggio ad essere distruttivo: “Questi ragazzi, dotati di un particolare talento, sono stati inseriti in un ambiente formativo di alto livello” - sostiene Carnevale - “e hanno il privilegio di poter sviluppare tutta la loro potenzialità senza alcun vincolo. Io penso che questo possa destabilizzare a quell’età”.

Carmen Wong Ulrich è co-fondatrice di Alta Wealth Management. Alta, una società di investimenti fondata a New York City da tre donne, sostiene che la formazione universitaria resta essenziale per le persone provenienti da ambienti svantaggiati. “Molti afroamericani e asiatici non possono nemmeno permettere di chiedersi se valga la pena di andare a scuola”. La signora Ulrich, nata ad Harlem, è cresciuta in una famiglia di sei persone. Insieme con sua madre lavorava come cameriera. Oggi, è mentore dei ragazzi latinoamericani. “Ciascuno ha la propria storia, non partiamo tutti dallo stesso punto. Da una parte sostengo alcune delle idee di Thiel, dall’altra, ritengo che le sue creature siano avanti chilometri rispetto a tanti ragazzi”.

 

 

Ertilia Patrizii

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