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Erasmus al voto, se ne parla la prossima volta

Non c'era il tempo, ma soprattutto sarebbe stato anticostituzionale consentire il voto agli studenti Erasmus e non a "tutti gli altri soggetti che si trovano all'estero per ragioni di studio e senza una borsa Erasmus". Queste le motivazioni che hanno spinto il Consiglio dei ministri di ieri a non concedere la possibilità di votare agli studenti all'estero.

Il comunicato emesso al termine della riunione spiega come il governo abbia "valutato approfonditamente, grazie alle relazioni dei ministri dell'Interno e degli Affari esteri", ma la discussione ha posto in evidenza delle difficoltà insuperabili: "La discrezionalità di scelta che eserciterebbe il Consiglio con questa decisione contrasta con i principi di partecipazione democratica, eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti dalla Costituzione".

Si auspica quindi che la prossima legge elettorale tenga in considerazione le esigenze di queste nuove categorie di elettori temporanei.

Il ministro Cancellieri aveva già avanzato dubbi nei giorni scorsi sulla possibilità di una correzione in corsa della legge attuale: per potere essere elettori bisogna infatti essere iscritti nelle liste elettorali dell'Aire e non sono previste per chi sta all'estero da meno di un anno. E chi risiede temporaneamente all'estero per motivi di studio non è compreso nella lista di quelli che si trovano per motivi di servizio o missioni internazionali e che quindi possono beneficiare del voto per corrispondenza.

La legge prevede infatti la possibilità di voto per "gli appartenenti alle  Forze armate e alle Forze di polizia temporaneamente all'estero in quanto impegnati nello svolgimento di missioni internazionali; i dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni o di province autonome, temporaneamente all'estero per motivi di servizio e i professori e ricercatori universitari".

L'Italia rimane uno dei pochi paesi europei a concedere con difficoltà il voto per corrispondenza a chi risiede temporaneamente in un altro paese, mentre molti altri stati si dimostrano in questo estremamente flessibili. Un aggiornamento organico della legge elettorale - che comprendesse in maniera ragionata tutte le categorie possibili - non è stato evidentemente ritenuto praticabile dal governo italiano nei tempi ristretti imposti dalla scadenza del 24-25 febbraio.

Le reazioni degli studenti non si sono fatte attendere, forti del sostegno incassato nei giorni scorsi dalla Commissione europea che attraverso il suo portavoce Dennis Abbott aveva rilevato come "gli studenti all'estero non dovrebbero essere svantaggiati e la loro mobilità non deve essere disincentivata".

Per Andrea Ambrosi, ricercatore di diritto costituzionale, quello degli Erasmus è solo una parte del problema del diritto di voto degli studenti fuorisede: “Chi è più discriminato per una mancata partecipazione al voto: uno studente fuorisede della Sicilia o un Erasmus che si trova a Innsbruck? Non va dimenticato che per referendum su temi importanti come quelli dell’acqua e dell’energia i fuorisede spesso non sono tornati a votare”. Una situazione forse ancor più grave visto che c’era la necessità di raggiungere un quorum e non esistevano problemi legati alle circoscrizioni elettorali. Nel caso di queste elezioni invece un problema di sicurezza del voto c’è, perché, in una situazione dove la distanza tra vittoria e sconfitta è molto breve, “può essere un rischio fare un decreto legge che poi le forze politiche potrebbero non convertire, magari per un diverso calcolo politico o per creare un caso giudiziario quando il risultato non fosse favorevole”.

La verità è, chiosa Ambrosi, che “l’Italia ha la memoria corta, e dopo il 24 febbraio di questo problema, da affrontare sicuramente nella sua prospettiva più ampia, difficilmente se ne parlerà prima della prossima tornata elettorale”. Forse.

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