UNIVERSITÀ E SCUOLA

Innovazione made in Italy: un mestiere per imprenditori (veri)

Il ritratto dell’innovazione made in Italy che è emerso dal Galileo Innovactors’ Festival, tenutosi a Padova dal 20 al 22 giugno, è completamente diverso rispetto a quello canonico che troviamo sulla stampa specializzata. Non ci sono timidi ventenni impacciati e un po’ secchioni, nessuna traccia di finanziatori che amano il rischio, non si fanno app per l’iPhone 5. Le innovazioni presentate nelle giornate del festival sono il frutto di anni di lavoro d’imprenditori cinquantenni (e oltre) specializzati in settori maturi. Imprenditori che, negli anni della crisi, hanno reinvestito parte delle loro risorse per scommettere su un nuovo prodotto/processo. Gli ambiti di applicazione? Dai sistemi per velocizzare l’armatura del cemento, all’applicazione di nuovi materiali per la produzione di mobili, a sistemi di contenimento delle frane, a sistemi per l’ottimizzazione energetica della casa, fino all’agrolimentare. Vale la pena vedere nel dettaglio alcune delle innovazioni presentati degli imprenditori durante il festival.

Giuseppe De Rossi con 30 anni di esperienza nel settore delle costruzioni, ha brevettato un sistema di posa dei tondini di ferro per il cemento armato che rende questa operazione dieci volte più veloce della posatura a mano (quella ancora correntemente utilizzata). In sei mesi De Rossi è riuscito a esportare questo sistema in 14 paesi. Gaetano Dalla Gassa, una vita dedicata alle perforazioni e alle opere del sottosuolo, ha deciso di investire quattro anni della sua pensione per sostenere un progetto di innovazione in collaborazione con l’Università di Padova dedicato a sistemi di rallentamento e controllo delle frane (lente). Alberto Bisson, giovane studente padovano che ha vinto la borsa di studio del progetto, ha lavorato strettamente con Dalla Gassa e insieme hanno progetto un innovativo sistema di ancoraggio attraverso pali in acciaio conficcati nel terreno. Il sistema, che è stato già sperimentato con successo per contenere la frana nella frazione di Cortiana del comune di Valli del Pasubio (Vicenza), si è dimostrato essere non solo più efficace ma anche molto più efficiente (con costi molto contenuti) rispetto ai sistemi tradizionali. Antonio Martini, progettista, ha fatto nascere la sua azienda con l’idea di sviluppare un nuovo sistema di costruzione a secco modulare che prevede un uso originale del laterizio che da elemento costruttivo portante, diventa un modo ingegnoso per proteggere termicamente gli edifici. In sostanza le malte scompaiono, la struttura portante si fa in acciaio e i moduli, composti da laterizi sigillati, servono come pareti esterne (o interne) isolanti. Sergio Montagner nel 2006 fonda la sua start up puntando sull’applicazione dell’acrilico come sistema di rivestimento delle ante dei mobili con effetto lucido. Per riuscirci riduce lo spessore di lavorazione di questo materiale da 6 a 1,4 mm. L’acrilico è atossico, riciclabile e anti-graffio. Inoltre, grazie all’idea di aggiungere gli ioni di argento, diventa anche antibatterico. Un prodotto che presentato a Interzum, la fiera tedesca dei componenti di arredo, e ha ottenuto il premio “high quality award”. Diego Ciscato ha presentato l’ultima evoluzione di un inverter, macchina che consente di trasformare l’energia solare catturata dai pannelli fotovoltaici in energia elettrica utilizzabile in casa. L’inverter, nella versione elaborata dall’azienda di Tombolo (Padova), non è solo un componente tecnico fondamentale per l’impianto fotovoltaico ma diventa un centro di automazione per la gestione energetica dell’intero edificio. L’hardware e il software (nonché la produzione stessa dell’inverter) sono realizzate dall’azienda in Italia. Proprio grazie a queste innovazioni l’azienda è oggi una delle leader di mercato con un export pari al 70%. Luciano Quaglia, produttore di farine macinate a pietra, apprezzate dai migliori cuochi al mondo, ha studiato la produzione di una nuova linea di prodotti basate su cereali germogliati. Grazie alla collaborazione con il dipartimento di scienze per gli alimenti dell’università di Milano, sono stati effettuati degli studi sull’alimentazione di alcune popolazioni indiane scoprendo che una dieta basata su cereali germogliati apporta un maggior contributo di vitamine e sali minerali. Da qui sono partiti per sviluppare una nuova linea di farine indirizzate alle nicchie di mercato oggi particolarmente attente all’alimentazione. Alessandro Grando con un’azienda di 20 dipendenti che reinveste il 15% del fatturato in ricerca e sviluppo, ha presentato i nuovi macchinari che consentono, attraverso la tecnologia della radiofrequenza (simile a quella dei nostri microonde) di pastorizzare pane e pizza pre-confezionati, migliorando la vita del prodotto e soprattutto la sua sicurezza alimentare. Infine, Antonio Pieriboni che ha disegnato un sistema salvagoccia dalla forma appositamente studiata per garantire una maggiore ossigenazione del vino. Questo salvagoccia, è stato approvato dall’associazione italiana sommelier ed è diventato particolarmente ricercato dalle aziende vitivinicole come gadget da personalizzare.

Tutti questi esempi mettono in evidenza che le conoscenze maturate dai nostri imprenditori in anni di esperienze e di tentativi sul campo hanno tutt’altro che esaurito il loro potenziale in termini d’innovazione. Sono conoscenze che riguardano i processi produttivi, i materiali, le tecniche di intervento e, aspetto spesso poco considerato, il mercato. E che potrebbero trarre beneficio da un incontro sistematico con il mondo della ricerca scientifica. Tuttavia questi saperi rischiano di scomparire con gli stessi imprenditori se non vengono trasmessi ai giovani. Forse l’Italia, più che inseguire il modello di innovazione della Silicon Valley, dovrebbe provare a costruire un ponte intergenerazionale tra imprenditori esperti e competenti (con molta voglia di fare) e giovani laureati motivati e con buone idee. L’Università, da questo punto di vista, potrebbe giocare un ruolo cruciale nel favorire questo incontro. Quando questo accade, come abbiamo visto, i risultati sono più che incoraggianti.  

Marco Bettiol

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