UNIVERSITÀ E SCUOLA

Per gli atenei un premio di consolazione

Il Miur aveva appena diffuso il decreto, da poco approvato dalla Corte dei Conti, con cui si dettagliano le voci dell'Ffo 2013, il fondo di finanziamento ordinario che costituisce la principale entrata delle università statali; appena il tempo di fare due conti, e il governo ha varato la legge di stabilità, che prevede 150 milioni di incremento per l'Ffo dell'anno corrente. Una mossa che attenua, ma non elimina il taglio rispetto all'importo stanziato lo scorso anno. In totale, se in Parlamento non interverranno ulteriori modifiche, la riduzione del Fondo rispetto al 2012 è di 150 milioni: circa il 2,1% in meno. Il decreto 2013 stanzia infatti 6 miliardi e 694 milioni, che sommati al "contentino" governativo portano la cifra finale a 6 miliardi 844 milioni, contro i 7 miliardi e 81 milioni dell'anno scorso. Continua così, inarrestabile, la progressiva riduzione del Fondo, che in termini reali (tenendo conto cioè dell'inflazione) è giunto ai livelli più bassi da un quindicennio. In attesa della tabella di ripartizione delle risorse tra i singoli atenei, possiamo riflettere sulle novità e le (poche) buone notizie che riguardano il sistema di finanziamento statale. Un'innovazione importante è stata introdotta con la legge di conversione del "decreto del fare" (legge 98/2013), che introduce un graduale ma imponente aumento della "quota premiale", la parte di Ffo assegnata agli atenei in base ai risultati conseguiti da ciascuno. L'importo fissato per il 2013 è di 819 milioni (contro i 910 dell'anno passato). La legge stabilisce che la quota (attualmente intorno al 12 % del totale del Fondo) salga al 16% nel 2014, al 18% nel 2015 e al 20% nel 2016, per arrivare poi, nel 2021, al 30%.

Il meccanismo è però ingabbiato da due clausole che salvaguardano gli atenei con i risultati meno brillanti. Anzitutto nessuna università potrà ottenere una quota di Ffo inferiore del 5% a quella ottenuta nell'anno precedente: ne segue che le università che dovranno "scontare" penalizzazioni lo faranno in modo edulcorato e progressivo: però, sul medio termine, le differenziazioni tra atenei potrebbero comunque diventare importanti. La seconda "clausola di salvaguardia" è ancor più contraddittoria, perché stabilisce che nessun ateneo possa ottenere una quota complessiva di Ffo (comprensiva di tutte le voci del Fondo) superiore a quella ottenuta l'anno precedente. Tradotto: se nel 2013 un ateneo, in seguito a risultati di eccellenza, consegue una quota premiale molto elevata, questo risultato sarà bilanciato da una riduzione della quota base fino a far raggiungere la stessa cifra complessiva che aveva ottenuto l'anno prima. Va notato che entrambe le clausole erano già presenti in passato (anche se il primo correttivo è stato aggravato a favore degli atenei "non virtuosi"). Rimane la palese contraddizione tra il promuovere un sistema incentivante offrendo molti più fondi premiali, e lo stabilire controbilanciamenti sempre più pesanti: il Miur accetta di non schierare più tutti sulla stessa linea di partenza, ma chi parte in vantaggio deve accollarsi uno zaino pieno di pietre.

Il "decreto del fare" ha innovato anche i criteri con cui la quota premiale va assegnata: il decreto 2013 specifica che, degli 819 milioni a disposizione, circa un terzo (più o meno 278 milioni) verrà distribuito in base alla qualità dell'offerta didattica e dei risultati formativi, mentre due terzi  (intorno a 541 milioni) toccheranno a chi eccelle nella ricerca scientifica. Per questa voce così cospicua, fondamentale diventa il ruolo dell'Anvur, l'agenzia di valutazione degli atenei: ben il 90% dei 541 milioni sarà distribuito, infatti, in base ai risultati dell'indagine VQR (da poco conclusa) con cui l'agenzia ha analizzato l'attività di ricerca delle università statali. Navigando tra le diverse voci del Fondo 2013, si notano alcuni aggiustamenti rispetto all'anno passato: per le chiamate dirette di studiosi dall'estero lo stanziamento è di 5 milioni (1,5 l'anno scorso); il programma per giovani ricercatori può contare su 10 milioni (il doppio del 2012). Ai ricercatori è poi dedicato un finanziamento di altri 5 milioni: un incentivo per gli atenei che abbiano già pianificato l'assunzione di giovani studiosi. Anche qui la valutazione dell'Anvur avrà un peso decisivo: 4 dei 5 milioni verranno assegnati in base alla valutazione VQR dell'agenzia. Confermati 6,5 milioni per interventi a favore degli studenti disabili e dislessici; il fondo per il Piano lauree scientifiche raddoppia (2 milioni). Quanto all'Anvur, sembra che le crescenti competenze (il "decreto del fare" le affida la anche la valutazione delle attività amministrative) siano compensate da uno stanziamento adeguato: 3,5 milioni, contro i 2 milioni del 2012.

Martino Periti

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