IN ATENEO

Presidente Crui: “Rischiamo la fine della Grecia”

Un piano per i giovani ricercatori e 100 milioni ai migliori nella valutazione della ricerca. Ecco i provvedimenti che la Crui chiede urgentemente al governo di inserire nella legge di stabilità. “L'Europa è nata con le università e la crisi delle università può farla morire. È necessario ripensare in primo luogo l'Europa del sapere. Partendo da due concetti sostanziali: merito e giovani. Solo puntando su creatività e innovazione riusciremo a vincere questa sfida decisiva per il Paese”. Queste le prime parole del neo-presidente della Crui, Stefano Paleari (rettore da quattro dell’università di Bergamo), alla sua prima assemblea generale. E dopo aver appreso le notizie che vengono dalla Grecia, non poteva essere altrimenti. Oltre 12.000 dipendenti delle università greche, ai quali la Crui esprime la propria piena solidarietà, verranno licenziati. Atenei a rischio di chiusura e che nella migliore delle ipotesi non riusciranno a dare avvio all’anno accademico. La Crui si chiede se sia un destino che attende anche le università italiane, da qui deriva il primo atto formale di Paleari: l’invio di una lettera al presidente del Consiglio Enrico Letta e al ministro dell’Università Maria Chiara Carrozza. “La lettera nasce all’interno di una situazione drammatica – ha sottolineato Paleari – Negli ultimi anni abbiamo perso 1 miliardo su 7. Stiamo parlando di uno dei finanziamenti per l’università più bassi d’Europa. Questo ha significato una riduzione di 10.000 unità di chi insegna e fa ricerca. E un conseguente decremento dei laureati, che ormai sono di più di 10 punti percentuali sotto la media europea”. Il presidente della Crui cita alcune cifre della Basilicata: “ L’ateneo  ha quest’anno 800 nuovi iscritti, l’anno scorso ne aveva 1500. Di questo passo il punto di arrivo mi sembra evidente”, conclude Paleari.In quest’ottica, attraverso la lettera, la Crui chiede al governo un intervento tempestivo. Per i rettori servono subito:

  • Cento milioni ai migliori nella valutazione della ricerca – Di fatto il taglio ereditato nei bilanci dell’università per il 2013, pari a quasi 400 milioni (il 4,5% in meno rispetto al 2012), impedirà di premiare chi si è meglio comportato, rendendo inutile  il lavoro degli atenei e dell’Anvur.
  • Un piano per i giovani ricercatori che ne arresti l’emorragia, altrimenti ogni richiamo alla crescita risulterà vano.  “I dati ci dicono che abbiamo quattro addetti alla ricerca ogni 1.000 occupati. La Francia ne ha 9. Germania e Regno Unito 8. Persino la Spagna 7. Solo per passare da 4 a 5 avremmo bisogno di 20.000 ricercatori”.  “Da anni merito e giovani sono trascurati. La Grecia non è più così lontana”, spiega ancora Paleari.

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