SCIENZA E RICERCA

Buchi neri: ce ne sono più di quanti credessimo

I ricercatori del National Radio Astronomy Observatory nel New Mexico hanno pubblicato su Nature uno studio che rivela la presenza di due sorgenti radio (M22-VLA1 e M22-VLA2) nel cluster globulare Messier 22, nella costellazione del Sagittario, all’interno della Via Lattea. Grazie alle analisi compiute dall’osservatorio astronomico Very Large Array (VLA), si è giunti alla scoperta che al centro dell’ammasso stellare Messier 22 potrebbero esserci due buchi neri. La loro presenza è stata rilevata proprio monitorando le emissioni elettromagnetiche che avvenivano all’interno di M22. La scoperta è di grande rilievo perché se l’ipotesi venisse confermata la popolazione totale di buchi neri in M22 potrebbe essere addirittura compresa tra i cinque e i 100 elementi. Questi avrebbero una massa di 10/20 volte superiore a quella del Sole e disterebbero circa 10.000 anni luce dalla Terra. 

Un gruppo di astrofisici dell’Università della California, coordinati dal professor Andrea Ghez, ha poi scoperto che attorno al buco nero Sagittarius A, al centro della Via Lattea, orbiterebbe una stella denominata SO-102 con un periodo di 11,2 anni. Ad una velocità prossima a 10.600 Km/s diventerebbe perciò il più grande oggetto conosciuto in prossimità del buco nero.

Nonostante sia 16 volte più debole di SO-2, l’unico altro caso di stella che orbita attorno un buco nero conosciuta finora, è un’importantissima scoperta ai fini dello studio degli effetti che porterà sul campo gravitazionale. Infatti, il campo gravitazionale diviene più forte e i suoi effetti sono molto pronunciati per stelle che si trovino nei pressi di un buco nero, aprendo la strada a nuove scoperte. 

Il buco nero Sagittarius A ha quattro milioni di volte la massa del Sole e dista 26.000 anni luce dalla terra. Secondo la teoria di Enstein, la massa può deformare lo spazio e il tempo, ma ciò non è mai stato verificato in presenza di un buco nero, in cui è noto il principio fisico secondo cui si attiverebbe per distruggere le stelle che lo circondano. Ora Ghez e i suoi ricercatori cominceranno a tentare di verificare ciò che accade alle orbite di stelle relativamente vicino a un buco nero. Se Einstein aveva ragione, allora le orbite si sposteranno leggermente ad ogni rotazione, non tornando mai allo stesso punto e dando origine ad una configurazione simile ai petali di una margherita.

L’interazione tra SO-2 e SO-102 rivelerà quindi per la prima volta la vera geometria dello spazio in prossimità di un buco nero. E oltre alla curiosità di scoprire quali effetti verranno prodotti, c’è anche la consapevolezza di poter riscrivere molte pagine storiche della fisica moderna.

 

Gioia Baggio

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