UNIVERSITÀ E SCUOLA

Corsi online: la Francia si muove. E l'Italia?

Il mondo universitario francese è alla vigilia di una rivoluzione. O, almeno, questa è l'intenzione del ministro per l'Istruzione superiore e la ricerca, Geneviève Fioraso, che pochi giorni fa ha lanciato il progetto France Université Numérique: l'obiettivo è portare l'accademia francese sul web, creando un sistema capillare ed efficiente di corsi online. Il tema può sembrare d'avanguardia solo nella vecchia Europa: in America i corsi universitari via web stanno conoscendo un boom che sembra inarrestabile, preoccupa gli alfieri dell'insegnamento ex cathedra e induce i più prestigiosi atenei degli Stati Uniti a inserirsi in "piattaforme educative" digitali come Coursera, Edx e Udacity, proponendo corsi da seguire interamente su Internet. L'insegnamento via web attira studenti e capitali, e la Francia ha deciso di non restare ferma. Il modello seguito è decisamente centralistico: sarà una fondazione pubblica (da varare entro giugno 2014) a stimolare, coordinare e controllare i corsi online offerti da atenei e istituti di alta formazione francesi. Così come la "piattaforma" su cui gli studenti troveranno l'offerta didattica online sarà quella elaborata dallo stesso ministero. L'investimento iniziale del governo francese è di 12 milioni di euro: il nuovo portale, in rete da poco, annuncia che il 28 ottobre saranno aperte le iscrizioni ai primi 22 corsi online, proposti da una dozzina di università e istituti, che avranno inizio il primo gennaio 2014. Ma le ambizioni sono altre. Il ministero ha pubblicato un programma in 18 punti, che si propone di delineare il futuro assetto dell'istruzione superiore in Francia puntando sul digitale come modalità privilegiata per aumentare il numero di studenti e migliorare la qualità dell'insegnamento. Una strategia di politica educativa sancita nella recente "legge Fioraso", approvata a luglio dall'Assemblée nationale. La riforma dell'istruzione superiore individua nel digitale un canale imprescindibile, stabilendo che ogni ateneo ha l'onere di offrire insegnamenti online, con modalità di attuazione lasciate all'autonomia dei singoli istituti, e con due importanti precisazioni: che, quando possibile, dovranno essere sempre usati software ad utilizzo libero; e che i corsi online non possono sostituire quelli tradizionali se non in presenza di specifiche ragioni pedagogiche. Un modo, quest'ultimo, per tranquillizzare forse i docenti meno propensi all'innovazione, timorosi di essere emarginati da un sistema che, per i detrattori, spersonalizza l'insegnamento e svilisce il livello della didattica. Ma la road map (che in francese, ovviamente, diventa feuille de route) non lascia dubbi sulle intenzioni del ministro Fioraso e del governo Ayrault. L'obiettivo, si diceva, è la creazione di un portale nazionale unico, crocevia obbligato per tutte le iniziative didattiche online: si spera così, sviluppando l'istruzione via web, di acquisire agli studi superiori ampie fasce di popolazione prima escluse. France Université Numérique non trascura alcun aspetto nella pianificazione dei nuovi scenari. Nelle scuole dovranno essere avviati specifici programmi di informazione e orientamento ai corsi online; per i docenti sono previsti percorsi formativi che li aiutino a familiarizzare con le tecnologie digitali e, soprattutto, a sviluppare una nuova pedagogia, che adegui i suoi metodi agli strumenti informatici a disposizione. Nella valutazione dei docenti si terrà conto della capacità di utilizzare efficacemente il web;  verrà promossa la collaborazione tra industria e mondo della ricerca per finanziare studi sulle tecnologie digitali e la realizzazione di prodotti informatici di interesse pedagogico. Un'attenzione particolare sarà dedicata alla dotazione informatica degli atenei e all'integrazione tecnologica che dovrà avvenire tra le università nel loro insieme e nei rapporti col ministero. L'agenda digitale francese dovrà considerare gli studenti in tutto il loro percorso, durante e dopo gli studi: l'informatica dovrà essere alla base della diffusione dei curriculum, della ricerca di stage e posti di lavoro, della creazione di network di studenti ed ex allievi. Fondamento del grandioso progetto francese è sicuramente la volontà di stare al passo con i tempi; ma si intravvede, non dichiarata, una strategia di "autarchia digitale". Di fronte all'espansione delle piattaforme informatiche americane, Parigi vuole indirizzare i suoi atenei verso un portale nazionale, saldamente controllato dalle autorità centrali: un portato del riflesso condizionato d'Oltralpe contro ogni possibile (o solo immaginata) ingerenza esterna nella produzione del sapere, concezione ben radicata nella politica culturale francese. La Francia si candida così a divenire la capofila in Europa dell'informatizzazione dell'insegnamento universitario, dimostrando ancora una volta una prontezza ben diversa dalla nostra nel recepire le sfide che arrivano dagli States. Rapidità meritoria, purché sia associata a una riflessione. Se è vero che i corsi online americani attirano ormai qualche milione di studenti, è anche vero che il tasso medio di abbandono prima del completamento del programma supera il 90 % delle adesioni iniziali. La vera sfida, quindi, non è solo conquistare una nuova platea di iscritti, ma dar loro gli strumenti per arrivare al diploma.

Martino Periti

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