SOCIETÀ

Non chiamateli portaborse

Negli Stati Uniti della ripresa al rallentatore, dell’economia dell’informazione che travolge i colletti blu e seppellisce sotto una montagna di debiti anche i giovani che osano andare all’università, si moltiplicano di questi tempi le sperimentazioni in fatto di istruzione, nel tentativo di dare qualche risposta ai tanti difficili quesiti di questa era globalizzata e fortemente digitalizzata. Nascono così nuovi tipi di scuole superiori, decollano nuovi modelli di insegnamento universitario, alcuni di massa altri elitari. E, sullo sfondo di un panorama abbastanza desolante per quanto riguarda la formazione professionale, comincia a prendere forma anche una nuova generazione degli ormai dimenticati programmi di apprendistato. In questo senso, uno degli esperimenti più interessanti è quello di Enstitute, un’organizzazione non-profit che mira a piazzare giovani dai 18 ai 24 anni al servizio diretto degli amministratori delegati e dei maggiori dirigenti di aziende grandi e piccole in una varietà di settori dell’economia, dal marketing alle nuove tecnologie al turismo.

Enstitute affonda le radici nell’incontro, qualche anno fa, dei due fondatori, Shaila Ittycheria, 32 anni, e Kane Sarhan, 27, quando lavoravano entrambi per LocalResponse, una società newyorchese di consulenza che combina ricerca di mercato e social media. “Provenivamo dai background più diversi – racconta Ittycheria – Io dal percorso educativo tradizionale, laurea, quattro anni alla Microsoft, un Mba di Harvard e infine l’ingresso nella comunità delle start-up.” Sarhan invece era quello che Ittycheria definisce “un apprendista della vita reale”, che si stava costruendo una carriera in modo del tutto unico, attraverso tante esperienze diverse, spesso lavorando proprio a contatto con gente che aveva fondato e ora dirigeva aziende emergenti. “Insomma, ho conosciuto questo ragazzo che aveva cinque anni meno di me, non aveva il classico biglietto da visita di un Mba, eppure faceva più cose e conosceva più persone e comprendeva le sfide del nostro business meglio di chiunque altro”.

Incaricata di assumere decine di nuovi dipendenti per LocalResponse, Ittycheria si trovò presto a dover intervistare centinaia di candidati, rendendosi conto in fretta che anche ai laureati delle migliori Ivy League mancavano le conoscenze e le abilità di cui lei aveva bisogno e che quello che stava disperatamente cercando non era altro che gente come Sarhan. “Era l’anno 2011 e, tra le altre cose, la crisi del debito studentesco era ormai fuori controllo, oltre al fatto che un laureato su due era disoccupato o sottoccupato – ricorda Ittycheria – Abbiamo notato questo grosso problema e nessuno che cercava di risolverlo, così abbiamo creato Enstitute, un tentativo di identificare più efficacemente i talenti più freschi e, al contempo, di dare loro l’opportunità di imparare facendo”. 

Enstitute, oggi al secondo anno di attività, recluta giovani promettenti a New York, Washington e St. Louis in Missouri (dall’anno prossimo anche a Miami) e li affianca a Ceo, o altri alti dirigenti aziendali, per un minimo di un anno e un massimo di due. “All’inizio gli apprendisti cominciano in quello che è un po’ un ruolo amministrativo-segretariale all’ennesima potenza – dice Ittycheria – dopo tre-quattro mesi però già funzionano da braccio destro dei loro capi, ad esempio rappresentandoli a riunioni importanti”. Perché l’accoppiamento funzioni, Enstitute si occupa indipendentemente solo della fase iniziale di selezione dei candidati, dopo di che, quelli che passano il primo round sono messi in contatto diretto con i dirigenti interessati a partecipare al programma. Sono quindi mentore e apprendista a scegliersi l’un l’altro e a prendere la decisione finale.

Per quanto condivida con essi alcune caratteristiche, Enstitute si differenzia in maniera sostanziale dagli schemi di stage più tradizionali. Innanzitutto i partecipanti provengono dai background più diversi e includono non solo neo-laureati, ma anche neo-diplomati che non vogliono andare all’università, o che vogliono prendersi un po’ di tempo per pensare cosa studiare esattamente, così come laureandi in pausa, o che hanno deciso di lasciare il college per istruirsi da soli on line. In secondo luogo, mentre gli stage durano al massimo qualche mese, l’apprendistato di Enstitute richiede un impegno di almeno dodici mesi. E i ragazzi che vi prendono parte sono pagati, in media 30.000 dollari l’anno. Infine, gli apprendisti di Enstitute lavorano a contatto con i più alti dirigenti di un’azienda, che li hanno selezionati personalmente, e non sono affidati, come spesso accade negli stage, a dipendenti di livello medio che non hanno né tempo né voglia di star loro dietro. “L’impegno che le nostre aziende si assumono è una garanzia importante, per loro si tratta di un modo di ‘provare prima di comprare’ – dice Ittycheria – E infatti fin qui, il 90% dei nostri apprendisti ha ricevuto un’offerta di lavoro a tempo pieno prima della fine del primo anno di programma, con salari tra i 55.000 e i 60.000 dollari”.

Enstitute è un’organizzazione non-profit, che per mantenersi raccoglie le donazioni di individui, fondazioni e aziende. Inoltre, ogni imprenditore che vi fa riferimento deve pagare una parcella di 200 dollari per apprendista. Nel caso poi un partecipante venga assunto a tempo pieno prima della fine del programma, l’azienda deve versare a Enstitute una quota equivalente al 15% dello stipendio di base, che Ittycheria dice essere inferiore a quella imposta solitamente dalle società for-profit che si occupano di risorse umane. Per il momento, Enstitute segue un modello di espansione graduale, una città per volta, partendo con pochi giovani e poche aziende e crescendo man mano. “Il nostro obiettivo è di formulare percorsi professionali più efficienti, in modo che i nostri giovani abbiano l’opportunità di fare carriera più rapidamente e di cominciare a contribuire alle proprie aziende da subito”, conclude Ittycheria.

Valentina Pasquali

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