SCIENZA E RICERCA
Dal the verde nuove speranze per la sindrome di Down
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Una molecola tanto comune quanto semplice da utilizzare che potrebbe dare, però, delle ottime speranze per coloro che sono affetti da sindrome di Down e anche per i malati di tumore. Si tratta di una molecola contenuta nel the verde in grado di contrastare lo stress ossidativo e in grado di riattivare le funzioni mitocondriali delle cellule, determinanti per mitigare gli effetti degenerativi della sindrome di Down. La scoperta, effettuata da un gruppo di ricercatori dell’istituto di biomembrane e bioenergetica del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari (Ibbe-Cnr) e pubblicata sulla rivista Biochimica et Biophysica Acta-Molecular Basis of Disease, potrebbe avere delle rilevanti applicazioni cliniche in un futuro prossimo.
A più di 50 anni dall’individuazione della causa genetica della sindrome di Down (dovuta alla presenza di una terza coppia del cromosoma 21), la scienza non è ancora riuscita a comprendere i meccanismi molecolari attraverso cui l’alterazione genetica produce il quadro clinico della malattia. Quel che si sa è che l’alterazione genetica fa aumentare nei pazienti lo stress ossidativo e fa compromettere fortemente la funzionalità mitocondriale. Questi fattori sono determinanti per l’insorgere del deficit cognitivo associato alla sindrome di Down.
Ed è proprio sul miglioramento di questo stato di deficit che agisce la molecola estratta dal the verde: si tratta dell’epigallocatechina-3-gallato (Egcg), di origine naturale, appartenente alla famiglia dei polifenoli. “Abbiamo effettuato dei test su tessuti ottenuti da soggetti Down - spiega la professoressa Rosa Anna Vacca dell’Ibbe-Cnr - e abbiamo osservato come la molecola sia in grado di riattivare i sistemi cellulari compromessi, aumentando la genesi mitocondriale con un ritorno alle funzionalità simile a quella delle cellule sane”. Si tratta di effetti molto significativi, “visto che i mitocondri - spiega un’altra ricercatrice, Daniela Valenti - rappresentano la centrale energetica della cellula e la loro corretta funzionalità è fondamentale per lo svolgimento di innumerevoli processi cellulari”. L’efficacia della molecola si è vista sia in pazienti sani (dove aumenta anche in questo caso il numero dei mitocondri) sia in quelli affetti da sindrome di Down, siano essi bambini o adulti. “La riattivazione del segnale si è vista anche nei campioni fetali prelevati da aborti spontanei - prosegue Rosa Anna Vacca - Questa molecola attraversa anche la barriera encefalica e quella placentare”, contribuendo a renderla interessante per dei futuri test clinici, anche per le donne in gravidanza.
La ricerca potrà essere utile per attenuare l’insorgenza di alcune gravi manifestazioni cliniche della sindrome, aiutando a migliorare le condizioni di vita dei pazienti Down. Tra l’altro, l’uso dell’Egcg è già stato ampliamento testato sull’uomo: la molecola è infatti già nota per le sue caratteristiche anti-infiammatorie ed è stata testata anche per verificare la sua efficacia sui tumori: “Questa molecola ha molteplici effetti - conclude Rosa Anna Vacca - tra questi anche quello di bloccare le cellule tumorali che sono iperattive”.
Ma.S.