SCIENZA E RICERCA

Il tempo è un’illusione, per quanto tenace

“Perché acquistare un orologio da 349 dollari, se il tempo è un’illusione?”, si chiede, tra il serio e il faceto, Dylan Matthews su Vox, The Student Journal of Politics, Philosophy and Economics della University of York. La domanda – che prende spunto dall’annuncio che nei primi mesi del 2015 la Apple metterà in commercio il suo precisissimo e avveniristico orologio multifunzioni, l’Apple Watch – ha un tono ironico, ma è piuttosto profonda. Perché rimanda a un problema fisico e filosofico antico – la natura del tempo – che ora è ritornato di attualità. E non solo in Inghilterra. È proprio al tempo e alla sue molte facce che sarà dedicato il prossimo Festival della Scienza che si terrà a Genova dal 24 ottobre al 2 novembre prossimi.  È alla storia della filosofia del tempo che Adrian Bardon ha dedicato un suo recente libro, A Brief History of the Philosophy of Time, edito dalla Oxford University Press. Ed è sulla fisica – sulla nuova fisica – del tempo che Carlo Rovelli ha costruito la trama della sua recente proposta editoriale: La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, edito da Raffaello Cortina. 

Tutti – il cibernauta Dylan Matthews, il filosofo Adrian Bardon, il fisico Carlo Rovelli – sono convinti che il tempo non esiste. Che, per dirla con Albert Einstein, la separazione tra passato, presente e futuro ha solo il significato di un’illusione. Anche se poi il padre della relatività aggiungeva "per quanto tenace".

Già, ma perché oggi non solo molti filosofi ma anche molti fisici sostengono che il tempo non esiste, che è solo un’illusione? E perché questa illusione appare a tutti, filosofi e fisici compresi, piuttosto tenace?

Qual è, dunque, la natura del tempo?

Adrian Bardon, proprio come Carlo Rovelli, partono dalle risposte che a quest’ultima domanda ha dato Parmenide di Elea, tra il VI e il V secolo avanti cristo. Il tempo è tra quelle cose che ci appaiono diverse da quelle che sono. È un’illusione travestita da realtà. Noi potremmo aggiungere Agostino di Ippona, il futuro dottore della Chiesa, che tra il IV e il V secolo dopo Cristo sosteneva con (apparente?) saggezza: “Il tempo? Se non me lo chiedi so cos’è. Ma se me lo chiedi non lo so più”.

Ma è meglio restringere il campo è proporre, in analogia con Adrian Bardon, A Brief History of the Physics of Time: una breve storia della fisica del tempo. Una storia che inizia, di fatto, con Isaac Newton. Che segue un percorso abbastanza lineare che, per dirla col fisico e filosofo Massimo Pauri, consiste nella continua degradazione dello statuto ontologico del tempo. E che sembra avere una conclusione clamorosa (anche se, bisogna dirlo, non ancora definitiva): il tempo non esiste. Il tempo è, appunto, un’illusione.

Questo percorso si snoda attraverso cinque tappe principali. E possiamo tentare di seguirlo. A iniziare dalla prima, quella raggiunta a cavallo tra Seicento e Settecento da Isaac Newton. 

1. Il grande fisico inglese ha costruito un vero e proprio monumento al tempo e allo spazio. L’idea che ne aveva è di due contenitori eterni e incorruttibili, entro cui si svolgono le vicende dell’universo cui guardano con somma indifferenza. Il tempo di Newton è un tempo assoluto, indipendente dalla materia cosmica. 

2. Una prima picconata allo statuto ontologico assoluto del tempo viene data nel 1905 da Albert Einstein, con la teoria della relatività speciale. Il giovane impiegato dell’Ufficio Brevetti a Berna dimostra che il valore non superabile della velocità della luce impone che passato, presente e futuro siano concetti relativi. Che non esiste una simultaneità cosmica degli avvenimenti. Che il tempo non è indipendente dallo spazio. Pochi anni dopo il matematico Hermann Minkowski ne trarrà le conseguenze e scrive, non senza una vena poetica: “d’ora innanzi lo spazio in sé e il tempo in sé sono condannati a dissolversi in nulla più che ombre, e solo una specie di congiunzione dei due conserverà una realtà indipendente”. Il tempo in sé non esiste: tutt’al più esiste la rete quadridimensionale dello spaziotempo.

3. Passano ancora pochi anni e tra il 1915 e il 1916 di nuovo Albert Einstein piccona il monumento al tempo costruito da Newton, scrivendo le equazioni della relatività generale. Non solo il tempo assoluto non esiste, ma anche lo spaziotempo è una rete distorta dalla materia e dall’energia. Il capovolgimento è completo: da ente assoluto, ciò che resta del tempo è ridotto a entità subalterna e tributaria della materia e dell’energia. 

4. Ancora pochi anni ed ecco che si consuma una nuova rivoluzione in fisica, quella della meccanica quantistica. Anche in questo caso l’effetto è una nuova degradazione dello statuto ontologico del tempo. A scala microscopica, infatti, lo spaziotempo cessa di essere una rete continua, per quanto fluttuante, e diventa il regno del discontinuo. Una sorta di schiuma. La schiuma dello spaziotempo.

5. Ultima tappa. Et voilà il tempo non esiste. La fisica ne può fare del tutto a meno. Nelle equazioni del “modello della gravità quantistica a loop”, con cui Carlo Rovelli,  Lee Smolin e altri, cercano di unificare la relatività generale di Einstein la meccanica quantistica, il tempo scompare. Ciò che esiste a livello fondamentale sono solo “atomi di spazio”. L’universo e la sua storia non sono altro che modi in cui si dispongono questi “atomi di spazio”.

Va detto che esistono altri modelli che cercano l’unità della fisica, come il “modello delle stringhe”, in cui qualcosa del tempo – o almeno della schiuma dello spaziotempo – permane. Ma sembra proprio che Agostino avesse torto e Einstein ragione: se me lo chiedi ora so cos’è il tempo, una mera illusione.

Già ma allora perché l’illusione è così tenace, come registrava Einstein, da indurre noi parlanti a considerarlo così vero e assoluto da meritare di investire 349 dollari per acquistare un orologio multifunzione che misuri il tempo con estrema precisione e lo leghi alla nostra rete di relazioni sociali?    

  Beh, dicono in molti. Perché il tempo non esiste a scala microscopica. Ma è una proprietà emergente della materia/energia. Un po’ come lo stato liquido  dell’acqua che sto sorseggiando metro scrivo questo articolo: non esiste una singola molecola d’acqua liquida. La liquidità emerge quando un insieme di molecole di H2O si trovano insieme entro certi limiti di pressione e temperatura. Le loro fluide relazioni fanno emergere la liquidità. Che è un carattere reale, anche se a una singola molecola di acqua apparirebbe un’illusione. 

Morale della favola. Correrò anch’io a comprare l’Apple Watch. Non appena ne comprenderò l’utilità e avrò 349 dollari da mettere a disposizione per misurare la tenace illusione del tempo.

Pietro Greco

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