UNIVERSITÀ E SCUOLA

Come tornare un bravo studente dopo l'estate

Fare sport, leggere fumetti, twittare, conversare con gli amici: secondo alcuni studi, per gli studenti non rappresentano solo una perdita di tempo, ma - in certi casi - anche ottime strategie per riprendere i ritmi di studio consueti dopo un'interruzione e per ricordare meglio gli argomenti appresi. Mentre si avvicina l’inizio delle lezioni, molti studenti sono già alle prese con la sessione autunnale d’esami e con i test d’accesso all’università, e per chi ha “staccato” completamente nei mesi estivi, il rientro dalla pausa è sempre un piccolo shock. Ma se già un mese di lontananza dai libri può mettere in difficoltà uno studente “allenato”, figuriamoci come può essere per chi manca dallo studio da molto più tempo. Sono infatti coloro che tornano a studiare dopo una fase dedicata al lavoro quelli che più faticano ad adattarsi ai ritmi e ai carichi di studio richiesti a uno studente universitario. Capita che anche ottimi liceali, iscrittisi all’università dopo alcuni anni di attività lavorativa, non riescano a recuperare le capacità di studio di un tempo e fatichino ad ambientarsi nella ritrovata veste di allievi. 

Il fenomeno dell’ingresso nelle aule universitarie a un’età “matura”, ovvero non immediatamente dopo il diploma, è meno raro di quel che si pensi: sia in Italia, sia in quei paesi dove l’iscrizione alle università più prestigiose è molto costosa, vi sono persone che decidono di entrare subito nel mondo del lavoro per mettere da parte i soldi necessari, e spesso non si prosegue dopo la maturità, o si interrompono gli studi dopo breve tempo per i più vari motivi, salvo poi decidere di riprenderli. Una condizione che sarà sempre più frequente, con la necessità di lavorare per mantenersi agli studi, per fare esperienze che entrino come competenze nei curriculum o pensando di sfruttare poi la possibilità che alcune università danno di acquistare crediti attraverso le attività lavorative svolte. 

La situazione è quindi doppiamente paradossale: futuri studenti pur motivatissimi si trovano spesso in difficoltà a calarsi di nuovo negli obblighi universitari, stanti gli anni di distacco dagli ultimi momenti di vero studio. Una situazione che mette in dubbio, almeno in parte, l'ottimismo insito nell'opinione comune che chiunque possa essere un bravo studente: la sola cosa che conta è la determinazione a imparare qualcosa e il possesso dei giusti strumenti per farlo. E se il distacco può essere fonte di difficoltà per persone lontane dallo studio da anni e calate in un ambiente diverso come quello lavorativo, può ben esserlo, anche se di poche settimane, per studenti che hanno interessi molteplici, una vita molto meno regolare e non sono abituati all'impegno quotidiano, al metodo e alla puntualità richiesti da un lavoro.

A questo proposito, per gli uni come per gli altri può tornare utile un recente studio pubblicato su Business Communication Quarterly, dal professor Jeremy Short dell’Università dell’Oklahoma. Il ricercatore americano sostiene che i fumetti aiuterebbero l’apprendimento. Libri di testo trasformati in graphic novels, quindi, come strumento per migliorare la memorizzazione dei concetti visualizzandoli. Secondo Short, così come qualsiasi persona ha facilità a ricordare battute o estratti di film, romanzi e canzoni, allo stesso modo un libro di testo reso a fumetti, quindi graficamente più accessibile e maggiormente capace di imprimersi visualmente nella memoria, aiuterebbe non poco lo studente a imparare. Una strategia che a ben vedere riprende i loci della retorica classica, con Cicerone che insegava a memorizzare le varie parti delle orazioni legandole a oggetti e spazi della vita quotidiana. In lingua inglese, di libri a fumetti di questo tipo ne esistono già in abbondanza, specie per quel che riguarda la storia dell’universo, l’ambiente e la genetica umana. 

Un altro suggerimento è quello di mantenere sempre un’intensa attività fisica: iscriversi a una palestra, correre, spostarsi in bicicletta e in generale fare sport sono attività fortemente consigliate. Molti studi confermano come il regolare esercizio fisico aiuti le funzioni mnemoniche e cognitive e abbia perfino una diretta correlazione con i voti conseguiti. Più esercizio cardiovascolare significa più ossigeno al cervello, a tutto beneficio della salute dei neuroni. In un’interessante ricerca dell’Università dell’Illinois di Urbana-Champaign, un team di scienziati ha studiato le conseguenze di tre diversi tipi di habitat su altrettanti gruppi di ratti. Alcuni topi sono stati fatti vivere in un ambiente pieno di colori e giochi, altri con diversi tipi di cibo e odori, altri ancora solamente con un tapis roulant. Alla fine dello studio, gli unici animali che hanno registrato un miglioramento delle funzioni cerebrali sono stati quelli che hanno potuto utilizzare il tapis roulant. Una conferma da non prendere necessariamente alla lettera: si può benissimo fare una corsa in campagna, magari sugli argini del Bacchiglione, o un po' di giri attorno a Prato della Valle; fanno altrettanto bene, e sono molto meno monotoni (e costosi) del tapis roulant di una palestra

I ricercatori della Michigan State University hanno poi verificato come gli studenti che twittano regolarmente e relativamente a questioni legate ai corsi universitari, si dimostrino più competenti e ottengano mediamente voti più alti, anche in virtù della possibilità di confrontarsi e colloquiare con altri utenti dei social media, come loro interessati agli stessi argomenti. Una ricerca che conferma scientificamente quanto ognuno di noi può osservare su se stesso: come è facile intuire, ciò che diventa argomento di confronto e rielaborazione con altri è molto più agevole da memorizzare di concetti imparati astrattamente e non fatti davvero propri.

Infine, l’ultimo suggerimento sembra vecchio quanto l’università stessa, ma forse è il più utile di tutti: lo studente dovrebbe sempre verificare il proprio livello di apprendimento prima di affrontare un esame, dovrebbe sempre fare un test insomma. È quello che molti studenti già fanno, spesso pochi giorni prima dell’esame e dopo lunghe settimane di studio. Ciò che gli esperti suggeriscono è però di sottoporsi ad una verifica, magari facendosi fare domande da un amico, ancor prima di iniziare a studiare. In questo modo si può determinare in anticipo quello che si sa sulla disciplina, individuando magari anche eventuali idee errate, e poi concentrare via via lo studio sugli aspetti in cui si è più carenti. Un modo semplice e proficuo, insomma, per disegnare al meglio il proprio piano di studio.

Marco Morini

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