SOCIETÀ

Via il nonno, arriva l’iPad: cosa cambia?

Fino a non molti anni fa, era il racconto, anzitutto: la voce dei genitori o dei nonni che narravano storie di ogni tipo, dalle fiabe ai miti alle vicende di famiglia o tratte dai libri più diversi a quelle inventate apposta, e che i bambini ascoltavano rapiti o impazienti, curiosi o indispettiti al momento, sempre troppo presto, di andare a dormire. Da Biancaneve agli eroi di Salgari, da Mosè a Pinocchio alle avventure del gatto di casa quando a sera scende in cortile e sparisce per molte ore. E poi i libri illustrati, i fumetti, i giochi attorno a cui, a partire da quelle storie, immaginare gli sviluppi più fantasiosi e diventare “narratori” in prima persona, per sé o con i fratelli e le sorelle, i compagni di gioco.

Apprendere storie narrate, immaginarle e poi ricrearne di proprie è tanto importante da essere una costante in tutte le culture umane: come cambia quest’esperienza educativa fondamentale, ora che la gran parte dei bambini, perlomeno nei paesi più sviluppati, passa dal racconto dell’adulto alle immagini del supporto elettronico, dalle parole e dalle figure del libro di favole alla loro trasposizione elettronica in forme sempre più vicine a quelle del videogioco? E cosa cambia, anzitutto?

A partire dalla metà degli anni Novanta, i risultati di importanti ricerche nelle scienze umane hanno riportato questi aspetti al centro dell’attenzione con una nuova consapevolezza che è conosciuta come narrative turn, svolta narrativa. L’accento è posto sul ruolo centrale che le narrazioni hanno nella nostra vita: si attinge alla competenza narrativa non solo quando abbiamo la necessità di organizzare le nostre attività e i nostri pensieri secondo determinati schemi, ma anche quando entriamo in relazione con le persone e gli artefatti della nostra contemporaneità, prodotti commerciali, culturali, sociali, ecc.

Questa pratica altamente formativa ha origine nei primissimi anni di vita di un bambino: la capacità di elaborare le prime forme di narrazione si manifesta, infatti, intorno ai tre anni. Tuttavia, il consolidamento della competenza narrativa è il frutto di un processo di acquisizione lento e graduale che, se adeguatamente sostenuto, conduce progressivamente il bambino a padroneggiare l’uso degli schemata e degli script - ossia le forme originarie del linguaggio orale e scritto - nelle attività della vita quotidiana, a sviluppare molteplici facoltà e ad accrescere le proprie competenze di homo narrans.

Nella società contemporanea, le innovative conquiste della tecnologia digitale hanno esposto i bambini a un incessante bombardamento di stimoli verbali e visivi: si sta ad esempio rapidamente diffondendo l’abitudine per i più piccoli di entrare in contatto con miti, storie e fiabe popolari non più attraverso l’ascolto di un racconto orale, la lettura di un libro o la visione di un cartone animato o un programma televisivo, ma sempre più attraverso la fruizione di dispositivi digitali con touch screen, quali ebook e  app sutabletsesmartphone,che implicano un’interazione immediata e diretta del bambino stesso.

Si presentano qui alcuni significativi quesiti che meritano un’attenta riflessione pedagogica: che relazione si può stabilire fra nuove tecnologie digitali e sviluppo della capacità narrativa in un bambino? Quale ruolo gioca lo sviluppo dei nuovi dispositivi tecnologici e digitali nello sviluppo dell’età evolutiva? In che modo la dimensione tecnologica può condizionare lo sviluppo dell'immaginazione del bambino?

Recenti studi e ricerche hanno messo in evidenza come, ad esempio, ci sia un proliferare indiscriminato di adattamenti e reinterpretazioni, spesso di assai mediocre qualità, delle fiabe classiche. Essendo di pubblico dominio e non soggette a diritti d’autore, esse vengono offerte al bambino sulla base di un progetto messo a punto da uno sviluppatore di app, più volto (e ferrato) a soddisfare gli appetiti ludici e di entertainment del bambino che non al dipanarsi della trama narrativa, che è l’elemento essenziale per lo sviluppo dell’immaginazione e delle facoltà correlate. Spesso, poi, la presenza in numerose app ed ebook di animazioni interattive invadenti e non finalizzate alla narrazione, quali ad esempio la presenza esasperata di suoni ed effetti speciali talvolta fuori dal contesto narrativo, interferiscono con il processo di comprensione della storia e  rendono il bambino ansioso, distratto e “inappetente” rispetto ad una lettura più attenta e riflessiva.

Il quadro non è tuttavia così fosco come appare. A contrastare proposte appiattite su interessi puramente commerciali e senza alcun valore formativo, alcuni progetti editoriali innovativi e sperimentali nati dal talento di autori capaci di legare fra loro testo, immagini ed app, oppure didare nuove dimensioniai miti più famosi grazie agli strumenti più innovativi facendoli scomparire con naturalezza nell’esperienza complessiva del gioco/lettura. A dimostrazione che quanto più le funzioni digitali sono integrate nella narrazione e capaci di espandere, e non sostituire l’esperienza della lettura, tanto più il libro digitale può essere un’esperienza unica e coinvolgente, una fonte di curiosità, sorpresa e stupore e uno strumento prezioso per lo sviluppo delle capacità narrative del bambino.

Marnie Campagnaro

 

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