UNIVERSITÀ E SCUOLA

La laurea non basta, ma aiuta

Nel contesto di un’eccezionale impennata della disoccupazione giovanile la laurea, sia triennale che magistrale, sembra confermare il suo valore sul mercato del lavoro mettendo a segno migliori performance rispetto al diploma di maturità, sia per quanto riguarda l’occupazione che per i livelli di stipendio. Anche se in valori assoluti entrambi i parametri negli ultimi anni hanno registrato un trend negativo, a causa della perdurante crisi economica. Questo sembrano dire i nuovi dati della XVI Indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, che quest’anno ha coinvolto quasi 450.000 giovani in 64 università aderenti. La ricerca ha preso in considerazione la situazione dei laureati negli anni 2012, 2010 e 2008, intervistati a uno, tre e cinque anni dall’acquisizione del titolo.

Il ritratto che esce è comunque molto preoccupante: a un anno dal titolo, secondo le ultime statistiche, non trova lavoro il 26,3% dei laureati: dato al di sotto della media della disoccupazione giovanile, che da tempo ha sfondato addirittura il 40%, ma comunque in aumento di oltre tre punti rispetto alla rilevazione dell’anno scorso (23,4%) e di oltre 11 rispetto a quella del 2008 (14,9%). Stessa tendenza negativa anche per il reddito medio percepito a un anno dalla laurea, che in cinque anni ha perso oltre il 10% del suo valore nominale, passando da 1.050 a 919 euro. La situazione è comunque variegata a seconda del tipo di laurea: mentre dopo un anno è disoccupato il 28,7% di chi ha preso una laurea triennale, la percentuale scende al 25,5 e al 24,1 rispettivamente per i laureati magistrali a ciclo unico e per i laureati magistrali, per arrivare ad appena il 9,5% per coloro che hanno conseguito un titolo in Scienze della formazione primaria. Occorre inoltre tener presente che per tutte le lauree – triennali, magistrali e magistrali a ciclo unico (come medicina e veterinaria – il tasso di disoccupazione scende al 12,7% dopo tre anni e al 7,9% dopo cinque.

Tra le problematiche rimangono il collegamento con il mondo del lavoro e il tema della parità di genere. Secondo le statistiche, tra i laureati 2012 le donne superano il 60%, hanno un voto di laurea più alto di quasi due punti e mezzo (103,7 contro 101,3) e si laureano in meno tempo (in media 4,3 anni invece di 4,5). Eppure, a un anno dalla laurea, la percentuale di disoccupati è sensibilmente più alta tra le donne: il 28,4% contro il 23 dei maschi. Una volta iniziato a lavorare poi il 38,8% dei maschi gode di un rapporto di lavoro classificato da Almalaurea come “stabile” (ovvero contratto di lavoro a tempo indeterminato o di lavoro autonomo effettivo), contro il 29,8% delle femmine. Tutto questo fa sì – assieme ad altri fattori, come la scelta di determinati corsi di laurea e la diffusione del lavoro part-time (che tra le laureate supera il 50% a un anno dal titolo) – che anche le retribuzioni siano sensibilmente sperequante: mentre per gli uomini il salario d’ingresso è di 1.056 euro, per le donne esso si aggira intorno ai 827 euro.

E l’università di Padova? Ci si laurea mediamente prima (a 26 anni invece che a 26,4), anche se con un voto leggermente più basso (101,4 contro 102,8), dato che può essere letto anche come indice di un particolare rigore nelle valutazioni. Decisamente migliori della media nazionale i dati sul mercato del lavoro: a un anno dal diploma il tasso di disoccupazione tra i laureati di Padova si attesta al 16,3%, cioè esattamente 10 punti al di sotto della media italiana, per poi calare all’8,9% a tre anni dal titolo (contro il 12,7% nazionale) e al 5,4% dopo cinque anni (a fronte del 7,9%). Per quanto riguarda gli indirizzi di studio, anche a Padova si confermano particolarmente spendibili sul mercato i titoli ottenuti nei settori della statistica (con un indice di disoccupazione al 9,4% a un anno dalla laurea, che arriva all’1% dopo tre anni), dell’ingegneria (10,2%) e dell’economia (10,3%). La situazione di maggiore sofferenza si registra invece per lettere (24,9%), scienze politiche (21,9%) e psicologia (21,2%). Si conferma inoltre la migliore performance rispetto alla media delle lauree magistrali (11,5% a un anno dalla laurea) rispetto a quelle triennali e magistrali a ciclo unico (assestate rispettivamente al 16,9% e al 16,8%). I laureati padovani mantengono livelli di retribuzione leggermente superiori alla media degli altri atenei: 942 euro mensili dopo un anno, che salgono a 1.183 dopo tre e a 1.355 dopo cinque anni.

Daniele Mont D’Arpizio

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