CULTURA

Chi sorveglia gli editori predatori

Da qualche anno Jeffrey Beall cura il blog Scholarly Open Access, punto di riferimento essenziale per docenti e bibliotecari: vi gravitano infatti comunità di ricercatori, autori accademici di differenti discipline e curatori di archivi e biblioteche. Il blog include la famosa Beall’s List, che elenca editori di dubbia reputazione e discutibili “periodici indipendenti”, lista che viene puntualmente aggiornata, anche grazie ai suggerimenti che giungono da autori e bibliotecari di tutto il mondo. A seguito della pubblicazione sul suo blog della versione 2013 della Lista degli editori “predatori” l’autore ha subito attacchi informatici di ogni tipo, provenienti da alcuni editori senza scrupoli sbugiardati dalla lista. Fortunatamente, questi attacchi non sono passati sotto silenzio: Beall ha ricevuto numerosi messaggi di solidarietà nelle liste di discussione internazionali che si occupano di editoria accademica e accesso aperto.

Jeffrey Beall, dal 2012 professore associato a Denver, è stato bibliotecario accademico per 22 anni, prima ad Harvard come catalogatore, e successivamente all’università del Colorado di Denver. Le sue aree di specializzazione informativa, per le quali ha prodotto quasi un centinaio tra articoli (vedi servizio autori ResearchID di Thompson Reuter), saggi, recensioni e capitoli di libri, spaziano dai metadati alle fonti e strumenti di ricerca e recupero dell’informazione. Nel 2009 inizia a interessarsi all’Open Access nell’editoria scientifica dopo aver valutato a fondo il caso dell’editore Bentham Open in uno studio pubblicato su The Charleston Advisor, un periodico di settore Lis (Library and Information Sciences) che si occupa di recensire risorse elettroniche. Per molti anni, inoltre, Beall è stato membro del comitato editoriale di Cataloging & Classification Quarterly, prestigiosa rivista edita da Francis&Taylor.

L’edizione 2013 della lista degli editori che Beall definisce predatori, disponibile anche in formato pdf, comprende 225 editori e 106 periodici indipendenti, con un incremento che negli ultimi due anni è stato vertiginoso, a testimoniare quanto sia pericolosamente in aumento la crescita di editori e periodici in violazione di norme e codici etici. Ancora nel 2011 la lista includeva 23 editori, che nel 2010 erano solo 18, e nessun periodico indipendente. L’incremento dell’editoria predatoria, da 18 editori a 225 in soli due anni, dimostra un salto di scala del problema che mette a rischio di erosione l’intero sistema dell’editoria scientifica con la sua accresciuta influenza sul complesso delle pubblicazioni.

La via d’oro prevista dall’Open Access ha reso possibile una crescita esponenziale di forme di editoria online; molti di questi editori, strumentalizzando l’accesso aperto come opportunità, mancano di qualsiasi affidabilità e operano soltanto con lo scopo di lucro, chiedendo denaro agli autori e pubblicando senza un minimo di revisione scientifica. In apparenza editoria scientifica, in realtà non sono altro che forme di editoria di vanità, o editoria a pagamento senza qualità. Si tratta di falso Open Access, che opera attraverso forme di spam via mail, contattando autori e agendo ai limiti dello scam (truffa). La lista di Beall è divisa in due parti: la prima elenca gli editori falsi OA, ciascuno con un portfolio che varia da pochi a centinaia di titoli di periodici e/o collane, e la seconda elenca i titoli di periodici indipendenti di dubbia reputazione.

Lo scopo della lista è consentire ai ricercatori di sapere con chi hanno a che fare, per permettere loro di evitare di sottomettere articoli o saggi a questi soggetti, sottoscrivere contratti editoriali con loro o prendere parte a comitati editoriali che poi risultano, il più delle volte, solo sulla carta.

Poco dopo la comparsa sul blog della lista aggiornata, Jeffrey Beall ha dovuto mandare un accorato appello alle liste di discussione di settore denunciando di essere stato vittima di tentativi organizzati di discredito, rivolti non solo contro il blog ma anche direttamente alla sua persona. Commenti negativi e offensivi lasciati in vari blog e siti dell’ambiente Open Access a nome di esponenti del movimento OA, manovre che mirando a aumentare l’“impatto negativo” – le valutazioni negative appunto dei suoi lavori - nel tentativo di ledere la reputazione di Beall. Commenti fasulli e denigratori lasciati sulle zone “aperte ai commenti” anche di pubblicazioni prestigiose come Nature, tanto che l’editore di questa rivista ha prontamente rimosso questi post e chiuso ad ulteriori attacchi.

In particolare, Beall è stato vittima di spoofing e-mail, una tipologia di attacco informatico dove viene impiegata la falsificazione dell'identità (spoof) di chi scrive. In altri termini, qualcuno sta inviando email fasulle, che sembrano provenire da Beall, con offerte di "rivalutare" la presenza di un editore sulla lista a fronte del pagamento di cinquemila dollari. Queste e-mail mirano a far sembrare che Beall estorca denaro dagli editori, o perlomeno a suscitare sospetti e diffidenza sull’affidabilità della lista e dello stesso Beall. Inoltre, qualcuno sta andando in giro a creare nuovi blog, tramite web spoofing, fingendosi il server vero dei diversi blog “clonati” e includendo citazioni artificiose da parte degli studiosi. Ecco alcuni esempi di questi attacchi, esempi anche di come sia così facile ingannarsi in un web pieno di trappole e tranelli, e di truffatori decisi ad impiegarne tutte le potenzialità in questo senso.

“Poiché molti degli editori sulla mia lista sono veri criminali, non c'è da sorprendersi che essi avrebbero risposto in modo criminale” dice Jeffrey Beall nel suo messaggio. Questi attacchi, in un certo senso, confermano le sue parole e l’importanza del suo lavoro.

Antonella De Robbio

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